Recensione: Violent by Nature

Di Nicola Furlan - 29 Novembre 2006 - 0:00
Violent by Nature
Band: Atrophy
Etichetta:
Genere:
Anno: 1990
Nazione:
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80

Violent by Nature è la seconda ed ultima fatica in studio degli americani Atrophy. Forti della medesima line-up che ha concepito due anni prima il sufficiente, ma apprezzabile esordio Socialized Hate immettono sul mercato questo disco, con il quale si attestano su livelli qualitativi nettamente superiori.

La caratteristica identificativa di maggior pregio dell’album è sicuramente l’equilibrata velocità che struttura bene il prodotto: tutti i brani sono configurati affinché non venga mai meno il lineare e fulmineo pathos complessivo del lavoro. La conferma della solidità compositiva è riscontrabile nel fatto che, se non è il drumming a farla da padrone, ci pensa un riffing serrato e granitico a riempire ogni vuoto che si possa concretizzare in pause o altro. Un’altra conferma la dà pure l’approccio esecutivo delle moshing parts che si fondono al riffing precedente con l’intento riuscito di ridurre al minimo i passaggi sui cambi di tempo.
Il disco, quindi, scorre veloce appoggiandosi a un songwriting che imposta i suoi cardini sul più classico thrash Bay Area e su ritmiche che non rinunciano, come anticipato, a richiamare qualche venatura mosh, soprattutto nello stacco di alcuni chorus ben ecati.
Un album tutto meno che complesso, che fonda cioè le sue radici su una meritevole spontaneità compositiva, molto accattivante e sparata, a conferma che queste band davano il loro meglio quando pestavano senza compromessi o filtraggi.

In pezzi come la opener Puppies and Friends o Process of Elimination potrete cogliere gli ambiti echi del Bay Area più veloce e puro di realtà più osannate come Testament o Exodus. Too Late to Change sembra fondere parte delle forti ispirazioni artistiche che definiscono gli stilemi compositivi di un certo The New Order agganciandone praticamente la medesima intro. Volete godere invece di qualche richiamo soffusamente mosh/core? Allora skippate a Slipped Through The Cracks o Things Change e sentirete che i cinque hanno saputo mescolare bene questi arci-noti ed infiammabili ingredienti. Il resto ruota intorno alle più classiche aspettative del tempo, niente di trascendentale, con il solo obbligo di menzione a riguardo dell’eccellente impatto sonico che il songwriting adottato è capace di sbattere aggressivamente in faccia.

Dal punto di vista dei suoni ci si imbatte in una produzione competitiva e ben distribuita che non mostra sperimentalismo alcuno e che si allinea a quelle adottate dagli altri colleghi americani.

In conclusione possiamo definire il platter come un potentissimo ed altrettanto classico thrash 80’s spillato qua e là di ricordi artistici di ogni determinante corrente di quel florido periodo storico. Un disco canonico, violento, naturalmente spontaneo ed espressivo. Il vostro imprinting ne risentirà positivamente.

– nik76 –

Tracklist:
01 Puppies and Friends
02 Violent by Nature
03 In Their Eyes
04 Too Late to Change
05 Slipped Through The Cracks
06 Forgotten But Not Gone
07 Process of Elimination
08 Right to Die
09 Things Change

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