Recensione: Strong Arm Of The Law

Di Stefano Ricetti - 3 Febbraio 2003 - 0:00
Strong Arm Of The Law
Band: Saxon
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 1980
Nazione:
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94

Anno Domini 1980 , dopo l’uscita del mastodontico WHEELS OF STEEL in aprile, i SAXON intraprendono ben due UK Tour e, in novembre, fanno uscire questo STRONG ARM OF THE LAW, un titolo che già di per sé è una sfida al decadentismo punk. Al giorno d’oggi una prolificità di uscite di questo livello pare imporoponibile, ma in quell’epoca i SAXON erano la punta di diamante della NWOBHM ed una fucina inarrestabile di idee fatte musica, paladini ante litteram del movimento HM. Per la cronaca questo loro lavoro rimane ancora oggi il SAXON-album piu’ venduto in Italia.

La formazione è quella iper-classica, la stessa di WHEELS… ovvero BIFF BYFORD alla voce, STEVE DAWSON al basso, PAUL QUINN e GRAHAM OLIVER alle due chitarre e PETE GILL alla batteria. La prima canzone e’ una mazzata micidiale a partire dal titolo stesso: HEAVY METAL THUNDER. Si apre con uno scroscio di pioggia che poi viene sovrastato dalle ruvide chitarre di Oliver / Quinn che duellano raggiungendo velocità impressionanti che vengono subito incalzate da una sezione ritmica martellante che apre la strada alla voce di BIFF BYFORD ai suoi massimi. Lo stesso BYFORD in una intervista al magazine inglese MELODY MAKER dell’epoca disse:

“Abbiamo cercato di fare la cosa piu’ dura e violenta che avessimo mai sentito; pensa che quando la stavamo registrando sono svenuto due volte! Davvero, cercavo di cantare con tanta forza che quasi asfissiavo”.

La seguente TO HELL AND BACK AGAIN è decisamente inferiore a livello di songwriting rispetto alla prima track, anche se si è rivalutata nel tempo grazie anche ad alcune ottime coverizzazioni da parte dei nuovi ruspanti gruppi emergenti power metal.
Secondo chi scrive rimane comunque l’episodio debole dell’LP. La title-track STRONG ARM OF THE LAW rappresenta un altro pezzo
imprescindibile per il genere e il live-set della band. Pezzo d’atmosfera, si apre lenta e pian piano cresce fino al leggendario roboante refrain, andando così a costituire un’altra gemma di questo lavoro. Si cambia decisamente registro con TAKING YOUR CHANCES dove la velocità torna a farla da padrona nella parte iniziale del brano e BIFF riesce, con un’ottima arrogante performance ad ammantare il brano di una aurea magica, almeno per il sottoscritto. La seguente 20,000 FT si puo’ considerare come il miglior tappeto sonoro nel quale la devastante e ossessiva doppia cassa di PETE GILL si colloca, superbamente coaudivata dal terremotante lavoro del basso marcio di STEVE DAWSON.

HUNGRY YEARS e’ una di quelle canzoni oscure che ha un non so che in più delle altre, è il pezzo che mi e’ entrato nella testa fina dal primo ascolto in quel freddo Novembre del 1980. Qui il pathos che emana si respira a pieni polmoni e dimostra che gli “Stalloni dell’autostrada” , da campioni di razza dell’heavy metal quali erano (e sono), riuscivano ad arrivare al cuore dell’ascoltatore aprendo orizzonti fino ad allora sconosciuti. In quest’occasione BIFF si supera e, seppur non essendo mai stato proponibile un accostamento con i singer fuoriclasse del genere, riesce a conferire al brano un feeling leggendario. SIXTH FROM GIRLS viaggia invece su binari più consoni ai SAXON dell’epoca: riff assassino, ritmiche serrate ma sempre pulite, l’ugola di BYFORD che dall’altro della sua classe domina la situazione. L’ultimo pezzo e’ DALLAS 1PM, una dedica del gruppo al presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy assassinato appunto a Dallas il 22 Novembre del 1963 per mano dell’ex Marine Lee Harvey Oswald. Parte con un arpeggio intrigante per poi viaggiare su velocità medie e qui la band raggiunge il livello più alto di epicità di tutto l’album. Da notare che nel mezzo della canzone compare il comunicato radio dell’epoca che dava appunto notizia dell’assassinio. Segue uno struggente lavoro di chitarre e subito dopo si riprende il riff portante che accompagnerà la fine di questo superlativo LP.

Pensare che in meno di un anno il gruppo di BARNSLEY (Yorkshire) abbia partorito due monumentali opere metalliche come Wheels Of Steel e questo Strong Arm Of The Law aiuta a capire che tipo di atmosfera regnava in Inghilterra all’inizio degli anni ’80. Tutto l’underground era permeato da un fermento che, in seguito, da nessun altro fenomeno musicale successivo fu eguagliato. Senza queste due pietre miliari sono convinto che l’heavy metal non sarebbe quello che tutti oggi apprezziamo. Sempre secondo chi scrive  dopo questa doppia fatica i SAXON, signori indiscussi della guera dei watt, sono entrati defintivamente, senza peraltro uscirne più , nell’Olimpo degli Dei del Metallo, destinazione solo per pochi eletti.

Strong Arm Of The Law è, per concludere, un altro capolavoro immortale dell’Acciaio. Questa recensione verrà tacciata di essere di parte, ma se essere di parte vuole dire stare colà dove risiede il true metal… beh, sono fiero di esserlo!

 

Stefano ‘Steven Rich’ Ricetti

 

 

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