Recensione: Tormentizer

Di Stefano Ricetti - 20 Agosto 2009 - 0:00
Tormentizer
Band: Torment
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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68

Venticinque anni di Torment e non sentirli, questo è quanto rimane in testa dopo essersi sciroppati l’ultima fatica discografica degli Hamburger, a celebrare il quarto di secolo di attività. Il “Tormento” nasce infatti all’ombra della Reeperbahn nel 1984 ed emette i primi vagiti (?) ufficiali tre anni dopo con l’Ep autoprodotto Bestial Sex, dalla copertina inequivocabile ma divertente. Mastermind assoluto del combo della Germania del nord è tale Jörn Rüter, bassista e cantante (?) dalla tecnica approssimativa ma dal carisma fuori dal comune. Un personaggio sullo stile di Tom Angelripper, tanto per capirci, con un look a la Lemmy, che però sa traghettare la sua band lungo cinque lustri di onorata e onorevole carriera, attraverso cambi di line-up, una manciata di album, singoli vari e concerti sempre e comunque partecipati. Ricordo con piacere, a mo’ di aneddoto personale, l’esibizione dei Nostri al Wacken Open Air del 1999, fra il tripudio dei fan tedeschi, nonostante una performance normalissima. Jörn Rüter indossava una T-shirt color grigio topo dalla scritta Motörhead/Deutschland con la classica disposizione a cerchio intorno allo Snaggletooth ma la cosa che mi ha realmente colpito è stata la prova del chitarrista: veramente da guinness dei primati dell’headbanging con un’improbabile mazza “ferrata” in gomma attaccata alla bell’è meglio alla paletta della sei corde tramite del comunissimo nastro adesivo da pacchi marrone che ha incredibilmente tenuto fino alla fine del set nonostante l’impressionante numero di “su e giù”. Fine della divagazione. Il messaggio musicale che esce dalla Loro proposta, come spesso sottolineato fieramente dal gruppo, è un Thrash’N’Roll che si appropria della lezione fornita da capisaldi come Sodom, in parte Destruction ma soprattutto Motörhead, dei quali sono grandissima fan tanto da esibirsi saltuariamente come loro cloni sotto il monicker Motörment.               

Tormentizer è sporca e diretta nell’approccio come solo i Sodom in terra prussiana sapevano e sanno fare ancora oggi. Ritmiche assassine, voce alcolica, testi alla stregua di optional e via fino al termine, questa è e rimane l’antica ricetta dei quattro amburghesi, con un bassista di ruolo come Tom Ramone e il buon Jörn dedicato completamente al microfono. La successiva Let’s Get Extreme cambia di poco la solfa, con l’aggravante – si fa per dire, ovviamente – del coro da avvinazzati a mo’ di perno del pezzo. Capitolo a parte per Nothing To Repent, un episodio che pare scritto dai Ramones durante una notte di bagordi. Che la goliardia fosse la molla sulla quale i Torment hanno costruito una carriera non era una novità, tanto che una traccia autoironica come Heavy Metal Whorehouse c’era da aspettarsela: velocità sostenuta e chorus da concerto, per un anthem sicuro. Thrash senza compromessi in I Hate The System, Wind Of Change è tutt’altro che la cover dei conterranei Scorpions e Stalker è letteralmente “rubata” ai Motorhead, con la particolarità di avere la voce di Jörn Rüter leggermente effettata.

Temptress Crystal Meth puzza ancora da far schifo di Punk di marca americana – in senso buono, sia chiaro – così come We Are The Boys suona a metà fra Sodom e Ramones. Grande velocità di stampo anthemico in Politics And Religion mentre The One You Loves To Hate fonde il gusto Heavy’N’Roll dei Motorhead con la tradizione folkloristica tedesca da birreria. Chiusura da manuale con A Tribute, senza scossoni di sorta e in linea con l’usuale tradizione caciarona dei Torment, che offre continuità ferrea al proprio songwriting senza variazioni al tema da ben cinque lunghi lustri. A rovinare parzialmente la festa dei quattro mattacchioni di Amburgo è la notizia recente della morte del primo chitarrista del gruppo, Hardy “Sehnix” Völksen, avvenuta a luglio, pare per suicidio.     
   
We’re Torment and we’re gonna kick your f***ing ass!

Stefano “Steven Rich” Ricetti

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Tracklist:
1. Tormentizer
2. Let’s Get Extreme
3. Nothing To Repent
4. Heavy Metal Whorehouse
5. I Hate The System
6. Wind Of Change
7. Stalker
8. Temptress Crystal Meth
9. We Are The Boys
10. Politics And Religion
11. The One You Loves To Hate
12. A Tribute

Line-up:
Jörn Rüter – Vocals
Carsten Overbeck – Guitar
Chris Gripp – Drums
Tom Ramone – Bass

 

         

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