Recensione: The Raven Ride

Di Giulio Caputi - 16 Maggio 2006 - 0:00
The Raven Ride
Band: Empire
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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79

Il progetto Empire, ormai giunto alla terza pubblicazione in studio, comprendeva in principio (parliamo del 2001) una serie di musicisti di tutto rispetto, il cui elemento di spicco era senza dubbio il bassista (ex Black Sabbath, ex Whitesnake) Neil Murray, più alcuni ospiti illustri come Don Airey, Mark Boals, Anders Johansson e alla voce il più che discreto Lance King.

“The raven ride” è quindi la nuova fatica discografica di questi consolidati musicisti arricchiti ora alla voce dal sontuoso Tony Martin che già dal suo precedente disco solista “Scream” aveva dato ottimi segnali di ripresa; lo abbiamo anche visto in forma più che mai calcare il suolo italico solo una manciata di mesi fa. Ai primi ascolti il disco in questione si presenta piuttosto eterogeneo nelle proposte contenute, certo la musica ruota intorno ad un hard rock potente ed incisivo come è lecito aspettarsi da musicisti di tale estrazione, ma le idee ivi contenute cercano di fare breccia attraverso gli standard canonici di questo genere.
Occorrerebbe fare una disquisizione piuttosto lunga sul concetto e sulla differenza tra hard rock e heavy, personalmente credo che il primo abbia dimostrato anche negli anni ’70 quanta variabilità musicale possa contenere al contrario di certi schemi propri del metal, senza nulla togliere a quest’ultimo.
Ebbene, gli Empire sembrano essersi ritrovati in questo concetto facendolo proprio, aprendo le proprie influenze verso sfumature lontane, che non fanno altro che confermare la qualità di “The raven ride”. Il quartetto di canzoni iniziale ripete certe filosofie sentite più volte dai gruppi di provenienza, come è innegabile il valore e l’orecchiabilità della titletrack che apre anche il disco, tracce evidenti del periodo Sabbath escono fuori sia in “Breathe” che soprattutto in “Satanic curses” (quest’ultima sembra uscita da Headless Cross), mentre influenze più moderne (nel senso buono del termine) caratterizzano “Carbon based lifeform”, pur restando in un contesto tipicamente rock.
Dalla quinta traccia in poi gli Empire cominciano a intraprendere strade diverse come a voler dire: “all’inizio vi abbiamo dato quello che vi aspettavate, ora è il momento di divertirci”, ecco quindi “Al Sirat – The bridge to paradise” a mio modo di vedere un capolavoro, primo perché qui la voce di Martin è a dir poco eccezionale, secondo l’incedere della canzone è possente (con evidenti richiami a Rainbow e Black Sabbath) ma non scontato, e soprattutto la qualità del songwriting sembra essere davvero vincente!
Si procede con l’insolita ballad “What would I do” : bello il tappeto di tastiere ed il ritornello sofferto anche se nel complesso la track non sembra spiccare il volo. Incredibile ma vero l’inizio di “Changing world” mi riporta ai Queensryche di “Rage for order”, anzi riascoltandola bene anche il ritornello non è lontano dalle linee melodiche di quel glorioso disco, è comunque una bella sorpresa in cui il gruppo prova ad allontanarsi dai classici standard pur senza stravolgere la propria proposta. A questo episodio più introspettivo, fa seguito l’arrabbiatissima “Maximum” che ad un primo ascolto mi ricorda un pezzo dei Motley Crue presente su New Tattoe, a mio modo di vedere non particolarmente esaltante, forse solo un riempitivo e niente più.
Fino a questo punto solo una traccia mi ha deluso mentre il resto… Tanto di cappello!
Si conclude ancora in bellezza con l’orecchiabile hard rock di “I can trust myself”, dotata di un ritornello da gridare a squarciagola: se questa canzone diventasse un tormentone estivo non mi stupirei affatto! Discreto il colpo di coda dovuto a “The devil speaks, the sinner cries” dall’ incedere sabbathiano in cui Tony Martin si supera e dà prova del suo talento e del suo splendido timbro ammaliatore.

Che dire di più, se ad un primo ascolto “The raven ride” non colpisce più di tanto, ad un secondo ti coinvolge completamente, le linee melodiche si fanno ben ricordare, la quasi totalità delle canzoni è di ottima fattura e posso tranquillamente consigliarlo a tutti perché è un tipo di musica universale che può piacere a chiunque!

Line up:

Tony Martin – Vocals
Neil Murray – Bass
Rolf Munkes – Guitars
Andre Hilgers – Drums

Tracklist:

1. The Raven Ride
2. Breathe
3. Carbon Based Lifeform
4. Satanic Curses
5. Al Sirat – The Bridge To Paradise
6. What Would I Do?
7. Changing World
8. Maximum
9. I Can’t Trust Myself
10. The Devil Speaks, The Sinner Cries

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