Recensione: Rising From Apadania

Di Orso Comellini - 31 Dicembre 2010 - 0:00
Rising From Apadania
Band: Angband
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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48

È un evento più unico che raro accingersi ad ascoltare il lavoro di un combo metal proveniente dall’Iran: un Paese tristemente noto per i recenti fatti di cronaca (Neda e Sakineh) e per le discutibili scelte politiche dell’attuale classe dirigente. Non è, quindi, così improbabile che in un ambiente del genere il metallo pesante sia «fuorilegge»; rimanendo relegato nell’underground, sia in termini di audience, sia di basilari strutture e di strumentazione adeguata.

Una delle peculiarità della Musica è, però, quella di riuscire a oltrepassare certi confini abbattendo le barriere di questo tipo. Gli Angband ne sono la dimostrazione tangibile, poiché si tratta della prima band metal iraniana a firmare un contratto con un’etichetta straniera.
Formatisi a Teheran nel 2004 per volontà del chitarrista Mahyar Dean (anche bassista), autore anche di accreditate biografie di Testament e Death – Chuck Schuldiner in persona gli avrebbe inviato una missiva per complimentarsi del lavoro svolto. Per completare la formazione ci sono il cantante Ashkan Yazdani e Ramin Rahimi alla batteria. A distanza di pochi anni dai difficili esordi, quindi, i Nostri arrivano alla pubblicazione del primo full-length, intitolato “Rising From Apadana” e alla conseguente, «storica» firma con la casa discografica tedesca Pure-Steel Records.

Per prima cosa, occorre sottolineare che s’intuiscono immediatamente i richiami all’identità culturale del trio. Dalla copertina che, sullo sfondo, raffigura fedelmente le rovine del principale edificio di Persepoli, cioè l’Apadana (edificato dal Re Dario e completato da Serse). Ma, soprattutto, da “The King’s Command”, brano dedicato alle gesta di Ciro il Grande e nel quale si segnala l’uso di antiche percussioni persiane chiamate «Daff». Tuttavia non è questo il tema dominante dell’album; sia per quanto riguarda i testi – incentrati su questioni sociali – sia per quanto riguarda le musiche.
Sebbene talvolta si possano udire melodie dal fascino medio-orientale, il song-writing rimane ancorato a un sound affine  ai primi Iced Earth e, in parte, anche ai Mercyful Fate. Così come il cantato di Yazdani, che ricorda quello di Matt Barlow e di King Diamond, non spiccando quindi per personalità.
Le maggiori note dolenti arrivano dalla durata complessiva del prodotto, che consta di sole sei canzoni – non particolarmente lunghe e articolate – più un breve strumentale acustico. Ma, soprattutto, dalla produzione, che tende ad appiattire i vari strumenti, con basso e batteria che in alcuni passaggi paiono svanire. Un peccato, dato il buon drumming di Rahimi. Mai esasperato dall’utilizzo della doppia cassa, incentrato su quello del rullante e ispirato ad artisti di prog rock come per esempio Andy Ward dei Camel. Penalizzato anche Dean da un suono non del tutto incisivo per il suo stile, caratterizzato da riff suonati con la tecnica del palm-muting (ai confini del thrash), con ricorrenti fraseggi che riprendono e reinterpretano alcune soluzioni usate da Gregor Mackintosh dei Paradise Lost.

Redigendo il bilancio finale, l’inevitabile conseguenza – figlia di quanto scritto – è che le canzoni sembrano degli arrangiamenti invece che dei brani fatti e finiti; facendo somigliare “Rising From Apadania” più a un EP o a un demo che a un album completo. Dove comunque si possono apprezzare degli spunti interessanti come in “Look Into Abyss” e in “Before The End Of Time”, pezzi – finalmente – ben composti. Probabilmente sarebbe stata d’aiuto una congrua attività live per donare una migliore fluidità alle composizioni e un maggior affiatamento del gruppo. Tuttavia, come accennato a inizio di recensione, ciò non è potuto avvenire.

Sicuramente, per il loro coraggio e dedizione, gli Angband meritano tutto il supporto possibile dell’etichetta teutonica e la stima dei fan dell’heavy. Si vedrà in futuro se, grazie anche all’innesto del bassista M. Halaji, sapranno esprimere al meglio il proprio, indubbio potenziale.

Orso “Orso80” Comellini
 

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Track-list:
1. Incarnation Of Truth 5:12
2. Lighter Days 5:42
3. Flaming Sight 1:52
4. Before The End Of Time 6:59
5. Look Into Abyss 5:39
6. The King’s Command 5:49
7. The Eyes 4:54

All tracks 36 min. ca.

Line-up:
Ashkan Yazdani – Vocals
Mahyar Dean – Guitar/Bass
Ramin Rahimi – Drums
 

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