Recensione: The Living Magisterum [EP]

Di Vittorio Sabelli - 19 Settembre 2013 - 18:26
The Living Magisterum [EP]
Band: Emblazoned
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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72

 

È difficile se non addirittura raro trovare una band attiva dal 1999 che abbia prodotto un solo demo (“Nocturnal Arsonist”) nel 2001 e un EP (“A Ceremony of Hellfire”) nel 2005. Ma scovando a fondo nel passato degli Emblazoned, si scopre che la band non ha mai suonato live, perché i lavori precedenti erano tutto frutto dell’ one-man band Kevin Forsythe. E gli alti e bassi del leader (unico) hanno fatto passare altri otto anni per questa nuova uscita, seppur nuovamente su EP. 

Ma con “The Living Magisterum“ la band finalmente prende forma con ‘veri e propri’ musicisti, provenienti da diverse esperienze in act affermate e non (Micawber, Jungle Rot, Decrepit Birth, Decrescent). Il loro intento è di spostare il tiro verso ambienti più ‘realistici’ rispetto ai lavori passati, in cui la drum-machine era parte integrante della composizione, e il discorso impostato su un death metal dei primi anni ’90.

Tutto sommato il sound resta incentrato su un death metal di stampo svedese, ma con l’aggiunta di una componente black metal che rende l’ascolto interessante e omogeneo. Le influenze principali sono riscontrabili chiaramente in Grave, Entombed, Unleashed, Marduk, Behemoth, Immortal e, seppur nulla di nuovo viene apportato per i posteri, il disco si lascia ascoltare con una certa disinvoltura, segno che le sue tracce sono comunque ben architettate.

Il sound è senz’altro il segno caratteristico del quartetto, che dà buone vibrazioni all’ascolto, calibrato tra gli strumenti e tendente a quell’oscurità di cui la musica necessita allo scopo. Un EP composto da cinque tracce: la prima è un’immancabile intro (“Premonition”), necessaria per entrare in sintonia con “The Living Magisterum“, mentre le quattro ‘effettive’ ampliano lo spettro musicale del blackened-death metal impostato dalla band. I brani sono di buona fattura e tra loro spicca “Refuge In Darkness”, basata su accordi di chiara provenienza norvegese, che riesce a centrare a primo ascolto l’attenzione, grazie anche all’aspra voce di Plewa e al drumming ossessivo di Pulvermacher. Interessante il frequente uso della voce raddoppiata per ‘estremi’: growl e screaming danno un’ulteriore carica alla musica espressa.

L’ottima produzione di The Living Magisterum è per mano di Chris Wisco degli studi Belle City Sound in Wisconsin, mentre l’artwork è opera dell’artista Raf the Might. A detta della band a novembre inizieranno le registrazioni per il primo full-length, che dovrebbe esser pronto per il prossimo anno. Considerando i trascorsi dobbiamo (ri)crederci?

 

Vittorio “versus” Sabelli

 

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