Recensione: Sacred Heart

Di Abbadon - 3 Ottobre 2003 - 0:00
Sacred Heart
Band: Dio
Etichetta:
Genere:
Anno: 1985
Nazione:
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80

“So just hold on
You can make it happen for you
Reach for the stars and you will fly”
Ronnie James Dio – Hungry for Heaven

Terza fatica del buon Ronnie James Dio al timone della sua nave personale, per l’appunto i Dio,  Sacred Heart, il cuore consacrato, vide la propria uscita nel 1985 ed ebbe il potere di causare numerosi sentimenti ambivalenti nel cuore dei fan del grandioso singer ex Rainbow. Se per alcuni infatti questo terzo Cd è un netto passo indietro rispetto agli straordinari “Holy Diver” e “The Last in Line”, è altrettanto vero che per altri questo prodotto non è altro che la semplice prosecuzione nella parabola verso l’immortalità dell’italo americano più famoso del Rock. Il concept presente nell’album è forse quello che maggiormente si avvicina ai pensieri e al carattere di Dio, ma non si tratta di una vera e propria storia, quantomai siamo di fronte una serie di sensazioni, velate o meno, che ricostruiscono appunto i pensieri e le idee di R.J. Inoltre i temi delle canzoni, pur apparendo diversi, sono comunque collegati fra di loro, ed eccoci dunque per esempio passare dal sentimento e dalla carica fantasy della title-track agli incubi dei giovani di “Rock’n roll Children” (non a caso nomino queste due, basti vedere il testo della prima e ricollegarsi al video della seconda, per vedere quanto le due cose siano legate), all’oscurità di “Like the Beat of a Heart”.
Musicalmente parlando ci troviamo probabilmente davanti ad un lavoro inferiore rispetto ai suoi predecessori, sia per la parte prettamente compositiva, che in alcuni casi risulta abbastanza scontata, che esecutiva, non tanto perché suonato male, quanto perché il sound in generale prende di meno, in materia di potenza e calore, rispetto per esempio ad un “Holy Diver”. Non bisogna comunque pensare che Sacred Heart sia una schifezza perché stiamo comunque parlando di Dio, e quindi i livelli di attesa sono altissimi. A livello assoluto ci troviamo quindi di fronte a un signor disco, impreziosito soprattutto dalle liriche molto belle e dalla voce, che si dimostra come sempre di essere tra le più cariche di grazia, carisma e potenza  di tutto il panorama americano, una vera e propria icona per gli amanti del genere.
Le nove canzoni di Sacred Heart, direi in generale più vicine all’hard rock che all’heavy metal, hanno come loro portabandiera “King of Rock and Roll”, pezzo estremamente vivace aperto da un rapido drumming, che viene supportato da un buon riff. La song tratta appunto della descrizione di questo Re del Rock’n’roll, che appare come “Evil but Pretty”, e Ronnie dà subito un’ottima prova di se, supportato molto bene dai chitarristi, che rendono questa track tra le migliori del disco, una degna opener, che è seguita altrettanto buona title track.  Mid tempo deciso e molto ben scandito, Sacred pecca un po’ a mio avviso nell’esecuzione strumentale delle strofe, che potevano essere più potenti, ma per il resto è molto ben pensata e cantata, presentando inoltre un ottimo assolo. Davvero ben pensato anche il testo. Subito maggiore dinamismo per la terza “Another Lie”, basata su un discreto riff, un’intro di chitarra piuttosto lunga ma un cantato che forse poteva essere fatto meglio. Intendiamoci, nulla da dire sull’intonazione o sulla tecnica, tuttavia sembra sempre che RJ manchi un po’ di fiato per ottenere i picchi vocali che ci ha sempre dimostrato di possedere. La song scorre senza annoiare, nonostante sia un po’ piattina, e lascia spazio a quello che sicuramente è il miglior uno due del cuore consacrato, ovvero alla coppia composta da “Rock ‘n’ Roll Children” e “Hungry for Heaven”. Soprattutto la prima è, per quanto mi riguarda, uno dei migliori componimenti della carriera di Dio, una di quelle che prende di più, cosa che viene rimarcata anche dal gran bel video che la accompagna. L’apertura crea subito una sensazione di attesa e di mistero, e subito si viene risucchiati degli incubi di solitudine e sopruso che pervadono la mente di due ragazzi, prima litiganti, ma che man mano che proseguono nei loro flashback capiscono che il loro destino è quello di rimanere uniti. Suonata molto bene, anche piuttosto fuori dagli schemi sonori dell’album, e cantanta altrettanto bene da Ronnie nei panni di un mago che scruta nelle sfera di cristallo, Rock ‘n’ Roll Children merita sicuramente il posto d’onore di Sacred Heart. Tuttavia “Hungry For Heaven” segue a breve distanza il picco compositivo precedentemente descritto. Aperta da un coretto, la track propone subito un ottimo riff, molto ibrido tra metal e rock nel suo scorrere, riff accompagnato da un vocalist in gran spolvero, soprattutto nel bridge, che considero il singolo momento più emozionante non solo della song, ma di tutto l’album. Solo discreto il ritornello, ma che comunque non rovina una canzone da punto esclamativo, tra l’altro dotata un eccellente solo. Effettuato il giro di boa di metà platter ci troviamo ad affrontare, purtroppo, la parte finale, che rispetto a quella iniziale paga molto in termini di qualità complessiva. “Like the beat of a heart” si apre con un riff molto cupo e basso che però non dà una grandissima sensazione e anzi delude. Questo giro accompagna un pezzo tutto sommato lento e che dovrebbe essere aggressivo nella sua oscurità, ma mancante a mio avviso della dose di mordente necessaria per stupire appieno. In sostanza tra le peggiori canzoni dell’album.  Ci si risolleva parzialmente con l’energia e la rapidità di “Just Another Day”, traccia ove le guitars girano a mille e comandano in lungo e in largo la song. Anche qui però, per quanto ben ritmata sia la track, rimane quella sensazione che un sound un po’ più pulito e meno artificioso avrebbe fatto fare un ulteriore salto di qualità alla track stessa, che dimostra comunque l’abilità a suonare dei compagni di Dio, in particolare Vinnie Campbell. Idem con lo stesso discorso per l’ottava “Fallen Angels”, componimento nel complesso ben studiato, ma che se registrato in altra maniera avrebbe sicuramente destato maggior sensazione. La chiusura è affidata a “Shoot Shoot”, e finalmente qui torniamo ad avere delle sonorità più “piene”, simili a quelle che avevano caratterizzato le canzoni della prima metà del Cd. Il mid tempo è discreto sia a livello di songwriting che in sede di testi, dotato di un ottimo assolo, ma lascia comunque la sensazione che poteva essere pensato ed interpretato meglio nel suo complesso.
Peccato che Sacred Heart si sia concluso in questa sorta di relativa mediocrità, perché le premesse erano tante, e sentendo le prime 5 canzoni tali premesse si stavano avverando nel migliore dei modi, con un disco in crescendo, ma che dopo aver raggiunto l’apice a metà, è progressivamente scaduto. Poco male, si tratta comunque di Dio, e nonostante ci sia fondata ragione di credere che Sacred Heart non sia assolitamente il suo miglior lavoro, proprio perché Dio è garanzia di qualità assoluta, anche questo LP merita di avere perlomeno qualche ascolto.

Riccardo “Abbadon” Mezzera

Tracklist :
1) King of Rock and Roll
2) Sacred Heart
3) Another Lie
4) Rock ‘n’ Roll Children
5) Hungry For Heaven
6) Like the Beat of a Heart
7) Just another Day
8) Fallen Angels
9) Shoot Shoot

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