Recensione: Theater Of Life

Di Mauro Gelsomini - 25 Aprile 2004 - 0:00
Theater Of Life
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Anno: 2004
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40

I Memorized Dreams iniziano nel 1999 sotto il nome di Symphonica Divine suonando power metal, per poi cambiare monicker e line-up più volte arrivando a suonare hard rock prima e spingendosi verso un metal tecnico à la Dream Theater, poi. Il ritorno al power metal si materializza con questo “Theater Of Life”: la masterizzazione, ad opera di Tommy Newton nei tedeschi Area 51 studios (Kamelot ed Elegy), non lascia adito a dubbi riguardo il genere, e se non bastasse, la cover realizzata da JP (Edguy, Avantasia) fugherà le perplessità eventualmente residue.
Qualora bastasse osservare la copertina per sapere esattamente cosa si vada ad ascoltare, ulteriori parole sarebbero sovrabbondanti. Invece c’è altro da dire, riguardo al sound di questo album. Se dovessi trovare l’influenza più forte, penserei agli Edguy del debut “Kingdom Of Madness”, per via della semplicità dei brani, ma anche per la presenza, in fase ancora embrionali, di elementi orchestrali, nient’affatto invasivi, anche se qui per i pochissimi innesti di cori e archi viene scomodata addirittura l’orchestra sinfonica di Trondheim.
Ciò per cui non riesco a trovare un termine di paragone è la voce del singer Terje Harøy, di una monotonia ai limiti della sopportazione, la cui timbrica mi è a dir poco orripilante, e sebbene questa sia una considerazione alquanto soggettiva, c’è da dire che l’interpretazione non riesce mai a conferire tiro ai pezzi, vuoi anche per delle linee vocali melodicamente non all’altezza, che si incartano spesso su se stesse e sull’incapacità di Terje di aprire in ariosità il mood dei pezzi. Il vocalist mostra anche evidenti lacune tecniche (ascoltate l’inizio della conclusiva “Crimson Dream” per credere). Neppure Olaf Hayer (Luca Turilli, Dionysus) riesce a sollevare le sorti melodiche del platter: la sua apparizione come guest su “Gates Of Heaven” rimane piuttosto anonima, nascosta dal piattume compositivo.
Dal punto di vista prettamente strumentistico mi aspettavo un sound pomposo e magniloquente, stando anche al fatto che la band è composta da ben sette elementi stabili (oltre alla già citata aggiunta di orchestranti). Invece mi trovo anche in questo caso di fronte ad uno standard non certo presuntuoso in fatto di arrangiamenti; il riffing è minimalista e la struttura ritmica non sopperisce alle citate mancanze in termini di efficacia, risultando nei momenti topici tanto scontata da affossare irrimedialmente i buoni refrain che potevano essere costruiti su basi sicuramente non originali, ma quantomeno sperimentate.
In definitiva, non mi sento di consigliare il disco neanche ai power metallers più ortodossi, sarebbe solo un dispetto.

Tracklist:

  1. Welcome To The Theater
  2. Cardinal Sin
  3. Haloes And Wings
  4. Gates Of Heaven
  5. Sea Of Oblivion
  6. Neverland
  7. Revealing Paradise
  8. Light Above All
  9. Crimson Dream

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