Recensione: There Will Be Execution

Di Mauro Gelsomini - 28 Gennaio 2003 - 0:00
There Will Be Execution
Band: Sinner
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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74

A due anni di distanza da “The End Of Sanctuary” arriva il nuovo capitolo della Sinner’s saga, con il ritardo dovuto agli impegni di Mats Sinner con i Primal Fear. Non vorrei essere offensivo, ma neanche ipocrita, quindi non riesco a tacervi la mia opinione per cui il buon Mats abbia lavorato con il gruppo più “redditizio”. Sì, perché la band che porta il suo nome è a mio avviso una delle più sottovalutate nel panorama power metal, e in 20 anni di carriera ha vissuto diversi momenti di crisi.

Il metallo teutonico è inconfondibile, ed è sempre un ottimo collante tra una band che non ha nulla da dimostrare e un pubblico che sa bene ciò che vuole: ciò significa dei pezzi tirati e cantabili, ritmiche serrate e riff granitici. Se la voce, poi, è anche di quelle alla Mat Sinner (tipicamente tedesca, insomma, con la sua raucedine che dà calore e presenza), le aspettative non possono che essere soddisfatte. Pezzi come l’opener “Higher Level Of Violence”, “There Will Be Execution” e “Requiem For A Sinner” ne sono un esempio lampante e convincente (a parte un orrendo raddoppio di rullante sulla titletrack). Non credo che questo bruciante trittico iniziale offrirà spunti di originalità ai più, ma si lascerà ascoltare sicuramente con piacere, vista l’ariosità di cui sono dotati. A questo proposito è doveroso notare come i “nuovi” Sinner siano più attenti alla melodia che in passato, allontanandosi un po’ dallo standard tutto potenza e sudore cui ci avevano abituato con release precedenti, e avvicinandosi, tanto per farci un’idea, al sound degli Iron Savior del debut.
I maestri Judas Priest non possono “partecipare” a un disco del genere: la loro influenza è fortissima in un pezzo cadenzato come “Die On Command”, troppo ripetitivo nella sua pesantezza per essere una hit.
Si torna a picchiare con la veloce “Finalizer”, in perfetto stile Gamma Ray (chi ha detto Valley Of The Kings?), mentre “Locked & Load” riporta pacati i toni, innestando nelle strutture collaudate dei Sinner degli stilemi rock&blues non evidentissimi ma abbastanza ricercati. E’ vero che questo è il massimo dello sperimentalismo che troverete nel metal a senso unico dei Sinner, ma queste soluzioni non hanno certo l’intenzione di inventarsi qualcosa, ma semplicemente di rendere melodicamente al meglio le atmosfere dei pezzi. Anche “God Raises The Dead” è un brano abbastanza diretto e classico, dal refrain avvolgente.
La rivelazione è stata per me la ballata “The River”, raffinatamente pop nel chorus, più metallica e sofferta nelle strofe, ma dal gusto aor che mi ha sorpreso positivamente per la mia passione per il genere; sulla stessa scia è “Liberty Of Death”, che ribadisce l’interesse di Matt per i temi etici e per le sue inclinazioni al rock più melodico e finemente arrangiato. Gradualmente le atmosfere si appesantiscono, le ritmiche si fanno più incalzanti, e già con “Black Monday” si torna a respirare un vago ricordo del Sinner sound, ancora, però, delicatamente celato dalle melodie piuttosto hard rock.
Si chiude con una ballad, ancora una volta a rompere (si fa per dire) la tradizione: “Crown Of Thorns”, struggente e intimista, episodica ma non troppo, conclusa da una traccia fantasma di pochi secondi, più che altro uno “scherzo” di qualche bicchiere di troppo…

Tracklist:

1. Higher Lever Of Violence
2. There Will Be Execution
3. Requiem For A Sinner
4. Die On Command
5. Finalizer
6. Locked & Loaded
7. God Raises The Dead
8. The River
9. Liberty Of Death
10. Black Monday
11. Crown Of Thorns

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