Recensione: The Hidden Door

Di Silvia Graziola - 7 Luglio 2008 - 0:00
The Hidden Door
Band: Geminy
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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70

I Geminy sono un quintetto genovese formatosi nel 2006 grazie all’incontro tra il chitarrista Marco Manzani e il cantante Marco Filippone, a cui si uniscono poco dopo il bassista Francesco Molinelli e il chitarrista Alessio Pucciano. Sin da subito il gruppo inizia a lavorare su materiale proprio che raccoglie all’interno del suo demo cd di esordio, The Hidden Door, alle cui registrazioni partecipa il batterista Maurizio De Palo, in attesa che l’elemento mancante dietro alle pelli venga trovato nella persona di Marco Pentola.

The Hidden Door è in verità un concept album: i suoi testi, ideati e scritti da Filippone, hanno un sapore fantasy e parlano della storia del regno di Maraween, dei suoi intrighi e dei suoi tradimenti. Qui il re Alabhar è reso folle da un incantesimo creato dal druido Tiracy che rischia di fargli uccidere il suo stesso figlio ed erede, Myor, il quale, per avere salva la vita, fugge dal regno e va alla ricerca della “collana della Trinità” (ovvero Trinity Neclace come il titolo dell’omonimo brano) che gli serve per spezzare l’incantesimo, conservata in un castello all’interno della Foresta degli Alberi Bianchi, nelle Isole Benedette. Il guardiano delle isole, Mac Lir, si oppone fermamente all’impresa del figlio del re che, è costretto ad affrontare diverse prove e numerose avversità per portare a termine il suo compito.

Sebbene il concept non sia facile da ricostruire a causa della disposizione delle tracce in modo non lineare e con l’uso di diversi flashbacks, l’album dei Geminy è un buon disco di musica prog, ben suonato e con al suo interno tante buone idee, accompagnato da un booklet molto curato nei dettagli e nella grafica e contenente i testi che aiutano a comprendere meglio le canzoni.

Il brano con cui The Hidden Door rompe il ghiaccio porta il titolo di Nordic Sea, dall’introduzione cadenzata e marziale, che catapulta l’ascoltatore nel vivo della storia; sin dai primi minuti la produzione di questo disco appare buona, soprattutto considerando che si tratta di un demo, anche se con un piccolo difetto: i suoni appaiono un po’ troppo ovattati a causa di una presenza eccessiva di bassi.

La voce di Filippone è calda e fortemente espressiva e si adatta ottimamente a interpretare i testi scritti da lui stesso; il suo modo di cantare è evocativo e ricco di forza e dà i risultati migliori soprattutto nelle parti più lente e nei mid-tempo, come accade nella seconda parte di Trinity Necklace e di Abyss. Quest’ultimo, forse uno dei brani più belli di questo demo, non a caso inserita anche all’interno della compilation italiana Heavy Rendez Vous III pubblicata dalla LM Records, grazie alle linee di pianoforte e dal suo animo melodico, ha un sapore decisamente neo progressive e le sue linee di cantato ricordano quelle dei Clepsydra di Alone, soprattutto per quanto riguarda la pronuncia della lingua inglese di Filippone, un po’ “maccheronica” ma decisamente caratteristica.

Il neo-progressive non è però l’unico genere musicale che fa capolino tra le tracce di questo demo: The Hidden Door è infatti un’unione di più anime musicali e il brano successivo, Escape, con il suo ritornello marcatamente heavy metal, ne è un’ulteriore prova, mentre la conclusiva Temple Of Heroes ospita al suo interno anche qualche inserto epic metal, presente anche nei primi due brani del disco.

Una menzione speciale va fatta agli assoli di chitarra, particolarmente convincenti, ben strutturati e inseriti in modo ottimale all’interno delle canzoni, mettono in mostra di possedere, oltre alla tecnica, un grande gusto compositivo. Anche se talvolta appaiono un po’ nascosti dagli altri strumenti, come accade per esempio in Escape, due ottimi esempi di questa abilità compositiva sono riscontrabili nel brano di apertura Nordic Sea e in Temple Of Heroes, quest’ultimo fortemente ispirato dai Dream Theater di The Darkest Of Winters (A Change Of Seasons, 1995).

In conclusione, questo demo mostra un gruppo con tante buone idee che, unite nel modo giusto, possono dar vita a un album vero e proprio di qualità ancora maggiore. Le potenziali ci sono e i Geminy hanno dinnanzi a loro numerose e ampie prospettive di miglioramento.

Silvia “VentoGrigio” Graziola

Tracklist:

01. Nordic Sea
02. Trinità Necklace
03. Abyss
04. Escare
05. Temple of Herpes

Lineup:

Francesco Filippone: Voce
Marco Manzani: chitarre e tastiere
Alessio Pucciano:chitarra
Francesco Molinelli: basso
Maurizio De Palo: batteria

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