Recensione: Serpentine

Di Daniele D'Adamo - 15 Luglio 2018 - 15:45
Serpentine
Band: Hyrgal
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2018
Nazione:
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78

Storia un po’ travagliata, quella dei blackster francesi Hyrgal. Nati in Costa Azzurra nel 2007 a per mano di Clément Flandrois (F.C.), chitarrista/cantante nonché spina dorsale della formazione transalpina, solo ora – dopo vari cambi di line-up e un lungo periodo di silenzio (2010 ÷ 2016) – riescono finalmente a dare alle stampe il loro debut-album, “Serpentine”.

Le coordinate stilistiche sono quelle dell’atmospheric black metal, a onor del vero non completamente centrato al 100% sull’aspetto emozionale puro e semplice quanto, anche, su un magma di note e accordi violenti, apparentemente rozzi e primordiali, sì da incunearsi con facilità nei complessi meandri della mente umana e, soprattutto, nell’anima. 

Il caos generato dalla furia scardinatrice della musica degli Hyrgal è notevole, immediatamente rinvenibile nella furibonda ‘Mouroir’, song susseguente all’incipit ambiente che funge da opener-track, ‘L’Appel’. Il tono triste e dimesso di tale brano strumentale viene straziato dal grandioso muro di suono emesso dalla strumentazione dei Nostri, nel tipico assalto sonoro frontale a 360°. Blast-beast a ondate, come oscura marea che ricopre tutto e tutti, a sostenere un impianto stilistico travolgente, drammatico nel suo incedere dettato dallo screaming straziante di F.C. La song, improvvisamente, a metà, si apre quasi a voler indurre a intravedere un cielo immoto ma tetro, grigio. Ecco, qui, sì, si può discutere di atmospheric black metal puro, cioè teso a indurre nel cuore vorticosi moti emozionali, a penetrare nel cervello per alimentare grandiose visioni dell’intelletto.

Ma gli Hyrgal non rinunciano alla potenza della loro arte compositiva, prova ne è ‘Till’, dall’inizio arpeggiato morbido e dolce, che viene travolto dalla foga tentacolare di una sezione ritmica poderosa, possente anche quando i BPM assumono valori da allucinazione. Anche in questi stordenti frangenti si mantiene elevata la tensione, risonante echi di mondi lontani. Ci sono break rallentati ma sempre estremamente sostenuti, come contenuto, sì da fungere, quasi, da preparazione per il successivo assalto dalle forme altisonanti. Del resto, bordate come ‘Représailles’ lasciano poco spazio all’immaginazione. Quasi che gli Hyrgal esprimessero la loro essenza atmosferica, cioè capace di strappare emozioni profonde e sentimenti intensi, attraverso l’estremizzazione assoluta del black metal, più che per le sue pur evidenti e sentite parti intimiste. Anche  là, dove la frontiera della follia è pericolosamente vicina, F.C. cuce accorati ghirigori solistici a suggello di una proposta esclusivamente adatta ai forti di cuore.

Stesso discorso per ‘Aux Diktats de l’Instinct’, aperta da un leggero accordo dissonante per poi partire alla velocità della luce verso pianeti, soli e galassie che albergano nello spazio profondo della personalità umana; rivelando così il leitmotiv che vive alla base del songwriting del combo del Var.

Da segnalare ancora la splendida suite finale, ‘Etrusca Disciplina’, preceduta da un ossianico intermezzo da brividi, ‘Rite’, la quale comincia in modo piuttosto dimesso per poi scatenarsi senza pietà per i sentimenti nascenti, per i sogni incipienti: tutto diviene nero, la trance da hyper-speed obnubila il pensiero.

È la fine.

Daniele “dani66” D’Adamo

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