Recensione: Poison In Black

Di Francesco Sgrò - 1 Dicembre 2012 - 0:00
Poison In Black
Band: Hollow Haze
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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80

l’Italia si sa, è un paese molto prolifico per il Power Metal. Sono infatti tantissimi i gruppi e gli artisti che, ormai da anni, hanno basato su questo genere musicale la propria carriera e la propria fortuna (band come Rhapsody Of Fire, Labyrinth e Vision Divine, giusto per citarne alcune, ne sono un esempio lampante).

Sulla scia dei loro ben più noti colleghi sopracitati, gli Hollow Haze, nati nel 2004, arrivano a pubblicare il loro quarto album intitolato “Poison In Black“,  album  che fin dal principio si rivela essere un prodotto davvero interessante.

Il disco, come la stragrande maggioranza delle produzioni Power, si apre con “Rise Above“ una breve intro sinfonica in cui le tastiere sono le assolute protagoniste.
Qualche minuto dopo, il gruppo nostrano rompe ogni indugio con la potente opener, ”Tears Of Pain“, dimostrando subito di saper mescolare alla perfezione potenza e melodia.
Quello degli Hollow Haze è un Power Metal oscuro e feroce, squarciato da un tappeto tastieristico suggestivo e mai banale, il tutto condito da una sezione ritmica impeccabile e soprattutto dalle eccellenti melodie vocali, interpretate magistralmente da Alex “Ramon“ Sonato, un cantante la cui timbrica può ricordare in alcuni frangenti quella di Tim “Ripper” Owens (cantante dei Judas Priest dal 1996 al 2001 ), qui alla sua seconda prova con la band (ha infatti esordito nel disco pecedente intitolato “End Of a Dark Era“, pubblicato nel 2010).

Tutte queste caratteristiche sono ben visibili anche nella massiccia “Never Turn Back“.
La seguente “Haunting The Sinner“, prosegue sulla scia di distruzione avviata dalle precedenti canzoni, rivelandosi uno dei migliori momenti di questo lavoro.
Stessa sorte anche per l’ottima e cadenzata “Lords Of World“, alla quale le tastiere riescono a donare un’atmosfera mistica su cui si stagliano riff potenti e melodie orientaleggianti.
Con la veloce e ottima “Hit In Time“, si arriva alla metà di un album che non sembra avere cali di tensione, come dimostrato anche dal trittico seguente composto dalle ottime “Chained“,”Pray For You“ e “Remorse“.
Buona anche la devastante “Voodoo Rites“, portata al trionfo dal cantante del quintetto italiano, qui ancora molto vicino allo stile di Tim “Ripper“ Owens.

La carrellata di inediti per questo disco proposta dagli Hollow Haze, si ferma con la piacevole ed atmosferica “Snowblind“, mentre la chiusura del lavoro viene, inspiegabilmente, affidata alla cover della storica “Headless Cross“, canzone che da il titolo all’omonimo disco dei Black Sabbath,uscito nel 1989, della quale, in questa sede, gli Hollow Haze offrono una versione a dire il vero scadente e del tutto inutile ai fini di un album che avrebbe potuto meritare di più senza questo inefficace riempitivo.

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Tracklist:

01. Rise Above
02. Tears of Pain
03. Never Turn Back
04. Haunting the Sinner
05. Lords of the World
06. Hit in Time
07. Chained
08. Pray for You
09. Remorse
10. Voodoo Rites
11. Snowblind
12. Headless Cross (Black Sabbath Cover)

Line Up:

Ramon Sonato – Voce
Nick Savio – Chitarre
Simone Giorgini – Tastiere
Dave Cestaro – Basso
Camillo Colleluori – Batteria

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