Recensione: Obscuris Vera Involvens

Di Marco Donè - 14 Ottobre 2016 - 0:00
Obscuris Vera Involvens
Band: Premarone
Etichetta:
Genere: Doom 
Anno: 2015
Nazione:
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70

 

“Il posto che si trova prima del bosco di castagni”: bisogna partire da qui se vogliamo provare a entrare nell’universo dei Premarone, formazione dotata di una spiccata personalità artistica proveniente dalla provincia di Alessandria. La definizione citata all’inizio altro non è che l’etimologia di Premarone, piccola frazione piemontese in cui ha sede la sala prove del quartetto. I Nostri ne vennero a conoscenza leggendo un vecchio libro di storia locale e ne rimasero affascinati, per poi decidere di adottare tale monicker. Una sorta di messaggio criptico, per iniziati, tutt’ora valido dato che il castagneto esiste ancora. Partendo da questo episodio e dall’esoterica copertina di Obscuris Vera Involvens, debut album della compagine alessandrina che ci troviamo a curare in queste righe, è facile intuire quanto sia articolata, ricercata e complessa la dimensione musicale che contraddistingue i Premarone.

 

Obscuris Vera Involvens risulta infatti di difficile catalogazione, un caleidoscopio sonoro che contiene elementi doom – toccandone anche le sfaccettature sludge e stoner – psichedelia e una marcata venatura settantiana, condendo il tutto con un retrogusto kraut. Su questo tappeto sonoro si stagliano le vocals in italiano di Fra, che in più di qualche frangente riportano alla memoria un certo Giovanni Lindo Ferretti. Una proposta che, di primo acchito, risulta spiazzante ma che, ascolto dopo ascolto, riesce nel non facile compito di coinvolgere l’ascoltatore, ipnotizzandolo con partiture ossessive e divagazioni psichedeliche. Cinque sono le tracce che compongono l’album, per una durata di un’ora scarsa. Cinque capitoli in cui, di volta in volta, possiamo trovare una componente dominante rispetto a un’altra. È il caso de La Pitonessa, in cui sono le influenze settantiane a fare la voce grossa, in particolare con Uriah Heep e Blue Oyster Cult, o Psichedelia elettorale, caratterizzata da uno psych doom ipnotico, o le atmosfere sludge di Rituale kapnomantico. Canzoni che, seppure presentino anime diverse, sono caratterizzate, in maniera indelebile, dal marchio Premarone. Una caratteristica che sottolinea come la band piemontese abbia dalla sua una forte personalità e idee chiare sul sentiero artistico da percorrere.

 

Sebbene la produzione di Obscuris Vera Involvens possa risultare non in linea con le uscite degli ultimi anni, dona al disco un forte sapore retrò, aumentandone la magia, sembrando più una scelta voluta che un risultato dettato da pochi mezzi a disposizione. Una scelta coraggiosa ma sicuramente vincente. Come vincente è anche la prestazione dei singoli, in cui spiccano il lavoro di Pol al basso e, soprattutto, di Mic alle tastiere e theremin. Tanto che i due possono essere considerati come veri e propri collanti tra le varie sfumature che compongono l’album, come se il loro operato, assieme alla voce di Fra, diventasse lo scheletro su cui la proposta dei Premarone prende forma e vita. Altro aspetto importante che delinea il sound del quartetto piemontese sono le liriche di Fra. In maniera velata e ironica evidenziano la decadenza della società contemporanea, sfatandone i miti attraverso i simboli che la caratterizzano, in un continuo confronto tra presente ed epoche passate. Liriche cariche di quell’attitudine antagonista propria dei gruppi punk attivisti, una componente che rende ancora più articolata l’identità artistica dei Premarone.

 

Da quanto fin qui scritto, in maniera del tutto naturale, una domanda sorge spontanea: musicalmente, dove inserire i Premarone? Per chi sta scrivendo queste righe, peccando forse di esagerazione, o forse no, la formazione alessandrina ha tutte le potenzialità per diventare l’erede di quelle band che hanno reso grande l’underground italiano. Stiamo parlando di formazioni come Malombra, Black Hole, The Black, Il Segno del Comando, band stilisticamente diverse l’una dall’altra ma unite da un filo conduttore che può essere descritto nello sviluppare, nel dare libero sfogo alla propria identità artistica, anche se ciò comporta rimanere distante anni luce dalle mode del momento. Cercare di rappresentare il proprio essere, senza paure e limitazioni, trasporre in musica le esperienze, i pensieri, emozioni, conoscenza e cultura. In poche parole il proprio io. E questo trait d’union sembra continuare nei Premarone. Certo, Obscuris Vera Involvens è solamente il primo capitolo nella storia della compagine piemontese e qualcosa da oliare e migliorare c’è. Prima di poter sedere a fianco di quei nomi altisonanti citati poco sopra servirà ancora tempo, ma le potenzialità espresse in questo debut album fanno ben sperare. Una piacevole scoperta.

 

Marco Donè

 

 

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