Recensione: Where Lovers Mourn

Di Claudio Casero - 12 Ottobre 2003 - 0:00
Where Lovers Mourn
Band: Draconian
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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88

Dopo anni di demo e promo con una scarsa distribuzione, finalmente questi Draconian si presentano al grande pubblico con il loro primo full lenght intitolato “Where Lovers Mourn”, un album di buon gothic con parti classiche e altre decisamente più innovative che fanno in modo che il lavoro sia veramente interessante. Il cd, distribuito dalla Napalm Records, è decisamente ben prodotto sia dal punto di vista musicale e di mixaggio sia per quanto riguarda l’artwork.

Il cd inizia con “The Cry Of Silence”, che ci fa subito comprendere in maniera molto chiara su che stile si muoverà tutto il lavoro. La tastiera svolge un ruolo essenziale all’interno del brano soprattutto per quanto riguarda il compito a lei dato di creare un atmosfera cupa e alquanto criptica; questa atmosfera è resa ancora più interessante dalla voce narrata e dalla voce femminile, alquanto dolce e pungente. L’entrata della voce growl dà maggiore potenza ed enfasi al brano, situazione maggiormente accentuata dal suono delle tastiere che in alcuni casi si avvicina moltissimo a quello di un organo.

La seguente “Silent Winter” è decisamente più veloce e coinvolgente della precedente e la presenza di cori femminili lirici sapientemente alternati ad una voce growl che in alcuni frangenti sembra quasi appartenere ad una persona posseduta dal demonio. Tutte queste cose, unite ad un tappeto di tastiere che potrebbe tranquillamente essere utilizzato in qualsiasi film di Dario Argento, rendono il brano particolarmente interessante e intrigante, facendo in modo che l’ascoltatore speri che non finisca mai. La varietà di stilemi e voci presenti fa si che la canzone, pur essendo piuttosto lunga, non accenni né ad essere banale, né tanto meno noiosa.

“A Slumber Did My Spirit Seal” ritorna verso lidi più lenti e riflessivi, aiutata anche da una voce femminile che riesce ad essere angelica e demoniaca al tempo stesso facendo venire i brividi all’ascoltatore; il duetto tra questa voce e quella growl maschile è pressoché perfetto e potrebbe benissimo essere interpretato come una lotta tra il bene e il male. La voce femminile è senza dubbio stupenda e in certi frangenti ricorda molto Tarja Turner (Cantante dei Nightwish); riesce ad essere dolce e coinvolgente senza essere mai banale e cantilenante e rasentando in alcuni momenti una ninna nanna.

Il cd prosegue con “The Solitude”, brano di chiaro sapore medievale per quanto riguarda alcune parti di tastiera. Il pezzo è molto riflessivo, cupo e alquanto lento e cadenzato sia per quanto riguarda i riffs di chitarra sia per la voce growl; possiamo dire che questa canzone rasenta in alcuni frangenti il doom metal. A risollevare il tono del brano è ancora una volta la voce femminile che “culla” le orecchie dell’ascoltatore in attesa dell’arrivo della voce black che irrompe all’improvviso distruggendo ogni parvenza di dolcezza precedentemente creata.

“Reversio at Secessum” è un eccellente brano gothic in cui l’ambientazione, resa claustrofobica da suoni alquanto cupi e massicci, è pervasa da suoni di pianoforte accattivanti che bene si abbinano sia alla voce femminile che a quella black maschile rendendo quasi l’idea di un dialogo fra due persone. In questo brano è presente anche una chitarra acustica nelle parti più lente, cosa che si adatta perfettamente allo spirito riflessivo e sognante del brano.

La seguente “The Amaranth” è decisamente una canzone più complessa è vitale che ricorda i Lacuna Coil per quanto riguarda le parti femminili, mentre le parti maschili, cantate con una voce sempre tanto convincente quanto rozza. Evidente e alquanto piacevole la differenza di musica che accompagna le due voci, quasi a voler sottolineare gli opposti sentimenti che queste vogliono suscitare. In questo brano abbiamo anche una breve parte in cui il cantato è sussurrato quasi a rappresentare un consiglio che il cantante vuole dare sottovoce all’ascoltatore.

Ascoltando “Akherousia” è praticamente impossibile rimanere indifferenti; la voce è stupenda, calda, dolce come non mai e incredibilmente sognante. Potrebbe benissimo essere una canzone dei Blackmore’s Night dal momento che la cantante non ha nulla da invidiare in questo caso ala voce di Candice Night. Chiudendo gli occhi e ascoltando questo brano, la mente corre verso periodi lontani caratterizzati da dame dai vaporosi vestiti e cavalieri che facevano di tutto per conquistarle. Decisamente un’ottimo brano se non fosse per la scarsa durata.

Il cd si chiude con “It Grieves my Heart” in cui torniamo verso un gothic classico in cui le tastiere la fanno da padrone costruendo una struttura riflessiva ma allo stesso tempo assai potente. Anche in questo caso la varietà di voci è sapientemente organizzata in modo da non rendere il brano confusionario ma con parti ben definite da cui nessuno può e deve uscire. Particolare importanza in questo caso viene data alla voce growl che è l’unica presente in quasi tutto il brano; essa riesce a dare una carica incredibile pur non essendo mai esasperata, scaturendo rabbia in ogni singolo secondo in cui è presente.

Concludendo, questo “Where Lovers Mourn” è un ottimo album gothic che non scade mai nel banale o nel già sentito; la presenza di molteplici tipi di voce fa si che la musica proposta dal combo svedese non risulti mai noiosa o particolarmente ovvia. Le tastiere svolgono un lavoro essenziale per tutta la durata dell’album formando una solida base sopra cui gli altri strumenti possono costruire brani molto convincenti e trascinanti. Questo primo lavoro dei Draconian risulta dunque un album eterogeneo in cui i vari momenti differenti vengono trattati con la medesima importanza senza tralasciare la cura per i piccoli particolari stilistici.

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