Recensione: Where The Deadends Meet

Di Francesco Prussi - 3 Maggio 2005 - 0:00
Where The Deadends Meet
Band: Heartplay
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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70

Fondati nel 1997, gli Heartplay giunsero all’esordio discografico solo nel 2001 con The Album. Subito dopo i membri del gruppo si dedicarono ad atri progetti musicali, dei quali il più famoso rimase quello intrapreso dal cantante Kimmo Blom che pubblicò due album con gli Urban Tale. L’altro membro fondatore, Sakari Salli, si dedicò invece alla stesura di musica per serie televisive, films e spot pubblicitari. Ora i due leader,Kimmo e Salli, hanno ritrovato il giusto interesse per il gruppo e rientrano sulle scene con un nuovo album intitolato Where The Deadends Meet, messo sul mercato negli ultimi mesi del 2004. Il lavoro si muove su coordinate sonore molto vicine all’A.O.R più classico ed in alcuni casi suona come un incrocio tra i primi Toto ed i Journey, con qualche influenza pop alla Steely Dan. Il disco è composto di dieci tracce per un totale di quaranta minuti scarsi di musica. La partenza è ottima in quanto Don’t You Ever Fall è un bel pezzo di melodic rock trascinante, arricchito da un bel solo di chitarra. La traccia seguente, That Kind Of Girl, è un riuscito e perfetto mix tra Toto e Journey, innaffiati da una spruzzatina di Survivor, mentre Never Again è una A.O.R song molto emozionale e tremendamente efficace (mi piace il cantato molto sentito di Salli). Tornano ancora le influenze alla Toto in Grateful, un buon pezzo suonato con gusto e passione. Devo dire che i primi quattro brani mi hanno catturato in maniera particolare, ma con Tempted, una sdolcinata ballad, qualche caduta di tono si comincia a sentire. Fattore che si evidenzia nella seguente ed assolutamente anonima This Time, che vive d’atmosfere settantiane e non riesce a catturarmi. Con Silhouttes si cambia addirittura discorso toccando quel pop jazzato e funk tipico di gruppi come gli Steely Dan, qui rivisto in maniera troppo blanda. Anche If There’s A Way non mi conquista, in quanto oltre al buon solo di chitarra non trovo nient’altro d’interessante. Con la seguente Running Man gli Heartplay offrono un ultimo colpo di coda, alla luce di un pezzo sopra le righe che risente della lezione dei seminali Toto. Conclude il lotto l’atmosferica Bridges Burning, un buon lento non particolarmente esaltante ma comunque piacevole all’ascolto. Peccato veramente che ad un inizio notevolmente scoppiettante e di buon livello, la qualità delle canzoni subisce un’inversione di tendenza abbassando la valutazione complessiva del disco.

Don’t You Ever Fall

That Kind Of Girl

Never Again

Grateful

Tempted

This Time

Silhouettes

If There’S A Way

Running Man

Bridges Burning

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