Recensione: Second Sight

Di Mauro Gelsomini - 4 Maggio 2004 - 0:00
Second Sight
Band: Intense
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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45

Progetto plasmato secondo la volontà del vocalist Sean Hetherington, gli Intense giungono all’appuntamento con il secondo album dopo quel debut di discreto successo quale era stato “Dark Season” (1997).
L’intransigente leader non ha esitato a sciogliere e riformare la band a causa del cambiamento che riteneva impellente nel sound della band. Il vecchio power metal di stampo teutonico, infatti, sembra quasi essere una sorta di peste per Sean, che a più riprese sottolinea il suo distacco dal genere che in qualche modo fece da trampolino di lancio per gli Intense.
Da vero mastermind Sean si è circondato dei soli ex-membri che condividevano le sue vedute musicali, e il contatto con Karl Groom dei Threshold ha fatto sì che la band entrasse in studio per registrare “Second Sight”.
I “nuovi” Intense si dirigono verso un power americano/inglese, come loro stessi continuano ad affermare; in effetti la ricerca di melodie vocali non troppo facili ed accomunabili a quel “trallallà-metal” che dev’essere stato motivo di cotanta vergogna per Sean, è qui innegabile. Certo è che quando l’intenzione è così forte, il rischio è quello di trovare sprofondare in qualcosa che oltre ad essere totalmente privo di gusto è anche assolutamente inutile.
E’ il caso degli Intense? Direi proprio di sì. Ovunque, nelle parole dei comunicati ufficiali, ma ancor più nella musica, è palpabile questo sforzo di “non essere” qualcosa, totalmente distruttivo, dal momento che non c’è una vera nuova proposta: l’impegno di voler trovare nel power americano l’alter ego di qualcosa, o meglio l’alternativa a qualcosa, non si risolve in una proposta veramente costruttiva. Cosicché le melodie stranianti di “Premonition” sono sì dissonanti, ma ai limiti dell’ascoltabilità e di una bruttura musicale fuori dalla norma.
Potrebbe essere un difetto di produzione, ma le chitarre di Dave Peak e Nick Palmer non graffiano mai, e il loro sound molto Black Sabbath non fa che stonare nel genere.
Il tonfo più grosso lo fa proprio Sean, che tenta disperatamente di proporsi ad emulo di Matt Barlow, ora che nel panorama è venuta a mancare una voce del genere forse il momento sarebbe opportuno, ma al di là dall’aver composto pezzi come “The Winged” e “War Of Angels”, che devono finanche il nome agli Iced Earth, il paragone fa arricciare il naso per l’evidente divario tecnico tra i due. Tra l’altro a rendere l’interpretazione di Sean addirittura risibile, ci si mettono delle liriche biascicate e ridotte all’osso, un po’ come la tradizione di certo metal dalle tinte becere vuole.
Insomma, oserei riassumer il risultato di questo lavoro come la traduzione di lodevoli intenzioni con la superficialità di quel genere tanto denigrato dai protagonisti, una riprova su tutte, l’orripilante fuori synch del basso di Adrian Lambert sul finale di “Skull Of Sidon”.
Qui due cose possono essere ipotizzate: o gli Intense credono di poter prendere in giro coloro che li vedranno dal vivo al fianco di Power Quest, Children Of Bodom, Sonata Arctica, Primal Fear e Balance Of Power, oppure mi sono ritrovato per le mani un pesce d’aprile arrivato in ritardo.

Tracklist:

  1. Intro – Premonition
  2. One Twenty
  3. The Winged
  4. War Of Angels
  5. Seeds Of Betrayal
  6. The Skull Of Sidon
  7. Inside Torment
  8. Collision Of Destinies
  9. Autumnheart
  10. Path Of The Dark
  11. Your Final Breath
  12. The Way The Rivers Flow (bonus)

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