Recensione: Sirens

Di Mauro Gelsomini - 8 Agosto 2003 - 0:00
Sirens
Band: Savatage
Etichetta:
Genere:
Anno: 1983
Nazione:
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80

Emersi dal sud della Florida, i Savatage debuttarono con questa gemma autoprodotta, iniziatrice di una carriera che l’anno prossimo festeggerà il suo ventesimo compleanno. Oggi la band è molto diversa da allora, e per le vicissitudini compositive e di line-up vi rimando alla biografia.
Sirens mette in bacheca le potenti urla del leader di sempre, Jon Oliva, e i taglienti riff di suo fratello, il compianto Cris, supportati dai ritmi pesanti dettati dal prominente basso di Keith Collins e dalla batteria di Steve Wacholz, con un sound avvicinabile a quello dei contemporanei Armored Saint (altra band a lungo sottovalutata e rimasta immeritatamente nei meandri dell’underground).
L’album si apre con la titletrack, ed è già leggenda: la solidità del riff iniziale, sferzante nella sua brevità, diventerà un punto fermo nel sound di tanti follower, al punto che molti, in gergo, si riferirono ad esso come l’ “Oliva Strut”… Il tutto è introdotto dal suono quasi mistico delle campane in background, e condito con liriche intriganti ed efficaci effetti di voce sul ritornello. Il tema apocalittico della opener (non a caso intrisa di mitologia) viene ribadito con “Holocaust”, buon esempio di power/thrash dai toni goticizzanti.
Si prosegue con la possanza di “I Believe”, convincente fin dall’irruzione iniziale che riprende la titletrack, e sperimenta alcuni effetti robotici sulle vocals di Jon; e “Rage”, che non nasconde gli influssi punk/hardcore di molte thrash band nascenti del tempo, che effettivamente dànno una carica in più al mood del pezzo.
Sebbene difficile da ricordare per via del drumming eccessivo, “On The Run” offre un bel double axe attack, a là Priest di fine anni ’70, con un Jon Oliva emulo di Robert Plant, mentre si mantiene su alti livelli di coinvolgimento il ritmo di “Twisted Little Sister” e di “Living For The Night”: la prima è un hair-metal senza troppe pretese e dalle liriche alquanto banali, mentre nella seconda riconoscerete molti cliche del thrash metal d’annata. Asfissiante risulta l’incedere di “Scream Murder”, con un Jon Oliva al top della forma che si produce in grandiosi scream divenuti un marchio di fabbrica della produzione dei Savatage, anche in “era Zak Stevens”. Chiude il disco “Out On The Streets”, prefigurazione del lato melenso della band, essendo antesignana delle ballad strappaconsensi che i Savatage regaleranno con i lavori successivi.
Il futuro della band è così spianato da un disco che apre le porte all’innata inclinazione narrativa che i nostri sanno infondere nelle loro canzoni, a dispetto di quanti avevano tacciato il loro sound piuttosto grezzo e minimale come seguace del filone death/thrash che si sviluppa negli stessi anni. I Savatage raffineranno molto il loro songwriting, aggiungendo sempre maggior classe ai loro arrangiamenti, e raggiungendo lo status di cui ora, finalmente, possono godere.

P.S.: Sono uscite diverse ristampe dell’album. Quella che vi propongo è la più comune, edita nel 1994 dalla Metal Blade. Vi  troverete due bonus track, “Lady In Disguise” e “The Message”, di postuma composizione, ma perfettamente in linea con il sound dell’album.

Tracklist:

 1. Sirens
 2. Holocaust
 3. I Believe
 4. Rage
 5. On the Run
 6. Twisted Little Sister
 7. Living For the Night
 8. Scream Murder
 9. Out on the Streets
10. Lady in Disguise (bonus)
11. The Message (bonus)

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