Recensione: Seeing the Afterlife

Di Riccardo Angelini - 22 Marzo 2007 - 0:00
Seeing the Afterlife
Band: Keenhaze
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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65

Tornata recentemente alla ribalta con i successi degli ottimi Solid Vision a fianco del redivivo Charlie Dominici, la Sardegna offre un altro guizzo degno di attenzione con una formazione di Ozieri: i Keenhaze. Nata nell’ormai lontano 1995, dopo molteplici cambi di line-up e una temporanea militanza nei ranghi del death metal, la band dà finalmente seguito dopo un decennio tondo tondo al precedente demo “Knight of Chaos” (1996).

Interamente autoprodotto, “Seeing the Afterlife” risente in effetti di una bassa qualità audio che, complici occasionali sbalzi di volume, non agevola la fruizione dei brani. Ciononostante la qualità dei musicisti riesce nonostante tutto a trasparire: dal punto di vista tecnico ci troviamo di fronte a una formazione dotata di mezzi all’altezza e di una buona intesa reciproca, soprattutto sull’asse chitarra-basso-batteria. Appropriata anche la sinergia con le tastiere, ma in questo caso la scelta dei suoni pare a tratti un po’ slegata dal resto della strumentazione, entrando in contrasto soprattutto con il riffing pesante e tendenzialmente oscuro delle sei corde.
Dal canto loro le composizioni si fondano su una matrice heavy-prog arricchita da frequenti campi di tempo e strutture irregolari. Il passato estremo della band tende talvolta a dirottare il sound su coordinate techno-thrash, richiamando alla mente Sieges Even o Mekong Delta piuttosto che i soliti noti. Fuori dagli schemi è soprattutto il cantato, schiettamente ruvido e sotto molti aspetti perfettibile. Il piglio grintoso del singer, che a tratti pare volersi avvicinare al Gindelow più oscuro, non manca comunque di conquistarsi le simpatie dell’ascoltatore satollo di uomini-sirena e apprendisti imitatori di ugole canadesi. Da migliorare insomma l’esecuzione, ma l’approccio è del tutto apprezzabile e in definitiva efficace.

Il limite maggiore del demo risiede nelle composizioni: la qualità è accettabile ma manca ancora il guizzo vincente, la trovata brillante in grado di colpire l’attenzione, così da consentire alla band di emergere nell’affollato panorama odierno. Le basi sono comunque solide, le potenzialità di crescita evidenti. “Seeing the Afterlife” potrà dunque rappresentare il primo mattone, su cui i Keenhaze saranno chiamati a costruire il loro sound futuro.

Riccardo Angelini

Tracklist:
01 Hell In Paradise (5:04)
02 Rain Man (5:54)
03 Wait to Rain (5:52)
04 Seeing the Afterlife (4:22)
05 No Time To Cry (4:59)
06 The One (5:51)

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