Recensione: New Rebirth

Di Vladimir Sajin - 2 Novembre 2017 - 8:00
New Rebirth
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2015
Nazione:
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73

Una proposta ad alto dosaggio di patriottismo e identità nazionale quella ideata dagli Scala Mercalli, un gruppo nostrano formatosi nel lontano 1992 che, dopo vari cambi di line-up, giunge al terzo LP intitolato “New Rebirth”. La proposta musicale offerta dai Nostri si rifà al Classic Heavy Metal anni Ottanta, non per niente la band sbandiera orgogliosamente la propria appartenenza alla NWOIHM.

 

Ma procediamo con ordine. Come abbiamo già detto, questo platter è avvolto da una vena di patriottismo d’altri tempi, che si evidenzia a partire dalla copertina e dal look dei membri del gruppo, per poi finire con i testi che richiamano tematiche quali l’unità d’Italia, il tricolore, i padri fondatori e gli eroi come Garibaldi. Tutti questi elementi del passato offrono tuttavia un aspetto innovativo alla proposta degli Scala Marcalli.

 

Si parte con ‘The Long March’ una intro strumentale che serve da apripista per il successivo brano ‘September-18-1860’: siamo nel bel mezzo della battaglia di Castelfidardo che, di lì a pochi mesi, sancirà l’unione d’Italia. Questo brano insieme alle successive ‘Nightmare Falls’ e ‘All The Children Are Disappeared’ rappresentano la parte più positiva di questo lavoro: ottime cavalcate Heavy, ben fatte sia nella struttura che nell’esecuzione, con un formidabile e ispirato Christian Bartolacci alla voce. La successiva ‘Time For Revolution’ è un brano solido, pensato appositamente per la dimensione live, con il suo ritornello che si imprime nella mente con tanto di cori a sostenerlo; bel lavoro che centra pienamente il proprio obiettivo. Tuttavia, con questo brano, giunti a metà dell’opera, si avverte una spiacevole sensazione di monotonia: i pezzi sono fatti bene, niente da dire, ma si susseguono evidenziando una certa ripetitività nelle soluzioni, con il rischio di stancare l’ascoltatore. A risollevare l’attenzione ci pensa ‘Eternity’, brano che segue la logica dell’impronta live made, aggiungendo però una spruzzata di energia e freschezza con i suoi bellissimi assoli e cavalcate di chitarra dell’ottimo Clemente Cattalani e le percussioni serrate di Sergio Ciccoli, che creano quel poco di brio in più di cui si cominciava a sentire la mancanza a questo punto dell’album. ‘Hero Of Two Worlds (Giuseppe Garibaldi)’ è un bel tempo medio dedicato a uno dei personaggi più importanti della storia del nostro Paese: la canzone rende giustizia al nome che porta, sia per il testo molto maturo, sia per la struttura musicale assolutamente riuscita, complimenti! Purtroppo i successivi due brani ‘Face My Enemy’ e ‘The Undead’, sebbene magistralmente eseguiti, si susseguono spenti e senza lasciare particolare traccia di sé. Ci sono tutti gli elementi che contraddistinguono un buon lavoro Heavy; ottimo per gli instancabili puristi del genere, ma decisamente un po’ esiguo per gli altri. Meno male che a mischiare le carte in tavola ci pensa la successiva ‘Spit On My Face’: sezione ritmica incalzante, con curati assoli al basso di Giusy Bettei, valorizzata dal lavoro delle chitarre del duo Cattalani-Vignoni, riesce a tirar fuori un risultato a effetto. ‘Last Leaf’ è la prima immancabile ballad di quest’album: si tratta di un bel lavoro, che non aggiunge né toglie nulla a una categoria quasi a sé del genere Metal, ovvero le Metal Ballad. Beh, diciamo che negli anni siamo stati abituati fin troppo bene e quasi assuefatti all’ascolto di veri e propri capolavori del genere. Ma questo è un discorso a parte. Per finire, l’ultima traccia ‘The Flag’ è un brevissimo estratto dell’inno di Mameli in chiave metal, molto bello, anche se fin troppo breve.

 

In conclusione, ci troviamo tra le mani un lavoro più che dignitoso, ma che manca di quel piglio che lo possa far risultare maggiormente appetibile a un pubblico già sazio della tipologia di sonorità proposta dagli Scala Mercalli. Buon album, ottima line-up, tanta voglia di fare buona musica e una grande personalità. Tutte le carte in regola per essere una grande band, che una migliore produzione, una maggiore varietà e un sound più moderno forse potrebbero portare al successo che merita.

 

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