Recensione: Once Sent From The Golden Hall

Di Daniele Balestrieri - 12 Novembre 2001 - 0:00
Once Sent From The Golden Hall
Band: Amon Amarth
Etichetta:
Genere: Folk - Viking 
Anno: 1998
Nazione:
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100

È finalmente giunto il momento di mettere ai ferri il lavoro forse più glorioso e perfetto che abbia mai colpito il Death Metal melodico in generale. Once sent from the Golden Hall degli Amon Amarth ha bisogno di molta preparazione, di un excursus psicologico e culturale molto accurato prima di poter approdare alle aggressive note del quartetto demoniaco svedese. Questo album è un concentrato di meraviglia, di stupore, di orrore, di gloria, di guerra, di violenza, di epicità e di brutalità, è la concentrazione, forse addirittura casuale, di tutto quanto si può chiedere al Viking Metal. Armati i Drakkar, dedicate a Odino le anime dei caduti e onorata la terra natia, Johan Hegg e compagni si imbarcano a conquistare il mondo conosciuto proprio come fecero i loro antenati mille anni fa, e il loro ritorno in Svezia, nel dicembre del 1998, è stato acclamato come un ritorno degli Eroi: Once Sent From The Golden Hall ha ricevuto da Scandinavia e Germania un’apoteosi di urla gloriose, gettando un’ombra scura e minacciosa su tutto il death metal melodico.

Ancora una volta, Once Sent si incentra sulla mitologia e sulla storia Vichinga, vissuta con grande passione nelle poderose note delle otto canzoni che compongono questo grande gioiello musicale. Il Viking Metal degli Amon Amarth però trascende dal Viking di quelli che possono essere Thyrfing o Einherjer, accantonandone ogni velleità folk (tastiere, voci femminili, atmosfere lugubri o sostenute) e enfatizzando i veri mezzi del Viking Metal: una batteria assolutamente devastante (la migliore che io abbia mai sentito in tutta la mia vita) e una continua tortura di chitarre martellanti, continue, tecnicamente precise e ossessive, accompagnate a un eccellente growling death che tende a pulirsi in più di una occasione, donando quella grazia e quella profondità alle canzoni più emotivamente impegnate.

È impossibile aggirarsi per le tracce del CD senza rimanere colpiti dalla meraviglia di un riff o di una prova vocale: tutta l’opera riesce a comporre un’epopea che in più punti scende nel melodico, e quindi riesce a incollarsi alla mente, diventando una tortura per giorni, diventando un assillo che genera dipendenza e che difficilmente riesce ad assuefare… Once Sent è un’arma a doppio taglio, che associa la brutalità di una tecnica così elevata a una profondità culturale con pochi pari nel proprio genere.

Trovare una testa di serie in questo album è davvero complicato, ma l’attenzione è da spostare certamente su due canzoni che personalmente sono diventate le mie due canzoni preferite Viking Metal in assoluto (e non a caso sono dello stesso gruppo e nello stesso album), ovvero “Without Fear” e “Amon Amarth”. Per Without Fear si parla di un’invocazione di un guerriero morente che prega Odino di portarlo nel Valhalla e di far scendere le Valchirie a ghermire la propria anima. Commovente e di una potenza evocativa senza pari, trascinata dal testo eccezionale, questa ode vanta forse uno degli apporti di batteria più significativi dell’intero album. Per Amon Amarth si potrebbe scrivere una digressione di ore: l’avvicinarsi di combattenti allo scontro, lo scontro (con tanto di rumori di battaglia) e il ritorno a casa fanno parte della canzone più lunga e coinvolgente emotivamente dell’intero album. Grande pregio all’album è dato sicuramente dai testi, che sono davvero degni di più di uno sguardo fugace. Le liriche sono evocative e grandiosamente collegate in un inglese forbito, sintetico e ricco di particolari.

Insomma, costruzioni Viking di questa entità possono persino accadere per errore, difficilmente gli Amon Amarth si aspettavano di creare un album di simile grandezza. Ma lo hanno fatto, e oggettivamente meritano il podio più alto per splendore tecnico e culturale. Superata a pieni voti anche la prova della persistenza: anche dopo due anni di ascolto intenso non riesce a dar cenni di noia o di soddisfazione. Come la vittoria in una guerra, la guerra del Viking Metal, la guerra dell’orgoglio e della superiorità tecnica, narrativa ed emozionale. Dubito che nessun altro CD, almeno per me, raggiungerà mai questo livello.

Un ultimo, grande appunto. Once Sent from the Golden Hall è stato eletto “peggior album dei peggiori album” del marzo del 1999 dal sito “Demorama”. La vittoria più commovente di ogni altra vittoria. Demorama infatti è un sito di “ex punk ribelli” stile anni 70, infusi della confusione mentale sessantottina… quelli che vanno in giro ricoperti di braccialetti, che fanno i gestacci in pubblico, che ascoltano i rumori della gente che vomita e fanno i disegnini sui muri, predicando pace e vivendo nelle discariche, la cui cultura e il cui orgoglio di appartenenza si limita ai marciapiedi delle periferie. Ecco il brano che commenta questo album: “Tipico Death Metal: quattro tizi con i capelli lunghi con le facce cattive. Copertina dell’album di quattro tizi davanti a un pauroso pozzo di fiamme. Liriche di tizi che combattono altri tizi, teste mozzate, eccetera, da ragazzi che non hanno mai visto una guerra vera nelle loro giovani vite (a meno che non ci sia qualche guerra in Svezia della quale non sono a conoscenza). Finché esisteranno degli esseri umani pieni di testosterone con visioni di gloria e nulla di importante nelle loro vite, questo genere di roba continuerà a emergere in superficie. Ignorate questo cd come una buca sull’autostrada”. Firmato Deneen Gannon.
Ora, sentite “il meglio del meglio”, immediatamente sopra al CD degli Amon Amarth. Si tratta di “The Forbidden EP” di un gruppo chiamato “Idaho”(?).Questo CD è acustico, sognante e induce al sonno. Il CD accelera un po’ nella terza traccia, ma per fortuna la maggior parte delle canzoni è davvero rilassata. E questo è bene, poiché questa musica è perfetta per il rilassamento gentile e subliminale di chi si sente stressato dalla propria giornata. Mettete il CD, accendete il lettore e abbandonatevi ai delicati arrangiamenti melodici della piccola chitarra… sognate nelle liriche sciroppose e fate scivolare via la tensione dal corpo… dimenticate il vicino di casa noioso e il traffico rumoroso. Raggiungete un posto migliore, poiché la musica è la vera droga.”

E così gente del genere di un sito così marginale ha disturbato gli Amon Amarth e li ha inseriti in questo contesto, per valorizzare una musica – lassativo. Anche per questo, gli Amon Amarth hanno vinto. Ora scegliete da che parte stare, e perdonate le risate.

TRACKLIST
Ride for vengeance 4:28
The Dragon’s flight across the waves 4:33
Without fear 4:50
Victorious March 7:56
Friends of the suncross 4:42
Abandoned 6:00
Amon amarth 8:06
Once sent from the golden hall 4:11

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