Recensione: The Divine Disharmony

Di Eugenio Giordano - 22 Giugno 2003 - 0:00
The Divine Disharmony
Band: Sinphonia
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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70

Secondo platter per i danesi Sinphonia, gruppo votato al prog metal oscuro e dalle atmosfere gotiche che già con il precedente When the tide breaks aveva mostrato una padronanza tecnica e compositiva di tutto rispetto sfornando un platter elegante e maturo, lontano dal trademark imperante nel panorama metal europeo basato su melodie di facile presa e ritornelli semplici da apprezzare. I nostri si affidano all’ugola della preparatissima Monika Pedersen che si rivela spesso la caratteristica vincente e distintiva del sound del gruppo, la sua timbrica è davvero molto cambievole, passa agilmente tra parti vibranti e nervose fino a toccare gorgheggi acuti che lasciano davvero sbalorditi. Rispetto al debutto i cinque danesi in questione si sono spinti veramente molto lontano in senso artistico, questo The divine disharmony è un platter complesso ed elaborato che aumenta in modo esponenziale la caratura tecnica di ogni singolo brano, naturalmente le atmosfere dei nostri restano oscure e malinconiche, non perdendo i tratti distinitvi del prog gotico che i Sinphonia coltivano con coraggio e coerenza.

La iniziale The reflective and the sleeper è un pezzo davvero elaborato e complesso, basato su ritmiche oscure di chitarra, abbassata di tono, fuse in modo ipnotico con melodie esotiche e orientaleggianti rese alla perfezione dalla singer che si muove con eleganza attraverso vocalizzi inarrivabili e di forte emozione su chi ascolta. Particolare A spectre of dust perchè possiede delle linee vocali davvero spettrali, il brano si arrampica su melodie contrastanti e atmosfere oscure, l’interpretazione vocale è molto ricercata e giocata su una timbrica maligna, sporcata e nervosa rispetto al resto del platter, un brano interlocutorio. Ottima invece la successiva Disclosure che ci riporta in territori più propriamente progressivi e oscuri, la potenza non viene dimenticata ma certamente i Sinphonia non sono un gruppo da facili responsi in sede live, infatti anche questo brano è molto elaborato e il pubblico dovrebbe ascoltarlo più volte prima di poterlo apprezzare in pieno, per me questo di certo non è un difetto. Bella anche The essence of desire ancora giocata su atmosfere plumbee ma dinamiche e cambievoli, la sezione ritmica dei Sinphonia sotto questo profilo è sconcertante, vi bastano pochi secondi per comprendere il grado di preparazione tecnica di questi ragazzi che non temono confronti con band molto più affermate o osannate della scena prog.

Non mi convincono molto Strength of the static sight e Within a script troppo rallentate e prolisse, appartengono a stilemi artisitici più vicini al doom, genere che personalmente detesto, rispetto al prog metal, comunque i Sinphonia si rialzano sfornando un brano eccellente come My will is wisdom forse il migliore del disco, ancora affiorano splendide melodie intrecciate e cambiovoli alle cui spalle si distende un ottimo riffing ipnotico ed oscuro di grande effetto. Ottima la title track che pone fine al disco in maniera efficace e convincente, sono ancora la tecnica e la capacità compositiva ha fare la fortuna del gruppo sebbene non ci si perda in passaggi autocelebrativi mantenedo una elegante sobrietà sonora finalizzata alla riuscita del disco e non alla gloria dei singoli esecutori. In conclusione, è importante ricordare la collaborazione dietro alla consolle di Lorenzo Deho, vero mastermind del prog metal italiano che nel caso dei Sinphonia si dimostra pure un bravo tecnico contribuendo a migliorare e perfezionare la resa sonora di questo platter aumentando le quotazioni del gruppo.

Eugenio “Metalgenio” Giordano

TrackList:

01. Prologue
02. The reflective and the sleepers
03. A spectre of dust
04. Disclosure
05. The essence of desire
06. Strength of the static sight
07. Within a script
08. My will is wisdom
09. The divine disharmony
10. Epilogue

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