Recensione: Terraphobic

Di Luca Trifilio - 30 Novembre 2009 - 0:00
Terraphobic
Band: Dagon
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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70

Prendete una manciata di giri melodici alla Dark Tranquillity, mischiate con dei riff di scuola Trivium, aggiungeteci qualche tocco di US metal, disponete su una solida base thrash ed arricchite a piacimento con un po’ di armonizzazioni heavy metal. Se userete le dosi giuste, da questo miscuglio otterrete il sound dei Dagon, band americana che torna sul mercato col secondo full-length, che segue a due anni di distanza il debutto Paranormal Ichthyology. Se dal titolo dell’album e dalla copertina non fosse ancora chiaro, le tematiche trattate dai nostri riguardano esclusivamente il mare, ancor meglio se si parla di oceano aperto, con riferimenti a pirati, ad attacchi di squali, a temibili quanto ancestrali creature marine che sembrano uscite dall’immaginario di H.P. Lovecraft. Per questi motivi, la band dà alla propria proposta musicale la colorita etichetta di Punishing Nautical Thrash.

Le undici canzoni che compongono Terraphobic, per una durata complessiva di 52 minuti, spaziano all’interno dei generi succitati, a volte all’interno di uno stesso brano, altre volte invece esaltando un particolare stile in un brano specifico, più puro e mono contaminato. Alla fine della fiera, tuttavia, i Dagon riescono nella non semplice impresa di raggiungere un buon equilibrio tra le varie componenti, equilibrio che raggiunge l’apice in Feeding Frenzy, canzone dotata di ottima calibrazione tra impatto e melodia, ed arricchita da buoni riff e da un refrain convincente. Proprio in quel brano viene anche sfruttata al massimo l’alternanza delle voci, altra caratteristica del sound della band: il bassista Randy Ladisky ed il batterista Jordan Batterbee si suddividono le parti dietro al microfono, il primo cantando in classico screaming di scuola black metal, il secondo in growl, non troppo gutturale. I brani si assestano quasi tutti su ritmi elevati, ma non mancano rallentamenti, parti più riflessive e break dedicati agli assoli. In tutto il lavoro, inoltre, è presente la melodia, che non manca di fare capolino anche nei riff più tirati. Positive anche le armonizzazioni, senza dimenticare le interessanti linee di basso, esaltate da una produzione di ottima qualità, capace di dare il giusto spazio ad ogni strumento. Da citare, parlando di singoli brani, è senza dubbio la conclusiva Ocean Metal, che si ritaglia il ruolo di autentico inno della band, sia musicalmente che liricamente. Oltretutto, rimanendo sulla canzone appena citata, va rimarcata una sua peculiarità: nella parte finale, quando viene ripetuto l’anthemico ritornello, Rob Halford si impossessa delle corde vocali di Ladisky, capace di lanciare urla acute molto simili a quelle del Metal God.

Nel paragrafo precedente si sono evidenziate le caratteristiche di Terraphobic e le sue coordinate stilistiche, ed effettivamente tutto farebbe pensare ad un lavoro di buon livello. Tutto sommato lo è, perlomeno formalmente: ottima produzione, buona prestazione dei singoli musicisti, alcuni brani di spessore, un songwriting generalmente maturo. Eppure ancora manca quel tocco in più per far sì che i nostri compiano un deciso balzo in avanti. In particolare, in molti passaggi del disco ed in alcune strutture è presente una vena metalcore che, pur non essendo negativa in quanto tale, risulta simile in tutto e per tutto al marasma di band che hanno seguito il trend nell’ultimo decennio. Certo, i Dagon mettono sul piatto qualche elemento in più, ma rimane quel retrogusto amaro al pensiero che, asciugando certe influenze o differenziandole, l’album avrebbe potuto essere migliore di quanto è. Per il momento, comunque, Terraphobic è la fotografia di una band formatasi 4 anni fa e che già ha dalla sua un buonissimo bagaglio: con qualche lieve modifica alla formula, e magari con un inserimento di elementi “marittimi” anche nel comparto musicale oltre che in quello lirico, potrebbe rivelarsi una realtà da seguire negli anni a venire.

Luca ‘Nattefrost’ Trifilio

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Tracklist:

01.    Cut To The Heart (05:03)
02.    Demons In The Dark (05:05)
03.    Terraphobic (05:37) * MySpace *
04.    Wave Of Predation (04:30)
05.    To The Drums We Rise (04:59) * MySpace *
06.    Full Speed Ahead (04:20)
07.    Into The North (04:57)
08.    The Last (04:22)
09.    The Sea Encompassing (04:46)
10.    Feeding Frenzy (04:19)
11.    Ocean Metal (04:41) * MySpace *

Line-up:

Chris Sharrock – chitarra
Briant Daniel – chitarra
Randy Ladisky – basso, voce
Jordan Batterbee – batteria, voce

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