Recensione: Truth Behind Destruction

Di Nicola Furlan - 19 Gennaio 2017 - 3:00
Truth Behind Destruction
Band: Blackened
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2016
Nazione:
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“Truth Behind Destruction” è l’esordio discografico della thrash metal band brasiliana Blackened. Il disco arriva dopo una entusiasmante ed attiva presenza nei circuiti underground di Paraná, periodo durante il quale il gruppo pubblica un demo, un EP e uno split album. Tanta attività live contribuisce infine a far circolare il nome dei Blackened a livello capillare nell’infinito e qualitativo circuto sotterraneo della musica estrema carioca.
I quaranta minuti che caratterizzano “Truth Behind Destruction” sono fondati su ispirazioni tipiche del thrash metal old-school, quello concepito senza presenza di orpelli compositivi, tantomeno attento alla cura dei suoni a livello di mixaggio. Ecco che quindi il full-length suona aggressivo e roboante. Ne consegue una scorrevolezza notevole, dettata da una coerenza stilistica apprezzabile, ma nel contempo risultato di un bagaglio tecnico limitato e di idee assai datate.
Mancano spunti degno di nota come le intro atte a caricare la molla per le esplosioni di un riffing comunque tirato (ad eccezion fatta per ‘Suffer Under…’ che, al lato pratico, sembra esser stata composta da un bambino di dodici anni alle prime armi con una sei corde). Mancano anche soli degni di nota e quei tanto magici stop and go che, da sempre, rappresentano un pilastro portante del songwriting del caro e vecchio thrash metal. Ci sentirete dentro il sound dei primissimi lavori di gruppi come Forced Entry, Crumbsuckers e primissimi Nuclear Assault, ma con costanti insucurezze, sia a livello di idee, sia a livello di limiti tecnico-esecutivi.
La produzione è un po’ troppo ovattata e tende a limitare l’impatto delle chitarre. L’artwork è minimale e si allinea a quanto moltissime band hanno previsto per i loro dischi ormai più di trenta anni fa.
Il nostro giudizio è che “Truth Behind Destruction” sia un disco estremamente ordinario, non brutto, ma con davvero poco futuro davanti a sé. Rimandati al prossimo disco.

Nicola Furlan

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