Recensione: The Beauty and the Beast

Di Thrashing_Rage - 12 Aprile 2004 - 0:00
The Beauty and the Beast

Ci sono gruppi che nella loro lunga carriera ottengono un successo quasi immediato (basti pensare sia a nomi altisonanti come Metallica e Iron Maiden, oppure Helloween e Running Wild), e ci sono anche gruppi che nella loro lunga militanza metallica incidono tantissimi dischi di qualità ma purtroppo si ritrovano sempre ad agire come opener-acts di gruppi famosi.
Un esempio fulminante sono gli Stormwitch: personalmente credo che i loro 4 dischi siano ottimi, al pari di tutto il materiale prodotto nei fiammanti anni ’80 in terra tedesca. Dischi come “Tales of Terror”, “Walpurgis Night” e questo “Beauty and the Beast” sono il frutto di un grande talento, o chissà di qualche formula magica in possesso del quintetto tedesco.
The Beauty and the Beast è un disco pregno di atmosfere semi-romantiche e occulte, i ritornelli dei pezzi sono quasi tutti memorabili e le parti strumentali si domostrano essere sia telluriche che allo stesso tempo sognanti.
Prenderei come esempio due tipi di song: la prima è la title-track, una canzone che, secondo il mio punto di vista, potrebbe tranquillamente entrare nel top 100 delle canzoni heavy metal più belle della storia, dove le chitarre tessono una grandissima linea melodica e cenni di tastiera (suoni puramente anni ’80)riescono a far rientrare il pezzo nei canoni dell’heavy metal 85-89. Ils econdo brano a cui facevamo riferimento è la ballad Tears by Firelight, una delle più emozionanti ballate che abbia mai avuto modo dia scoltare in ambito metal, dove le chitarre classiche creano un alone di magia intorno alla struttura melodica del pezzo.
Stormwitch sono forse una delle band più sottovalutata del mondo metal anni ’80 e lo dimostrano anche con la coppia di song, di notevolissimo spessore, sulle quali mi sento di dover particolarmente focalizzare l’attenzione, parliamo proprio di Tigers of The Sea e Cheyenne: la prima forse è il masterpiece del disco, voci provenienti da una birreria di pirati fanno da preludio a questa cult-song dove il ritornello dittatoriale e classicamente HM teutonico la fa da padrone.
Inceve l’altro brano di riferimento, “Cheyenne”, è un mid tempo che, al livello del ritornello si trasforma in un up-tempo da far invidia addirittura agli Helloween del debutto!
L’ultima song che vi voglio segnalare è la lunga e potente Russia’s on Fire, un mid tempo massiccio e di scuola tedesca.
Fra i primi quattro lavori di casa Stormwitch questo è il mio preferito insieme al debutto Walpurgis Night, se lo trovate in qualche fiera del disco o mercatino non indugiate e prendetelo ad occhi chiusi.

1.Call of the wicked
2.Just for one night
3.The Beauty and the Beasy
4.Emerald eye
5.Tears by the firelight
6.Tigers of the sea
7.Russia’s on fire
8.Cheyenne
9.Welcome to Bedlam