Recensione: Sempiternal Death Grind

Di Daniele D'Adamo - 31 Gennaio 2013 - 0:00
Sempiternal Death Grind
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Anno: 2013
Nazione:
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Se non ci fosse la bandierina a strisce rosso/giallo a tradirne la nazionalità, dal sound i Gruesome Stuff Relish potrebbero benissimo rientrare nel novero delle band facenti parte dello zoccolo duro del death inglese. Quel death, cioè, spesso intriso sino all’osso di hardcore, ma senza che questi ne snaturi troppo la matrice primigenia, avvicinando pertanto il tutto dalla parte del grindcore invece che a quella del deathcore/metalcore.

E invece no: i Gruesome Stuff Relish provengono da Mieres, nelle Asturie, e della melodia latina non hanno proprio nulla a che fare. Una carriera iniziata nel 2000 e una discreta produzione discografica hanno affinato, si fa per dire, un sound marcio e tremendamente putrefatto ricchissimo di riferimenti all’old school grindcore/death metal, sì da regalar loro la possibilità di raggiungere la FDA Rekotz per dare alle stampe “Sempiternal Death Grind”; terzo full-length di un elenco che comprende “Teenage Giallo Grind” (2002) e “Horror Rises From The Tomb” (2008), gli altri due album, un EP (“Last Men Alive”, 2001), una compilation (“Last Men In Gore”, 2003) e ben sei split (“Brothers In Gore”, Brutality Reigns Supreme/Gruesome Stuff Relish, 2001; Splatterhouse/Gruesome Stuff Relish, 2003; “Split Your Guts Vol. 1”, The Rotted/Gruesome Stuff Relish/Gronibard, 2003; Engorged/Gruesome Stuff Relish, 2004; “Call The Paramedics vs. Gruesome Stuff Relish”, Call The Paramedics/Gruesome Stuff Relish, 2009; “Hospital Thieves”/“Horror Will Hold You Helpless”, Haemorrhage/Gruesome Stuff Relish, 2011).

Un corrotto quanto decomposto, morboso accostamento fra il ‘classic death metal’ e il ‘gory grindcore’, insomma, dal gustoso effetto visivo alla Tales From The Crypt e dai temi dedicati (anche) all’horror italiano di Lucio Fulci (“A Date With Fulci”). E, come per il regista italiano, che girava con senso artigiano film per un pubblico dal palato tutt’altro che fino, anche i Gruesome Stuff Relish lasciano da parte balze e orpelli per buttarsi a capofitto in un sulfureo magma musicale apparentemente o, meglio, volutamente involuto nelle trame sì da materializzare nella maniera più efficace possibile le tinte di sanguinose storie di zombie, cannibali, ecc. Una materializzazione, occorre dirlo, ben fatta e, soprattutto, carica di personalità. Non fosse per altro per l’’impossibile’ voce di Noel Kemper, più vicina ai latrati/abbai di un cane rabbioso (beninteso senza offesa, anzi) che ai vocalizzi di un essere umano. Essa, assieme ai riff degenerati delle chitarre, all’elementare pulsare del basso e ai tappeti srotolati dalle tastiere (sic!), capitalizza al meglio uno stile tanto semplice quanto riconoscibile al primo ascolto. I BPM sono quelli del death’n’roll, quindi calibrati sugli up-tempo, anche se non sono rari i momenti in cui Paolo Deodato scatena tutta la sua pazzia con i blast-beats. Azzeccata anche l’azione di perforare la carne decomposta con dei soli laceranti e, a volte, pure melodici.    

L’esser riusciti a caratterizzare così bene il proprio stile, operazione sempre difficile per chi s’imbarca in un progetto musicale si rivela, purtroppo per i Nostri, l’unica peculiarità di un lavoro privo di vette compositive. La media delle canzoni è qualitativamente discreta, nel suo proporre con costanza una ricetta ben riuscita, ma presenta il difetto di appiattirsi un po’, a lungo andare. Qualche tentativo di movimentare il CD con soluzioni diverse dal solito c’è (“They Are The Plague”), ma nel complesso non ci si riesce a staccare dal rovente abbraccio della melassa prodotta da un guitarwork poco elastico e vario. Più o meno il riff è sempre quello, più o meno l’attacco è sempre quello, più o meno il ritmo è sempre quello. Poca varietà, per farla breve. Il che, inevitabilmente, porta – prima o dopo, a seconda dei gusti – alla noia, malgrado i tanti inserti ambient inseriti qua e là, tratti dalla cinematografia horror/splatter/gore.   

Strano: i Gruesome Stuff Relish sono riusciti a creare un sound piuttosto originale, che sicuramente non passerà inosservato. Non sono stati in grado, però, di dar seguito a questo… exploit rendendo “Sempiternal Death Grind” un lavoro da mettere ai primi posti delle realizzazioni similari degli ultimi anni. Un’opera a metà, in estrema sintesi.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. A Date With Fulci 3:54     
2. Desecrated 1:54     
3. Deadilicious Feast 2:41     
4. S.O.S. 3:13     
5. They Are The Plague 3:23     
6. End Is Near 3:32     
7. They Follow Your Scent 3:33     
8. Became A Zombie 2:24     
9. Gruesome Stuff Relish 3:27     
10. Sex, Drugs & Grind 2:40     
11. In Death We Breath 2:48     
12. Scratching The Violet Velvet 3:41                     
    
Durata 37 min.

Formazione:
Noel Kemper – Voce/Chitarra
Santiago Argento – Chitarra
Joss Franco – Basso
Paolo Deodato – Batteria

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