Recensione: Shock Waves

Di LeatherKnight - 15 Novembre 2002 - 0:00
Shock Waves
Band: Killer (BEL)
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 1983
Nazione:
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70

Parlare dei dischi usciti per conto dell’ambigua Mausoleum records vuol dire, sempre e comunque, riferirsi ad un interessantissimo spaccato delle produzione metallica europea dei primi anni 80. Un valido esempio di quella scena e di quel magico periodo sono i Killer dal Belgio ed il loro terzo album, che rappresenta l’inizio del loro, seppur immeritatamente breve, periodo d’oro.

Con l’ingresso di Double Bear al posto di Fat Leo alla batteria, i Killer sono ora in grado di sterzare verso ritmiche ancor più solide e terremotanti, soprattutto on stage. Ma anche stavolta si riproporrebbero comunque dubbi sullo spessore artistico della band.
Infatti non pochi associano il sound di questo trio belga a quello dei colossali MotörHead, in virtù del fatto che entrambe le bands suonano con formazione a tre; che entrambe hanno un bassista/cantante; che il timbro dei rispettivi singers sia generalmente roco; che tutti e due i gruppi risentono di certe influenze blues; e che sia i Killer che i MotörHead propongano musica dura e sconquassante.

Tutto ciò è vero, lo sanno tutti i fans di queste grandi bands. Tuttavia non cambia un bel niente, perché -secondo lo stesso ragionamento- tutta quella miriade di bands con due chitarristi ed uno screamer in formazione dovrebbe suonare come i Judas Priest. Il fatto si commenta da solo dunque.

A supporto dell’integrità morale ed artistica dei Killer c’è da giocare anche la carta più importante: le loro canzoni. “Shock Waves” parla chiaro: insieme con la dirompente carica sprigionata dall’eclettico terremoto ritmico ci sta anche tanta, e non indifferente, melodia azzecatissima ma per nulla pacchiana; che si distanzia sensibilmente da quella proposta dal trio britannico. Insomma, le somiglianze tra le due bands sono più superficiali di quanto si immagini.

Dall’attimo in cui parte il disco vediamo volare nell’aria solo Heavy Metal, grezzo e bastardo come piace a tutti i maniaci del genere, iperdinamico, tosto, muscoloso, virile e assolutamente senza compromessi. Una mazzata tra le palle, sferrata con la sobria allegria di cui vi parlavo prima e la follia tipica delle bands giovani e capaci.

Nella sua uniformità di furia e suoni abrasivi, la serie di brani qui proposti è variegata niente male. L’ascolto fila liscio senza momenti di stanchezza o noia: certo questo tipo di sonorità dovrebbe scorrere nelle vostre vene come benzina nel motore per apprezzarle al pieno, ma in linea di massima i Killer non scontentano nessuno e assortiscono una tracklist fornita di mitragliate da urlo (la titletrack), pezzi granitici e maledettamente trascinanti (solo come esempio: “Blood on the Chains”, “Ritcher Scale 12” e “In the Name of the Law”, roba da buttarci sangue a fiotti!), una strumentale che nessuno si sarebbe mai immaginato da loro (“King Kong”) ed un amabilissimo pezzo con tendenze blues che chiude il disco.
Tutta questa meraviglia sonora viene splendidamente creata da un non indifferente lavoro sinergico dell’intera band; anche stavolta, questi ennesimi alfieri dell’hard’n’heavy dimostrano quanto la semplicità sia godibile e efficace, se gestita con buon gusto e convinzione.

Normalmente lo spettacolo finirebbe dopo 8 canzoni. La Mausoleum records, nella celebrazione del suo ventennale, è stata così buona da farci e farsi un bel regalo ristampando su cd con bonus tracks gli albums di alcune delle sue bands di punta del periodo qui preso in esame. Logicamente anche i Killers hanno rispoto all’appello.
Tale occasione ha finalmente permesso ai fans di mettere mano su quelle famose registrazioni del doppio live dei Killer che non fu mai pubblicato per ragioni troppo complicate da riassumere in due parole in una recensione e che decretarono la fine della prima tranche della carriera dei Killer, a quel tempo la band Heavy Metal più famosa in Belgio.

Le live tracks sono uno spasso per qualsiasi fan del trio belga ovviamente. La più deliziosa di tutte è logicamente “In the Name of The Law” (“storia  della discriminazione di tutti i fans dell’Heavy Metal in tutto il mondo”), che gode di una riproposizione ancora più travolgente della versione in studio. I suoni sono logicamente un po’ ovattati, ma che minchia volete? È già un miracolo che possiamo sentire queste reliquie quasi dimenticate, non venire a rompere con la storia sulla qualità audio e favolette simili, ah!

Leopoldo “LeatherKnight” Puzielli

1) Shock Waves
2) Scarecrow
3) In the Name of the Law
4) King Kong
5) Blood on the Chains
6) Ritcher Scale 12
7) In the Eye of my Gun
8) Time Bomb

bonus tracks della ristampa “The 20th Anniiversary Series”
9) Shock Waves
10) Scarecrow
11) In the Name of the Law
12) Kleptomania

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