Recensione: The Sun Has Gone Crazy

Di Roberto Forghieri - 13 Febbraio 2014 - 0:01
The Sun Has Gone Crazy
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2014
Nazione:
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80

Ci siamo occupati recentemente di Stefan Berggren recensendo il debut album dei Revolution Road, in cui il cantante/tastierista/chitarrista svedese aveva fatto coppia con il nostro Alessandro Del Vecchio, ed eccolo nuovamente coinvolto con la leggenda Lee Kerslake, batterista storico di Uriah Heep, nonché di Ozzy e del super gruppo Living Loud.

I due si incontrano nel 2005 quando Berggren militava nei M3 (Moody, Marsden, Murray) quando supportavano gli Uriah Heep di Kerslake.
Nel 2007 suonarono insieme alcuni show (anche se non ancora come BKB) e nel 2011 Kerslake telefonò a Berggren per cantare uno show acustico da tenersi in Helsinki: proprio qui furono gettati i semi germogliati nella formazione della BKB.
Per il basso venne interpellato Tomas Thorberg, che già aveva affiancato Berggren negli Snakes In Paradise e che vanta collaborazioni con Michael Schenker e John Norum. Un altro amico di Berggren, Joakim Svalberg (Opeth, Malmsteen), partecipa quindi come ospite suonando in un paio di brani organo e moog.
Se Berggren la fa da padrone cantando ed occupandosi di tutte le parti di chitarra organo e tastiere, Lee Kerslake è senza dubbio l’ispiratore del sound che avvolge tutto il cd.

Le danze vengono aperte da “Walk Tall”, brano con il quale il duo titolare del monicker BKB ci indirizza verso quello che possiamo tranquillamente definire un album di solido hard rock di stampo seventies; la voce “Coverdaliana” di Berggren ci apre la porta su un mondo di sonorità che faranno la gioia dei fans di Led Zeppelin e Deep Purple; il riff solido e quasi ipnotico, nella sua insistenza, è di quelli che ti si stampano in mente e poi non ti lasciano più.
Grande spazio dato anche alla versione guitar hero di Berggren che si produce in solos che riempiono di colori l’opener di questo cd.
“Super Sonic Dream” ovvero : “Uriah Heep una volta, Uriah Heep Per sempre!”.
Se, come il sottoscritto, siete cresciuti a pane e “Live 1973” non potrete non amare questa traccia che rimanda direttamente a “Easy Livin’” per ritmiche ed atmosfera.
Con un intro quasi sussurato da Berggren, si apre “My My”, pezzo che conferma la bontà della ricetta proposta dai due “Masterchef” che sono, ovviamente, l’anima e cuore dei BKB : ancora tanto e tanto hard rock, qui proposto in versione più riflessiva, quasi sinuosa, che pur rendendo omaggio ai maestri della terra d’Albione, in un certo senso si riallaccia a chi ha portato avanti questo movimento musicale negli anni 80 e 90. Ci riferiamo in particolar modo a Whitesnake, Great White e Kingdom Come, solo per citarne alcuni.

La tilte track, “The Sun Has Gone Crazy” è un’altra carta vincente che, se i calcoli sono giusti, forma un bel poker, viatico obbligatorio per lo status di ottimo album: l’orecchiabilità di questo mid-tempo è il punto di forza di una canzone che se non vi farà agitare il piedino è solo colpa di una probabile paresi momentanea che affligge i vostri arti inferiori.
“Free” è un esempio di quanto di buono gli Scorpions del periodo Uli Jon Roth abbiano espresso negli anni 70: qui la voce di Berggren ricorda non poco le tonalità “più calde” del grande Klaus Meine : spettacolo!
In “Fouls Asleep” è questa volta l’Hammond “l’arma” preferita da Berggren con cui confenzionare un blues D.O.C. che sembra cucito addosso per la sua voce.
Ah! “As Time Goes By” è una autentica chicca! In biblico tra Cinderella e Georgia Satellites è una vera e propria delizia per chi ha fatto del Southern Rock uno status symbol. ‘Nuff said !

“Rock ‘n’ Roll Gangsta” sa di Saloon fumosi, di whiskey e poker, celebrando le atmosfere che la Cenerentola della Pennsylvania ha sparso lungo i binari che portavano alla “Stazione del Cuore Infranto”.
Un piacevole up-tempo che fa della melodia un punto di forza è in sintesi “Back On The Road Again” brano che contribuisce a mantenere sempre alto il livello qualitativo di tutto questo “The Sun Has Gone Crazy”.
“Born Again” è il melanconico commiato con cui Kerslake e Berggren ci salutano, chiudendo degnamente un album che è una gioia per tutti coloro che hanno amato l’hard rock e che ancora oggi non si sentono sazi di cibo per le loro orecchie. Potete crederci: questo è un cd che non vi stancherete presto di ascoltare e che, ogni volta, riscoprirete con meraviglia.

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