Recensione: Tales of Ithiria

Di Alessandro Calvi - 12 Giugno 2009 - 0:00
Tales of Ithiria
Band: Haggard
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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72

A quattro anni da quel capolavoro che risponde al titolo di “Eppur si Muove”, gli Haggard tornano a farsi sentire con questo nuovo “Tales of Ithiria”. L’attesa è stata lunga e spasmodica per i fan della band tedesca e finalmente è terminata.
Quattro anni, però, son lunghi e fin dalla copertina ci si rende conto che qualcosa è cambiato. Questa volta a dare profondità a testi e musiche del gruppo di Asis Nasseri non troviamo, infatti, un concept di matrice storica, come nei precedenti incentrati su Nostradamus e Galileo, bensì una vicenda fantasy.

Nulla però è mai semplice quando si parla degli Haggard, quindi ecco la storia dipanarsi attraverso undici tracce che alternano canzoni e intermezzi strumentali e/o di narrazione. Un’opera imponente in cui ognuno degli strumenti che compongono questo numerosissimo gruppo (un’orchestra di una ventina di elementi per i pochi che ancora non lo sapessero) trova il suo spazio e il modo d’esprimersi. Riuscire a far coesistere tutti questi elementi, accostando musica classica e metal, voci maschili e femminili, pulite e growl, non è sicuramente facile. Gli Haggard però ci han abituato bene in questi anni, dimostrando di essere tra i migliori e più eleganti equilibristi della scena.
Forse, però, ci han abituato anche troppo bene. Questa volta, infatti, non tutto sembra incastrarsi alla perfezione.
Principalmente sono gli stacchi dedicati alla narrazione a togliere ritmo e atmosfera al disco. Gli intermezzi sembrano, infatti, un po’ posticci e non del tutto amalgamati al resto delle composizioni. La tracklist perde quindi di capacità di coinvolgere l’ascoltatore che è spesso portato a “skippare” le tracce.
Sotto il profilo dell’equilibrio tra musica metal e classica, “Tales of Ithiria” sembra propendere (molto più dei suoi predecessori) verso la seconda componente. Il cantato growl, le chitarre elettriche e il basso si ritagliano uno spazio da protagonisti solo in pochi brevi frangenti, per il resto del tempo sono gli elementi dell’orchestra sinfonica a dettare legge. Le composizioni, inoltre, si sono orientate verso una maggiore ricerca di magniloquenza (seguendo, in questo, un po’ l’hollywood metal dei nostrani Rhapsody of Fire), lasciando momentaneamente da parte le soluzioni più barocche del precedente “Eppur Si Muove”. La sensazione generale è quella di un certo cambiamento (più che un’evoluzione) nel sound degli Haggard, vedremo se destinato a durare o solo frutto di un esperimento estemporaneo.

Per concludere, questo “Tales of Ithiria” è certamento un bel disco che sarà sicuramente in grado di far contenti i fan della band tedesca. L’alchimia che contraddistingueva il precedente “Eppur Si Muove”, però, si è un po’ persa. Il cd risulta, infatti, differente dal suo predecessore (e forse anche leggermente meno convincente) nell’approccio al rapporto tra musica classica e metal, oltre che un po’ frammentario nel suo andamento, pur presentando perle di assoluto valore che dimostrano ancora una volta le grandissime capacità degli Haggard.

Tracklist:
01 The Origin 
02 Chapter I – Tales of Ithiria 
03 From Deep Within 
04 Chapter II – Upon Fallen Autumn Leaves 
05 In Des Königs Hallen (allegretto siciliano) 
06 Chapter III – La Terra Santa 
07 Vor Dem Sturme 
08 Chapter IV – The Sleeping Child 
09 Hijo de la Luna 
10 On These Endless Fields
11 Chapter V – The Hidden Sign

Alex “Engash-Krul” Calvi

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