Recensione: Vorunah

Di Angelo D'Acunto - 29 Maggio 2009 - 0:00
Vorunah
Band: Sarke
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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65

Il progetto Sarke nasce nell’anno 2008 da un’idea dell’omonimo
polistrumentista norvegese (già attivo con gruppi come Khold, Tulus,
Old Man’s
Child)
, il quale decide di dare il proprio personale tributo a band del calibro di
Mayhem, Slayer, Darkthrone, Celtic Frost, Black Sabbath,
Candlemass, Motörhead e Kreator. Vede così la luce Vorunah, album nato dalla prestigiosa
collaborazione con Nocturno Culto (Darkthrone), il quale si occupa di tutte le
linee vocali per i brani.

Le basi su cui si fonda il sound dei Sarke sono molteplici: si va dal black
‘n’ roll più putrido e ignorante, passando per l’heavy e fino ad arrivare ad
aperture dal netto sapore stoner-doom. Nulla di altamente innovativo, ma che
comunque conserva al suo interno qualche piccola idea ben congeniata. A corredare il
tutto c’è una produzione essenziale e, a detta dello stesso artista norvegese,
volutamente scarna e ispirata ai lavori degli anni ’70.
Se l’iniziale Primitive Killing, con il suo incedere nettamente più duro e che
strizza l’occhio all’heavy ottantiano nella sua forma più grezza, richiama
subito alla mente i Motörhead degli anni d’oro, già con l’arrivo di
The Drunken
Priest
la band rimescola sorprendentemente le carte mettendo in mostra il
suo lato
più “oscuro” che fuoriesce da rallentamenti di marcia, con tanto di
tastiere sullo sfondo ad impreziosire ancor di più la componente atmosferica. Ancora
più lenta scorre la successiva Frost Junkie, pezzo caratterizzato dagli arpeggi
inquietanti delle chitarre e da un cantato di Nocturno Culto quasi sofferto che ben
si amalgama con la musica. Le restanti tracce continuano più o meno a seguire la
stessa scia delle precedenti, con parti più ritmate (ma comunque non
velocissime) che lasciano spazio, di tanto in tanto, a rallentamenti più
ragionati dove fanno capolino riff di pura matrice sabbathiana. A distaccarsi un
tantino da questa omogeneità ci pensano i lenti ed eleganti rintocchi di
pianoforte che contraddistinguono 13 Candles e le sfuriate più
black-oriented con tanto di batteria in blast-beat della conclusiva Dead
Universe
.

Insomma, non esattamente originalissima l’idea messa in atto dai Sarke.
Se Vorunah, in alcuni casi, può risultare essere più che convincente
durante i primi ascolti, comincia ad annoiare già dopo una piccola serie di giri
nel lettore, a causa sopratutto di una proposta musicale che, ahimè, non si
allontana più di tanto da quanto è stato già fatto da tante altre band in
circolazione. Un più che onesto tributo alle vecchie glorie del genere dunque,
ma nulla di più.

Angelo ‘KK’ D’Acunto

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Tracklist:

01 Primitive Killing
02 Vorunah
03 The Drunken Priest
04 Frost Junkie
05 Old
06 Cult Ritual
07 13 Candles
08 Dead Universe

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