Recensione: To Violate the Oblivious

Di Daniele Balestrieri - 23 Febbraio 2007 - 0:00
To Violate the Oblivious
Band: Xasthur
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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73

Evidentemente nel 2004 il nostro Xasthur aveva ben poco altro da fare, dal momento che è riuscito a produrre ben SETTE album tra split, EP e full-length, e probabilmente finirà nel guinness dei primati dell’estremo per esser diventato l’autore più prolifico nel minor tempo possibile. Tutti album di una certa caratura, beninteso, tra cui svetta questo “To Violate the Oblivious” che ripercorre fedelmente le tracce del suo terrorizzante homicidal-suicidal black metal.
Chi conosce bene la produzione di questo folle americano saprà immediatamente cosa aspettarsi da questi 52 minuti di orrore ripetitivo, ripubblicato dall’americana Moribund Records dopo una serie di ripicche tra label che l’hanno visto vagare da una band all’altra alla ricerca di uno sfogo finale dove convogliare il suo odio dal sound tipicamente europeo.
E davvero c’è ben poco da dire su quest’album. Tutte le nove tracce sono un ennesimo viaggio infernale in un turbine continuo di chitarre, drum machine e cantato sgraziato, urlato, distruttivo, dalla sapiente atmosfera suicide e apocalittica grazie alle tastiere sempre imperanti nel massacro perpetuo e incessante.

Una distruzione sonica che pesca a piene mani dall’immaginativo Burzumiano, fatto di scenari devastanti, accelerazioni al cardiopalma e rallentamenti altrettanto suggestivi. Notevole la lunga suite “A Gate Through Bloodstained Mirrors“, il cui inizio è talmente scoppiettante da farlo sembrare uno scimmiottamento derivativo della cultura pop, mentre la batteria singhiozza nell’imitare il feroce battito di un cuore umano. Interessanti le parti prettamente melodiche e ambientali, come la breve “Intro” e la terminale “Walker Of Dissonant Worlds“, che dimostrano ancora una volta quanto Xasthur sappia cogliere le vene più introspettive della propria musica omicida senza tralasciarne gli aspetti più malinconici.

Gli appassionati delle sue opere probabilmente già l’avranno apprezzato: Xasthur è ancora Xasthur, sia nella sua ispirazione che nella sua cronica ripetitività; gli altri sappiano cosa aspettarsi – un uragano sonoro con pochi respiri e con pochi appigli, da gustare ben ghiacciato nei momenti più bui della vita.

TRACKLIST:

1- Intro
2 – Xastur Within
3 – Dreams Blacker Than Death
4 – Screaming At Forgotten Fears
5 – Consumed By A Dark Paranoia
6 – Marked by Shadows.
7 – Apparitional Void Of Failure
8 – A Gate Through Bloodstained Mirrors
9 – Walker Of Dissonant Worlds

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