Recensione: Political Pollution

Di Daniele D'Adamo - 19 Maggio 2012 - 0:00
Political Pollution
Band: Norylsk
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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74

I Norylsk (da una città industriale russa situata in Siberia) nascono in Polonia nel 2000 sotto il nome di Trocki (contrazione in polacco di Trotsky). Fautori di un duro death metal, dopo aver inciso due full-length (“Permanent Revolution”, 2003 e “Bez Końca”, 2006), uno split (2006) con gli HxCxF e un live nel 2007, nel 2008 cambiano moniker sì da sottolineare, anche, una svolta musicale più orientata verso il grindcore. Nel 2010 realizzano assieme ai Feto In Fetus e ai Fulcrum un secondo split (“The Strange Case Of The Missing Corpse”) e, quindi, a fine 2011, “Political Pollution”, terzo album in carriera, con l’etichetta connazionale Let It Bleed Records.

Così, il violentissimo sound dei Norylsk azzecca probabilmente la sua giusta collocazione stilistica in un riuscito mix fra hardcore e death, sì da trovarsi nei territori del cosiddetto ‘deathgrind’, sotto-genere vicino al brutal death metal dal quale, appunto, si mantiene distaccato per la vigorosa componente *-core. Dissertazioni stilistiche a parte, del resto sempre opinabili giacché la musica è arte e non scienza, il quartetto di Włocławek macina note su note senza guardare in faccia niente e nessuno, scatenando una furia primordiale ben contenuta, però, nei binari di un più che accettabile ordine e caratterizzata da una discreta pulizia. Nonostante le micidiali bordate sparate sul turbinio di BPM elevatissimi, insomma, il sound rimane compatto, lineare e potente, senza cioè sfilacciarsi a causa d’imperizia tecnica e/o eccesso di velocità. Del resto, il progetto Trocki/Norylsk ha dodici anni; anni che Kwiat e compagni hanno senz’altro speso bene per affinare una proposta che, a oggi, risulta, se non originalissima, almeno dotata di una più che sufficiente personalità.

E, a proposito, di ciò, appare riuscito l’accostamento della ‘voce’ di TV, perennemente scatenata in un ferale inhale da brutal, a una struttura musicale che, per definizione, pesca a piene mani sia dal death (di più) – “Paranoic Reality” – , sia dal thrash (di meno) – “The Hypocrite”. L’effetto è gustoso, poiché – e per questo è sufficiente prendere la corta opener “Clerical Fascism” – le ‘suinate’ e/o ‘abbai’ del vocalist spezzano un po’ la seriosità di un’atmosfera cupa e tesa (incipit di “Pulpet Song” e “A Dillema”); questa magari dovuta al clima gelido della città russa cui si riferisce la band, unitamente all’austerità dei temi politici a essa affrontati. Comunque, chi più chi meno, tutti i membri dell’ensemble dimostrano un certo carattere: Kwiat, autore di un guitarwork tanto semplice quanto efficace e completo; Budyń, il cui basso ha un suono ruvido che corrode letteralmente la carne; Lukass, rapido e leggero ma capace di appesantire il drumming con delle silurate in doppia cassa da spezzare la schiena.           

L’indubbia esperienza dei Nostri, la loro perizia tecnica e la loro capacità di mantenere fisso uno stile ben definito conducono, quasi… matematicamente, a un songwriting che non passerà alla storia del metal estremo ma che, sicuramente, fa sì che le canzoni di “Political Pollution” si lascino ascoltare con piacere senza che stanchino eccessivamente per troppa macchinosità. Oltre alle song già citate, appare giusto menzionare il bombardamento dell’hardcore-macello di “W 114”, l’adrenalina a fiotti del brutal death metal di “Violence Criteria”, l’old school dell’intro di “In The Likeness Of God”, i tenebrosi inserti ambient di “Why Should I Think… I Believe”.  

Ancora una volta, dunque, la Polonia si conferma terra ideale per la nascita, crescita e maturazione di artisti nel cui DNA è tenacemente incastrato il seme del metal estremo versante death. Senza giungere ai livelli di Vader, Behemoth, Antigama e compagnia cantante, i Norylsk riescono a ritagliarsi uno spazio più che dignitoso, con il loro “Political Pollution”. Un lavoro per appassionati ma anche per coloro che volessero approcciare il grindcore senza esagerare nel farsi male.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. Clerical Fascism 0:40     
2. Social Stigmata 1:25     
3. The Hypocrite 2:48     
4. W 114 2:05     
5. Pulpet Song 1:45     
6. Violence Criteria 2:07     
7. The Opportunist 2:02     
8. A Dillema 2:31     
9. In The Likeness Of God 1:53     
10. Paranoic Reality 2:18     
11. Why Should I Think… I Believe 3:32     
12. Unborn Reality 2:47     
13. The Purpose Of Life 1:56            

Durata 28 min.

Formazione:
TV – Voce
Kwiat – Chitarra
Budyń – Basso
Lukass – Batteria
 

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