Recensione: One

Di Gianluca Fontanesi - 6 Agosto 2016 - 14:08
One
Etichetta:
Genere: Avantgarde 
Anno: 2016
Nazione:
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76

Vol De Conscience è un progetto tutto italiano nato dalla mente del polistrumentista Paolo Veronese, che si propone concettualmente di sviscerare l’inconscio e situazioni ad esso legato. Il genere proposto è sicuramente avantgarde, ma vi è molto di più: sono infatti molteplici le influenze presentate che funzionano piuttosto bene dando vita a un insieme decisamente interessante. Nella proposta del Vol De Conscience si possono trovare gli Ulcerate, gli Ocean Of Sadness, momenti schizofrenici alternati a momenti onirici, sognanti e tranquilli e chi più ne ha più ne metta. L’eclettismo quindi è un grande punto di forza della proposta che, nel caso la si volesse sviscerare in maniera più profonda, offre anche online una versione totalmente nella nostra lingua madre. L’uso degli strumenti è ben dosato e ben arrangiato, e l’album in molti frangenti non appare nemmeno come una demo ma un prodotto piuttosto maturo e sopra la media; il songwriting è complesso e con l’arma a doppio taglio del non dare punti di riferimento. One necessita di molteplici ascolti per essere metabolizzato appieno, e le soddisfazioni più grandi le offre appunto in questo frangente.

 

Bowed è una traccia puramente ambient, oscura e sinistra, che ben rispecchia il mood dell’album e, accompagnata da un’ansia pressoché permanente e in forte crescendo, crea un senso di attesa malvagio e malsano, che i successivi 7 minuti abbondanti di Within brutalmente confermano. Basta già questa a mettere in chiaro le potenzialità della band, con menzione particolare anche alle clean vocals, sempre un grande fattore di rischio in proposte del genere. Claude si destreggia benissimo al microfono con 3-4 stili diversi e risulta sempre piuttosto funzionale ed azzeccato. Davvero ottime le alternanze brutali con quelle puramente prog. La strumentale Sealed culla l’ascoltatore con voce sussurrata e un pianoforte verso la splendida Sleeping Dawn – Nighttime Hecklers, che offre oltre nove minuti di grandi momenti. Validissimi i primi minuti iniziali, in particolar modo a livello vocale; il brano poi cresce, sale e scende di continuo offendo un affresco corale fantasioso e mai banale. Sleeping Dawn – The Neverending Clash lascia spazio agli strumenti e si concede un po’ di progressive metal zeppo di assoli e arzigogoli di ogni tipo, con numerosi cambi di tempo e la fiera assortita dell’orpello. Realized fa da ponte verso la successiva Eleven And One, anch’essa di minutaggio piuttosto alto e difficilmente inquadrabile. One si rivolge a quella piccola branca di pubblico che vede il metal come un’entità poliedrica, multiforme e caleidoscopica; si sbatte come un ossesso per ottenere un buon risultato e ci riesce praticamente su tutta la linea. Spuntano anche degli archi a rimarcare il tutto e ottenere l’ennesimo effetto ben riuscito; l’acustica Relieved conclude il tutto lasciando nell’ascoltatore una gran voglia di premere ancora il tasto play.

 

Disco quindi inaspettato e assolutamente degno di nota; stupisce il fatto che non abbia ancora una label perché, credete a noi, al giorno d’oggi si producono cose molto ma molto peggiori, specialmente nel sottobosco. Date quindi un’opportunità a questo progetto e a One: se da un lato bisognerà lavorare ancora sulla personalità per avere un sound unico e riconoscibile, dall’altra vi sono composizioni stratificate, complesse, varie ed eclettiche in grado di regalare parecchie soddisfazioni. Ottimo lavoro.

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