Recensione: Той, хто говорить з імлою (One Who Talks With The Fog)/Pyre Era, Black!

Di Giuseppe Casafina - 23 Luglio 2016 - 14:45
Той, хто говорить з імлою (One Who Talks With The Fog)/Pyre Era, Black!
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2016
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
78

La classe non é acqua, come si usa dire.

Una classe che i Drudkh ormai dimostrano di possedere da eoni, per lasciarla scintillare con fierezza in ogni loro uscita discografica: la classe degli ucraini era nota sin dai tempi degli Hate Forest, formazione precedente a quella attuale il cui zoccolo duro era formato dalle due menti pensanti che poi fondarono appunto i Drudkh, in cui rilasciarono almeno un paio di capolavori quali “The Most Ancient Ones” e soprattutto “Purity” che, per quanto non se ne dica mai abbastanza (disco da sempre ampiamente sottovalutato), é uno dei dischi più rappresentativi del pagan black ucraino.

Poi, dalle ceneri della Foresta dell’Odio, arrivarono la formazione attuale, vale a dire i Drudkh: formazione che a partire dalla release di “Microcosmos” ha ampliato le proprie vedute musicali andando oltre i limiti del pagan black stesso, ma rimanendo fortunatamente sempre fedele a se stessa e, in fondo, i tempi di “Forgotten Legends” e soprattutto “Autumn Aurora” (- Da sempre ritenuto dal sottoscritto un capolavoro assoluto – Nda) sono lontani ma allo stesso tempo sempre presenti perché, in fondo, gli ucraini rimangono e sempre rimarranno fedeli a loro stessi.

Tale fedeltà si rispecchia anche in questo split con i leggendari Hades Almighty, un tempo unicamente noti come Hades: agli esordi ottima band di viking raw black metal, col cambio monicker si sono evoluti enormemente risultando una delle migliori formazioni di viking black metal avanguardistico e progressivo provenienti dalla Norvegia e che, grazie appunto al seguente split, rientra nuovamente sulle scene dopo ben 15 anni di assenza dalle scene musicali (anche se alla fine il contributo da parte loro non risulta altro che essere la riedizione dell’EP “Pyre Era, Black!” uscito lo scorso anno, quindi tecnicamente gli anni di assenza sarebbero 14).

 

Il risultato finale da parte di entrambi é veramente all’altezza delle aspettative: i Drudkh ci regalano due pezzi di lunga durata, complessi ma allo stesso scorrevoli, affascinanti e sorprendenti.

La loro ‘Golden Horse’, che apre il disco, é un fiero richiamo alla battaglia, un inno sospeso tra l’echeggiare delle foreste di quasi 9 minuti di durata: il riff epico che presto sostituisce il blast-beat iniziale tornerà più volte all’interno del brano, tra cambiamenti di atmosfera sospesi tra sogno ed estasi.

E’ il classico stile Drudkh, che qui é coeso come da tradizione mentre i riff di ‘intermezzo’ sono appunto quello che rende il suono Drudkh così unico ed affascinante.

Stessa cosa per il pezzo successivo: ‘Fiery Serpent’ é puro suono Drudkh, dall’impatto immediatamente riconoscibile e dai riff sempre improntati al delirio atmosferico più che all’impatto puro e duro e con un riff in arpeggio, costantemente in evoluzione fino al finale vero e proprio, che rimanda direttamente ai tempi di “Autumn Aurora”.

Insomma, due brani davvero degni di nota che da soli valgono l’acquisto, ma ora é il turno degli Hades Almighty e le cose prenderanno una piega ancora più epica.

 

Come anticipato poco sopra, il loro contributo su questo EP é essenzialmente la riproposizione dei brani dell’EP “Pyre Era, Black!” uscito a fine 2015: i riff con loro si fanno più d’impatto, la piega ‘battagliera’ qui assume connotati diversi, tipicamente norvegesi ed anche l’atmosfera cala di temperatura, lontana dalle temperature più miti del suolo ucraino dei Drudkh, mentre la prova vocale cambia completamente di registro (qui ad opera di Ask Ty dei Kampfar) spaziando su registri più simili a veri e propri richiami di battaglia.

Rispetto ai tempi passati a nome Hades ed anche ai precedenti episodi marchiati Hades Almighty, qui le chitarre assumono un ruolo maggiormente di spicco nel mix, relegando le tastiere in sottofondo, ma il suono é al 100% tipico degli Hades.

Tre brani ispiratissimi e pregni di brividi sulla schiena, segno di un ritorno sulle scene sentito: la title-track é un richiamo vichingo verso il conflitto, epicissimo e sempre carico di tensione, con un suggestivo riff di tastiera in sottofondo in grado di fornire un enorme pathos al brano. ‘Funeral Storm’ é una lenta processione battagliera pullulante gelo e sangue (e con grandissimi suoni di tastiera che anche in questo caso aumentano a dismisura il carisma del brano), ma é con la conclusiva ‘Bound’ che si pone il vero capolavoro marchiato Hades Almighty: dopo un introduzione acustica il brano si assesta su un mid tempo sempre molto epico infarcito di estasi vichinga, dove riff raggelanti portano con se il richiamo del trionfo tipico dei Bathory di un tempo e le vocals urlate causano più di un tremore lungo la schiena, caratteristica in grado di donare al brano un’elevatissima personalità, come se i Nostri fossero divenuti di colpo dei Primordial in salsa vichinga.

Ma anche le cose belle purtroppo arrivano ad una fine ed ecco che, dopo mille riff ed altrettanti battaglie, le urla del conflitto emergono in sottofondo ed il brano sfuma dolcemente verso un finale eroico e decoroso, improntato alla memoria del sangue versato tra quelle lande gelate.

 

Insomma, tale “Той, хто говорить з імлою (One Who Talks With The Fog)/Pyre Era, Black!” si rivela un EP ottimamente riuscito e prodotto, realmente di alto livello, pieno di emozioni da vivere a pieno regime: per chi ama anche solo una delle due formazioni qui presenti é, ovviamente, un acquisto obbligato.

Per tutti gli altri, anche un solo ascolto é caldamente consigliato, ed ho come la certezza che conquisterà più di qualcuno.

Ultimi album di Drudkh & Hades Almighty