Recensione: Vovin

Di Alessandro Calvi - 19 Settembre 2005 - 0:00
Vovin
Band: Therion
Etichetta:
Genere:
Anno: 1998
Nazione:
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90

Diretto successore di “Theli” del 1996, l’album che rappresenta un po’ la svolta nel sound della band di Christofer Johnson, “Vovin” continua sulla strada tracciata dal suo predecessore e lo fa nel migliore dei modi. La passione per la lirica e le composizioni orchestrali del “deux-ex-machina” dei Therion raggiungono in questo caso picchi che forse non verranno più eguagliati in seguito.

In effetti, al di là dei problemi di catalogazione a cui si va incontro recensendo un album come questo, sorgono spesso anche molti dubbi sulla sua stessa appartenenza al genere “metal”. Ognuna delle canzoni presentate in questo cd sarebbero forse più adatte su un disco di musica classica o lirica. È piuttosto difficile, nonostante ormai le fusioni tra la musica sinfonica e le chitarre distorte, considerare questo, un album normale. La prima sensazione, così come sul precedente “Theli”, è che in sede di composizione siano venute prima le parti orchestrali e i cori e solo dopo vi siano state aggiunte sopra chitarre, basso e batteria.
Il continuo riferimento e confronto con l’album precursore, potrebbe però trarre in inganno i lettori e far pensare che questo “Vovin” ne sia solo una sorta di sterile copia. Invero niente sarebbe più distante dalla realtà.
Mentre “Theli” era per molti versi praticamente un album sperimentale, questo “Vovin” è al contrario un album del tutto maturo. Gli arrangiamenti di cori e strumenti classici sono a ben altro livello rispetto al precedente e al contempo sono anche stati resi molto più accessibili per l’ascoltatore non abituato a certe sonorità. Gli spigoli, le composizioni si magniloquenti ma a tratti anche un po’ stancanti e ridondanti, sono stati smussati e aggiustati. Così le composizioni più genuinamente classicheggianti sono state rese più assimilabili anche al primo ascolto, senza perdere nulla in genio compositivo.
Al contempo una maggiore ripresa di passaggi di sapore metal ha condotto alla strutturazione di un sound più uniforme, senza stacchi forzati tra la componente sinfonica e quella di chitarre, basso e batteria, contribuendo così a un ennesima evoluzione dei Therion.

Discorso a parte merita come sempre l’estrema varietà degli “attori” coinvolti nella realizzazione di questo album. A partire come sempre dai cori composti da bassi, tenori, alti e soprani, per passare ai musicisti tra cui in questo caso spiccano tra gli altri Sarah Jeizibel Deva e Ralf Scheepers, voce sulla quinta “The Wild Hunt”, il brano più aggressivo della tracklist. Per finire poi con gli strumentisti, in questo caso reali e appartenenti alla Indigo Orchestra. Sul precedente “Theli” infatti le parti sinfoniche erano state realizzate al sintetizzatore, fatte benissimo anche in quel caso, ma su questo cd la differenza si sente.

Per concludere siamo di fronte forse a quanto di meglio espresso in questi anni dai Therion, un disco sublime, magnifico, con una delle migliori fusioni di musica classica ed heavy metal. Un album maturo che migliora quanto di già straordinario fatto sentire in precedenza e che pone un pesantissimo punto di riferimento e canone di paragone per tutti coloro che si vorranno cimentare in simili composizioni.

Tracklist:
01 The Rise of Sodoma and Gomorra
02 Birth of Venus Illegitima
03 Wine of Aluqah
04 Clavicula Nox
05 The Wild Hunt
06 Eye of Shiva
07 Black Sun (Draconian Trilogy)
08 The Opening
09 Morning Star
10 Black Diamonds
11 Raven of Dispersion

Alex “Engash-Krul” Calvi

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