Recensione: The state of insanity

Di - 20 Maggio 2002 - 0:00
The state of insanity
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Anno: 2001
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75

Decisamente un buon lavoro “The state of insanity”, che ci viene proposto dai Blood Red Angel alla seconda pubblicazione per la Gutter Records, etichetta che ha decisamente poche band veramente valide su cui contare ed i Blood Red Angel sono certamente fra queste.
Il gruppo è autore di un thrash old school di quello granitico e potente in grado di miscelare sapientemente le influenze più prettamente teutoniche con quelle della Bay Area, dando origine a song assolutamente potenti.

Altra caratteristica che mi ha colpito positivamente è che i Blood Red Angel non disdegnano neanche sfoghi più moderni,ed in particolar modo nelle ritmiche, che vanno a dare alle song una potenza di fuoco ancora maggiore.
Le composizioni sono tutte di buona fattura decisamente varie e quasi mai ripetitive, costruite sapientemente su strutture che risultano molto efficaci.
Il cantante è grintoso e violento al punto giusto, non disdegna lo scream ruvido e sporco in alcune song.
Le chitarre stridono nel miglior stile Hanneman/King, dimostrando ancora una volta che gli Slayer sono un punto di riferimento per un gran numero di band della nuova e ribollente scena thrash internazionale.
La sezione ritmica, basso e batteria, è bella compatta; si rivela potente e veloce nella maggior parte delle composizioni.

Le 10 tracce (più l’intro) sono di buona qualità e denotano un song-writing originale e maturo che non scade mai nel banale risultando ben rodato nella quasi totalità delle composizioni.

L’intro dalle tinte oscure ed evocative, si discosta molto da quelli che saranno i temi ed i tempi musicali presenti nel resto dell’album.
Infatti la seguente “Disturb the celebration” si apre come una qualsiasi delle migliori canzoni Slayer: lenta, granitica e ruvida, con accellerate, ed un ritornello violento.
Costruita su tempi molto veloci, con riff d’impatto e assolutamente legati al thrash della Bay Area.
Su coordinate diverse, è basata la fantastica “The violins of the damned”, la miglior canzone dell’album. Ricorda molto le composizioni più rallentatte e macignose dei Destruction e di conseguenza di un po’ tutta la zona teutonica ma è molto atipica nella sua costruzione.
Ottime sono anche canzoni come “Insanity divine” o “Blood-stained”, entrambe cupe e violente, belle ritmate e con un groove gravoso ed opprimente in cui il gruppo non disgusta neanche sfoghi più prettamente speed.

In conlcusione credo che i Blood Red Angel siano una band veramente promettente da tenere senza dubbio d’occhio, in grado di evolversi in molteplici direzioni, sapendo estrapolare il meglio dell’attitudine dei maestri del passato.
Vedremo cosa combineranno sul prossimo album.

Francesco “madcap” Vitale

Track-list:

1.Intro
2.Disturb the celebration
3.The violins of the damned
4.Insanity divine
5.Cold flesh
6.Release
7.The antagonist
8.Dark illusions
9.Blood-stained
10.Invocation
11.A crime story

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