Recensione: The Obscurity Within…

Di Vittorio Sabelli - 8 Novembre 2012 - 0:00
The Obscurity Within…
Band: Entrapment
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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70

Death metal e Olanda uguale Asphyx.

Non potrebbe essere altrimenti visto che parliamo dei massimi esponenti che hanno portato alla ribalta (non da soli, naturalmente) il filone estremo nella terra dei tulipani. Dopo quest’ondata devastante a distanza di due decadi chi si sarebbe aspettato una band che ci riporta alle sonorità del death metal primordiale, di quello old school per intenderci? Gli Entrapment assorbono alla perfezione la lezione dei loro ‘padrini’ riuscendo a dar vita a un loro stile con l’album d’esordio “The Obscurity Within…”.

Tre demo alle spalle e una buona reputazione live sono il biglietto da visita per lo ‘sconosciuto’ Michel Jonker, che non solo è la mente di queste dieci tracce, ma con veemenza e rabbia se le incide in completa solitudine: dalle voci alle chitarre, alla ritmica e addirittura al violino e al pianoforte.

Gran parte delle tracce scorre sul modello forma-canzone, come da tradizione, ma non senza un apporto personale. “Catatonic Rites” è una sonata per violino e pianoforte che non lascia intendere molto, se non l’inquietudine in perfetto stile degna di act quali Autopsy, Dismember, Carnage. L’intro mid-tempo di ”Shallow Breath” mette in risalto le linee chitarristiche che hanno portato alla ribalta gli Entombed e lo swedish death metal, scatenando un ritmo punk sopra il quale emerge la voce rasposa di Jonker, e questo ‘andamento’ continua nella successiva “Feast Of Atonement”, che improvvisamente apre un mid-tempo degno dei tempi passati. La title-track “The Obscurity Within…” inizia con un omaggio ai Black Sabbath, per scaturire in sezioni contrapposte sulle quali trovano spazio un breve solo di chitarra e l’invocazione del leader, sempre in perfetta sintonia stilistica. Le chitarre armonizzate di “Dead And Cold” lasciano respirare prima della successiva “Infernal Blasphemies”, che spinge a mille sull’acceleratore. Riff in chiaro stampo melodico che si fondono egregiamente col resto, mentre “Anxiety” non si discosta di un millimetro dal titolo, e l’acidità iniziale viene spazzata via dal solito treno a mille, che strizza sempre un occhio a Venom e Autopsy, iniziando però a rendere il discorso ‘quasi’ prevedibile. Gli stacchi di “Eternal Bliss” e la figurazione ritmica 4+5 di “Mentally Deranged” sono alcuni elementi che cercano di stupirci, ma solo per un istante. La conclusiva “Soul Entrapment” racchiude le paranoie di Jonker e chiude il cerchio in fader, lasciando delicatamente riposare mente e orecchie… a questo punto è lecito chiedersi se fermarsi a un solo ascolto o ricominciare con l’introduzione di violino e pianoforte…

La sensazione di avere ascoltato un buon disco c’è, anche se i metri di riferimento sono troppi e di altri ranghi. Non è da un disco del genere che ci aspettiamo tecnicismi e innovazioni, quello che emerge da “The Obscurity Within…” è l’animo old school di Michel Jonker. Fosse uscito inizi anni ’90 sarebbe stato senza dubbio un buon disco da tramandare ai posteri ma, visto che in quel periodo ensemble come Possessed, Autopsy e Master avevano già detto molto in materia, vedo questo disco come un atto di ringraziamento e omaggio ai pionieri che hanno creato l’alfabeto death metal per centinaia di altre band a seguire.
 
Vittorio “VS” Sabelli

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Tracce:
1. Catatonic Rites 3:48
2. Shallow Breath 2:50
3. Feast Of Atonement 3:17
4. The Obscurity Within… 3:39
5. Dead And Cold 3:02
6. Infernal Blasphemies 2:19
7. Anxiety 3:42
8. Eternal Bliss 2:54
9. Mentally Deranged 2:20
10. Soul Entrapment 4:02

Durata 31 min.

Formazione:
Michel Jonker – Voce/Chitarra/Basso/Batteria/Violino/Pianoforte
 

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