Recensione: Red Blood Planet

Di Matteo Bovio - 3 Marzo 2003 - 0:00
Red Blood Planet
Band: Steel Cage
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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70

Questo enhanced Cd mi ha dato non pochi problemi per la recensione… Quindi vi avviso fin da subito: Red Blood Planet non è e non può essere un lavoro che si lasci apprezzare fin da subito. Se siete alla ricerca di ascolti immediati e facili girate ben al largo, perchè sono convinto che questo Cd richieda parecchie “sedute” prima di poter essere apprezzato. Ed è piuttosto difficile esprimere a parole non tanto i contenuti, quanto la sensazione generale lasciata dall’album.

Parlando di stile la cose sembrerebbe potersi risolvere in ben poche righe: tanto Thrash, ben equilibrato da altrettanto Death, quello più grezzo ed elementare. Appaiono improvvisi stacchi armonici e qualche voce pulita, ma nel complesso non è su queste che si appoggia il suono. Invece gli Steel Cage non hanno sfornato la solita minestra, come fin qui potrebbe sembrare; abbiamo da un lato una serie di idee interessantissime, dall’altro una realizzazione un po’ scadente. E poi un punto a favore nell’aver inserito moltissimo materiale multimediale all’interno del cd: oltre ai soliti testi, foto, interviste ecc, troviamo anche degli mp3 dei loro passati demo/promo. Un modo per poter cogliere l’evoluzione che ha accompagnato la band negli anni.

“Soullessly”, primissima traccia, ci attacca senza troppi preamboli con un bell’assalto a base di Thrash piuttosto elementare, ma trova spazio di evolversi anche in altre direzioni. Quello che mi ha colpito è come il gruppo abbia saputo infondere una grandissima carica ad ogni parte della canzone; insomma, un ottima traccia (forse la migliore) che riesce ad accattivare non solo dal punto di vista ritmico, ma anche per il suo riffing molto energico. Nel proseguimento la canzone trova spazi per ritmiche discostanti dai soliti 4/4, cosa che riesce a donare un minimo di elasticità al brano pur non dovendo trasformare un suono potente come il loro in una tecnicaglia inutile.

Insomma, già con una sola traccia è ampiamente dimostrato come il gruppo sappia utilizzare determinate scelte sonore con notevole intelligenza. A penalizzare questo lavoro è soprattutto il cantato, con una scelta timbrica che a me proprio non è piaciuta, e delle parti in pulito che preferirei dimenticare. Per quello che riguarda le canzoni, come già detto, grandissimo lavoro e studio: mi sento in dovere di citare anche “Come Back To Your Life”, la quale inizia con spunti gothicheggianti e si chiude poi su melodie ben diverse, con passaggi ragionati e mai forzati. E’ la classica canzone che fatica a trovare una ragione di esistere nelle teste degli ascoltatori, ma che prima o poi vi si insinua a forza.

Tiro le somme: io faccio il tifo per bands come questa, perchè c’è tutto… capacità, impegno, spirito… Però su alcuni aspetti tecnici è necessario lavorare ancora parecchio: vedi i già citati vocalizzi, vedi alcuni arrangiamenti di chitarra ancora un po’ banali. Tutte queste cose mascherano un fondo ben più consistente, e bloccano temporaneamente l’accesso ad un pubblico potenzialmente internazionale. Con tutta l’onestà possibile, mi auguro di poter avere presto tra le mani un nuovo lavoro di questo gruppo, e di poter avere la conferma ai fatti delle mie parole.
Matteo Bovio

Tracklist
01. Soullessly
02. Biomechanoid
03. Come Back To Your Life
04. No Evil By My Evil
05. Original Element

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