Recensione: Tales from Serpentia

Di Alessandro Marcellan - 6 Gennaio 2009 - 0:00
Tales from Serpentia
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
65

Cosa sono i sogni, se non delle storie mal raccontate e spesso in buona parte dimenticate? L’idea concettuale del nuovo lavoro dei tedeschi Tomorrow’s Eve, reduci dai buoni responsi avuti dopo la seconda parte del concept “Mirror of Creation”, prende forma da questa assiomatica considerazione, delineandosi a livello lirico in piccoli racconti di scene o incubi vissuti nel sonno da una mente contorta.  

La struttura del disco si avvicina a quella di certi album dei Pain of Salvation: un brevissimo preludio (“Nightfall”, note di pianoforte a fare da sfondo a un litigio serale tra coniugi) seguito da tracce suddivise in 3 capitoli (i predetti racconti di visioni oniriche ed incubi notturni, apparentemente slegati, introdotti dalla voce narrante del protagonista: nel cap. 1, i sogni di un futuro assieme, svaniti con gli anni e con la morte della donna, il rifugio nella droga, e i conseguenti incubi in cui lei talvolta ricompare, o nei quali l’uomo si ritrova compiaciuto ad osservare omicidi compiuti di fronte ai suoi occhi;  nel cap. 2 l’incubo è il mezzo con cui le cattive azioni -e pensieri- dell’uomo si ritorcono contro sé stesso, tramite un oracolo che appare a predirgli il male o con la ricomparsa di uomini uccisi in sogni -o realtà?- precedenti, che ritornano per vendicarsi).

Le coordinate musicali vanno invece rintracciate in altri punti della mappa prog-metal (e non), accentuandosi rispetto all’album precedente il lato oscuro, immediato e sferzante del sound della band (sulla scia degli ultimi Evergrey), con riffs ripetuti in strofe vagamente ossessive, mentre le tastiere di Schwickert intervengono sovente a sottolineare i momenti più meditativi (ma dovremmo dire “turbati”), sia in veste di pianoforte sul genere Savatage (evidente l’influenza -ad esempio- nel breve avvertimento pianistico “Warning”), sia in certi atmosferici ed inquieti synth che fanno capolino memori dei primi Dream Theater di Kevin Moore. Sono state in buona parte abbandonate, invece, le influenze Queensryche (ma si vedano, in senso contrario, gli arpeggi di “No Harm”, con una sezione ritmica peraltro significativamente “ragionata”), mentre le fasi strumentali, più che in “Mirror…pt. 2”, vengono relegate a un ruolo spesso marginale e meramente funzionale ai (peraltro bellissimi) testi. Il sound complessivo, in sostanza, appare sicuramente più compatto, ma anche meno variegato e composito, con minori soluzioni e per questo più prevedibile e, nella lunga durata, anche un po’ stancante: così, brani singolarmente più o meno validi come “The Years Ahead”, “Dream Diary” e “The Curse” (o anche la già edita -nell’omonimo EP del 2007- “The Tower”), con una costruzione non troppo articolata, affine ai pezzi più lineari (e meno riusciti) del precedente disco, risultano abbastanza simili fra loro, alternando senza sorprese le fasi veloci e potenti (in prevalenza) con quelle rallentate. Quanto a LeMar, si conferma efficace interprete degli animi mutevoli delle liriche, anche se viene pizzicato sul piano tecnico mentre fa il passo più lungo della gamba in un paio di fine-strofa inopportunamente prolungati.
Laddove invece la band si “muove” e inventa maggiormente, abbiamo i risultati migliori: così nel cadenzato riffing chitarra-basso e nei cambi imposti da un break di piano (e da una fase strumentale chitarra-keys) di “Succubus”, e altrettanto nei frequenti giochi d’incastro basso-batteria-tastiera che rendono variopinta “Faces”. Si distingue poi per caratteristiche la discreta semi-ballad “Remember” (sempre dall’EP del 2007), che si fa irruente nella seconda parte in cui domina la chitarra di Rainer Grund (sia in fase ritmica che solista), mentre una menzione a parte merita la conclusiva suite di 19 minuti, “Muse”, che occupa l’intero 3° capitolo del concept (dove la protagonista femminile viene ancora una volta chiamata Eve, come in Mirror of Creation: una piccola finezza testuale che richiama il monicker del combo). La suite del cap. 3 è la chiave di lettura del concept: in particolare, nell’interessante parte centrale (“Between the Lines”) l’uomo descrive i suoi racconti dei primi 2 capitoli, ben convogliato da un andazzo strumentale e da un cantato di LeMar piuttosto teatrali sulla scia degli Ayreon (o degli stessi Savatage). C’è tempo poi per riecheggiare da lontano tutte  le parti narrate dei primi 2 capitoli in sottofondo alle irrequiete percussioni di Tom Diener, ma il tutto si dilunga oltremodo, mentre il finale (“Deliverance”) riadotta gli stilemi standard del resto del disco: qui il protagonista comprende come visioni ed incubi fossero proiezioni del suo rapporto in vita con la consorte (desiderio, vendetta, odio, senso di colpa) amplificati dalla droga, e ad un passo dalla morte (negli incubi come nella realtà) l’uomo trova la forza di uscire dal tunnel proprio grazie agli avvertimenti ispirati da lei, che alla fine rivivrà al suo fianco come musa…  

L’album, in definitiva, non è male, e se amate il metal diretto, roccioso, oscuro e con bei ritornelli, vi piacerà e aggiungete pure 6-7 punti. Nondimeno, la concretezza che la band ha cercato in questo disco si riflette in una certa monotonia di fondo, e questa carenza di soluzioni conduce inaspettatamente -e per la prima volta- ad un segno “meno” nel trend discografico dei tedeschi: quindi a chi come me predilige un prog-metal più eclettico e cangiante, con raffiche di riffs differenti, invenzioni e parti strumentali (anche non necessariamente sperimentale o innovativo: vedi l’ottimo lavoro fatto dai compagni di scuderia Seventh Wonder) dico, con rammarico, di rivolgersi altrove, perché il 2008 -per l’appunto- ha riservato di meglio.  

Alessandro Marcellan“poeta73”  

Tracklist:
PROLOGUE
1. Nightfall (0:48)
CHAPTER I – BLACK BARREN LANDS
2. The Years Ahead (5:33)
3. Dream Diary (4:41)
4. No Harm (6:12)
5. Remember (5:50)
6. Succubus (5:48)
CHAPTER II – A THOUSAND NIGHTMARES
7. Warning (2:27)
8. The Curse (5:47)
9. The Tower (6:55)
10. Faces (5:07)
CHAPTER III
11. MUSE (19:20)
-Serpent’s Kiss
-Past Sin
-Between the Lines
-Deliverance

Line-up – Martin LeMar / vocals
– Rainer Grund / guitars
– Oliver Schwickert / keyboards
– Chris Doerr / bass
– Tom Diener / drums  

Ultimi album di Tomorrow’s Eve

Genere:
Anno: 2007
65