Doom

Intervista L’Impero delle Ombre (Giovanni “John Goldfinch” Cardellino)

Di Stefano Ricetti - 25 Agosto 2025 - 8:29
Intervista L’Impero delle Ombre (Giovanni “John Goldfinch” Cardellino)

L’Impero Delle Ombre è il progetto musicale che, circa tre decenni fa, allestì Giovanni Cardellino, cantante, in arte John Goldfinch e suo fratello Andrea, chitarrista. Un connubio vincente, il loro, che nel tempo ha attraversato, lungo quattro album ufficiali, un po’ tutte le sfumature del Dark Horror Doom all’italiana. Del loro ultimo disco, Oscurità (qui recensione), uscito sotto Black Widow Records e dell’intera parabola artistica si è discusso nella chiacchierata qui di seguito, condotta a quattro mani e due teste, non sempre in sintonia (eufemismo).

Buona lettura

Steven Rich e Ulisse “UC” Carminati     

 

 

Solo quattro lavori in quasi trent’anni anni di attività richiedono a nostro giudizio un approfondimento. Partiamo dall’iniziale “L’Impero delle Ombre” del 2003, crudo heavy doom & dark.  

John Goldfinch – Sono stati anni bellissimi, prolifici, eccitanti e stimolanti a livello artistico quelli lì dei primi del 2000, la ripresa del mio progetto esoterico-musicale de L’IMPERO DELLE OMBRE nato nel Salento nel 1995 nelle cantine e garage ammuffiti poi momentaneamente messo in pausa per anni fino all’inevitabile “rinascita” in quel del chianti (Firenze) con il sodalizio musicale tra me, mio fratello Andrea appena maggiorenne e la base ritmica dei leggendari SABOTAGE Dario ed Enrico Caroli. Due coppie di fratelli, ma soprattutto diventammo quattro fratelli in pratica, andavamo in giro assieme, fissi gli uni a casa degli altri, un rapporto speciale con le rispettive famiglie ovviamente (compreso il grande BUD, voce della STRANA OFFICINA/BUD TRIBE/ANCILLOTTI). Io presentai il mio antico progetto musicale ai fratelli Caroli semplicemente dicendogli “Vi piacciono i BLACK SABBATH ed il Prog Italiano? Si? Allora si può fare!”

Le prove erano fantastiche nella saletta storica dei Sabotage degli anni 80 a Marignolle, sulle colline che guardano Firenze, noi buttavamo i nostri riff e le linee vocali sulle loro solide basi ritmiche per lunghissime Jam sessions, tutto molto improvvisato, ma la “pasta sonora” era decisamente buona ed ispirata, avevamo molti punti in comune come background musicale, insomma si fidarono di noi, tant’è che registrammo in fretta e furia (in un giorno) i primi tre pezzi agli Outlawed studios di Strada in Chianti nella campagna toscana con l’eccellente fonico Sandro Massa (anche tastierista improvvisato sul disco d’esordio a nome Alexander).

Portammo questi tre pezzi direttamente ai proprietari di Black Widow Rec. a Genova e pretesi che li ascoltassero davanti a noi ah,ah,ah! per testare il loro parere, fortunatamente molto positivo, quindi ci “commissionarono” l’intero disco, con nostra gioia. Tornammo in studio e completammo il disco d’esordio in un paio di giorni. Momenti magici che non dimenticherò mai, le riprese in studio, le battute sconce, gli escamotage tecnici, le merende nella locanda accanto con pane sciocco, salame toscano ed ovviamente un buon Chianti!

 

Giovanni e Andrea Cardellino

 

Con “I Compagni di Baal” del 2009 compaiono nel vostro sound i primi elementi di progressive rock.

J.G. Passò il tempo e seguendo la mia indole “girovaga” di allora   ritornammo nel Salento un paio di volte, ormai la formazione dei fratelli toscani si sfaldò, a distanza non poteva funzionare, e trovai dei validi musicisti nella mia zona d’origine, io e mio fratello avevamo ormai le idee chiare, ma mantenni il contatto e l’amicizia con l’appena uscito dai Death SS Oleg Smirnoff, inutile ricordare il tastierista di levatura superiore che è Giacomo sia con Death SS, Eldritch, Labyrinth, Vision Divine, Mandragora Scream ecc..

Per un periodo ci siamo frequentati in Toscana, e gli proposi di entrare nell’IMPERO in pianta stabile, ma era un momento della sua vita che aveva altri importanti piani e ci concesse “solo” di registrare le tastiere nel disco nuovo (con strumentazione vintage originale: organi Hammond, moog, synth e meraviglie assortite!) grande obbiettivo per noi. L’idea di eseguire un concept album sullo sceneggiato TV francese “I COMPAGNI DI BAAL” di PIERRE PREVERT fu di Massimo Gasperini boss della nostra storica etichetta, la genovese BWR, ed io accettai di buon grado di guardarmi attentamente più volte quella magnifica opera ed estrapolarci, personaggi, caratteri, umori e messaggi velati, una gran bella sfida che mi gratifica devo dire ancora oggi, senza falsa modestia ahahah! Musicalmente al nostro solito Cemetery Rock (ossia l’heavy doom di scuola italica) si aggiungono elementi di progressive anni 70. Ed a quanto pare negli anni ho scoperto che è il nostro disco più amato!

 

A proposito di Cemetery Rock, all’interno del vostro terzo lavoro, “Racconti Macabri Vol. III” del 2020, progressive dark e heavy horror trovano la loro sublimazione.  

J.G. Ancora un altro stravolgimento nelle nostre vite: mio fratello ritorna in Toscana ed io vado in Emilia, dove tra l’altro avevo già vissuto prima delle esperienze toscane. Quindi sfasciata pure la line up salentina si fanno avanti i “lombardo/piemontesi” ossia Michele, Rob e Vinz della band di pagan doom SIDHE e dal Piemonte Davide, tastierista di Highlord, IL CASTELLO DI ATLANTE ecc… che ci propongono di essere una sorta di nostra backing band per un singolo evento, il DOOMSDAY FESTIVAL di Busto Arsizio. Il sodalizio ha compimento nel migliore dei modi, c’è feeling, ed i ragazzi entrano in pianta stabile per un decennio all’incirca portando a “Racconti Macabri”, il terzo lavoro dell’IMPERO, il ritorno sulle scene. Il disco perfeziona e mette a punto le anime musicali e le più disparate influenze dell’IMPERO tra omaggi e collaborazioni eccellenti, produzione con qualche neo ma potente e brani molto apprezzati, devo dire.

Piccolo passo indietro, parlaci dell’estemporaneo progetto “HumanasH”.

J.G. Gli HumanasH sono il mio primo esperimento in musica. Nasce intorno al 1992/1993 quando ero totalmente affascinato ed influenzato dai vecchi dischi dei Death SS fino a “Heavy Demons” assieme ad altre influenze che mi fecero innamorare del Metal, “quello vero” tipo Helstar, Vicious Rumors, Mercyful Fate/King Diamond, Exciter ecc… capito no l’antifona?! Ah,ah,ah!

Allestii ‘sta band ma le ambizioni superavano le nostre capacità, in più vi fu qualche fuorigiri da parte dell’attitudine di qualcuno e quindi mi misi da parte fondando poi L’IMPERO DELLE OMBRE come reazione naturale. Fatto sta che quasi trent’anni dopo, con alcuni validi amici/musicisti salentini sono riuscito grazie alla label Jolly Roger Rec. di Antonio Keller a realizzare un mio sogno: un EP ufficiale in vari formati(sia Lp che cd) del mio primo progetto di Speed Power Horror Metal ricamandogli addosso pure un intrigante veste di concept album a tema di possessione diabolica in ambiente monastico, ambientata in una reale chiesa sconsacrata nei dintorni di Gallipoli, in campagna, dove veramente noi da “sbarbi metallari” andavamo a fare escursioni, arrampicate e foto sessions un po’ blasfeme ah, ah, ah! Avevo un sassolino nella scarpa da levare, grazie per avermi fornito l’occasione di togliermelo!

 

Oscurità, 2025, Black Widow Records

 

Si arriva così al nuovo “Oscurità”, che a nostro giudizio segna un ritorno al violento sound dell’inizio con pezzi quali “Lacrime nella Pioggia”, “Dagon”, “Macara e il Gatto Nero” che ne sono fulgido esempio, senza per questo abbandonare il Progressive, come nella mini suite “La Taverna del Diavolo” e in “Circolo Spiritico Navona 2000”.

J.G. Beh, avete detto bene Voi! OSCURITA’ è una sorta di summa de L’IDO sound/filosofia, esce a trent’anni esatti dalla nascita del progetto, senza fanfare, proclami o autocelebrazioni. Noi amiamo la musica e le sensazioni “oscure” che questa può trasmettere, questo abbiamo sempre fatto, amato, ascoltato, sognato, non siamo mai saliti sul carro dei vincitori, del trend che tira in un determinato momento storico, come vedo tanta ostentazione oggi in giro, ma vedo pure tante belle realtà, ovviamente.

Tornando al disco, è l’ultimo con l’asse di collaboratori “lombardo/piemontese” registrato a Busto Arsizio dall’ottimo Carlo Meroni, tecnico e fonico di studio dei DECIBEL Studio con cui abbiamo collaborato a sei mani (io, mio fratello Andrea e Carlo) per quella che è secondo noi la miglior resa di produzione finora. Puro e semplice Cemetery Rock con qualche accento di Classic Doom più accentuato, qualche velata influenza folk, la classica ossatura di Heavy Doom Darkeggiante ed in fondo al disco un esperimento di ballad sinfonica, siamo usciti un po’ dalla nostra comfort zone.

 

Giovanni “John Goldfinch” Cardellino 

 

Rimanendo in tema, questo vostro ultimo album si è confermato prodotto di razza. È straniante pensare che molto probabilmente costituisca il canto del cigno de L’Impero delle Ombre, con nemmeno la possibilità di vedervi di nuovo on stage…

J.G. Le cose e le decisioni in Italia per quel che riguarda il Metal Underground e cioè una sorta di risibile passione fideistica, un costoso passatempo per metallari adolescenti brufolosi, capelloni coi gilet toppati e birra in mano, perennemente  incazzati col mondo, mai cresciuti (con la testa, secondo le persone “normali”), hanno il passo lento di un claudicante dinosauro ferito… Pensi un disco e se tutto va bene esce dopo tre anni o più, questo per dirti che quella di interrompere tutte le attività è un idea già di qualche anno fa e quindi non escludo categoricamente di far ritorno dal “mondo dei morti”, per restare in tema, chissà! Oggi come oggi è sempre più difficile, le distanze e gli impegni sono un grande ostacolo… Ma come ho già dichiarato più volte ultimamente: never say never!

 

I tuoi testi sono sempre stati particolarissimi e assai “personali”, nel senso che a dotti riferimenti quali H.P. Lovercraft e Edgar Allan Poe hai sempre affiancato considerazioni intime sul reale orrore che ormai ci circonda senza trascurare le tradizioni antiche del folklore della vostra terra.

J.G. Beh non sono certo un poeta o un grande narratore ma nel mio piccolo cerco di analizzare ed a volte coniugare l’orrore letterario o cinematografico con l’orrore “VERO”, avendo pure una grande passione per i cantautori italiani, primo fra tutti l’indimenticabile Fabrizio De André, poi le storie suggestive del folklore di provincia del Belpaese sono una fonte inesauribile.

 

 

La Taverna del Diavolo, interni

 

All’interno del booklet di Oscurità vi è una tua foto catturata fra le mura della Taverna Del Diavolo, in Toscana, un luogo tristemente famoso per molti motivi.

J.G. Si, si davvero! Quella è una storia legata ad una serie eventi che andava assolutamente raccontata, secondo me! Insomma, per fartela breve, quando vivevamo nel Chianti una sera andammo a festeggiare la fine di un mio rapporto di lavoro assai negativo e decisi che saremmo andati alla TAVERNA DEL DIAVOLO, che avevo adocchiato a pochi km da dove abitavamo, tra Cerbaia e Scandicci, proprio sul crinale della collina in un bosco impenetrabile…

Una volta all’interno del locale con luci soffuse e pochi avventori seduti ai tavoli notiamo e restiamo letteralmente rapiti dalle pareti tutte affrescate con scene di inferno dantesco, Diavoli che in punta di forcone torturano le anime dei peccatori, meraviglioso! Chiedendo ad un riluttante proprietario ci disse che erano opera di un misterioso artista del luogo che poi si trasferì in America, morendo poi là in circostanze mai chiarite.

Volendoci ritornare, alla taverna, scoprimmo, pochi giorni dopo, che era stata chiusa definitivamente! Assurdo! Mi ritornò alla mente la taverna dell’angelo dello sceneggiato RAI Il Segno del Comando. Comunque questa esperienza mi è rimasta impressa da allora e quando ho deciso che ne avrei ricavato un testo per un brano del disco nuovo ho fatto faticose ricerche su questa taverna del Diavolo con tutto il contorno di cenni storici e leggende metropolitane che non avrei mai immaginato del tipo:

la taverna era posizionata accanto alle “orme del Diavolo”, una formazione rocciosa a forma di orme di zoccoli luciferini adiacente ad un ruscello nel bosco, che leggenda vuole sia stata una trappola creata da San Zenobio ai danni del diavolaccio che saltellava per l’appennino Toscoemiliano.

Altro avvenimento funesto del luogo fu documentato ai tempi della seconda guerra mondiale e l’invasione delle SS tedesche in Italia che rastrellando quella zona in cerca di partigiani si imbatterono in una coppia di amanti appartati che venne brutalmente fucilata.

Ed infine altra tragica fatalità che si lega alla taverna maledetta era che le interminabili ed incompiute indagini sui “compagni di merende”, di uno dei più grandi misteri “crime” italiani, ossia IL MOSTRO DI FIRENZE, erano soliti trovarsi proprio alla taverna del diavolo per organizzarsi nelle loro (presunte) malefatte, bicchiere di rosso alla mano… da brividi!

 

Giovanni “John Goldfinch” Cardellino 

 

Fra i pezzi che maggiormente ci piacciono di Oscurità vi è “Circolo Spiritico Navona 2000”. Puoi raccontarci come nacque?      

J.G. Quando misi su il progetto L’IDO oltre che le ovvie influenze musicali che si possono ben intuire c’era pure un aspetto più spirituale ed esoterico di ricerca, ero un avido lettore di Crowley e di tutto quello che riuscivo a recuperare comprese le uscite della Hermes Editori tra cui Roberto Reggiani e per l’appunto il maestro e Medium (ora novantaseienne!) di fama mondiale Fulvio Rendhell!

Tra l’altro devo specificare che sia il nome della band che il logo con il sigillo magico di protezione di Cornelius Agrippa li presi proprio da quei tomi! Ma tornado ai giorni nostri avevo notato che un mio caro amico, Alessio Sanniti dei laziali Misantropus era collaboratore e molto vicino al Rendhell. Beh, non ci ho pensato due volte, l’ho contattato dicendogli che avremmo dedicato un brano al suo leggendario circolo spiritico fondato a Roma a fine anni 60 il “CIRCOLO SPIRITICO NAVONA 2000”! Insomma io volevo il suo benestare (e di sua figlia Alexandra notevole scrittrice ed esoterista a sua volta) ma il Maestro tramite Alessio fece di più, mi chiamò per parlare e conoscermi meglio e registrò un vocale dove spiegava i precetti del suo Circolo Spiritico apposta per il pezzo in questione, che noi poi abbiamo campionato all’interno!

Dopo qualche settimana dall’invio del disco alla sua abitazione ho ricevuto la sua chiamata telefonica con tanto di complimenti, diceva che la nostra musica gli aveva toccato il cuore, una grandissima soddisfazione ed esperienza magica, un ritorno all’origine, come l’Uroboro!

 

Andrea Cardellino

 

Spiega più nel dettaglio come siete approdati a quello che è diventato un vero e proprio sodalizio, con la Black Widow Records.   

J.G. Io sono un loro cliente dagli anni 90 e ricordo con affetto le lunghe chiacchierate al telefono per farmi consigliare i classici o le “hidden gems” o ancora le novità delle loro fantastiche produzioni! Poi negli anni li ho incontrati nelle fiere del disco promettendo di fargli ascoltare presto o tardi qualcosa di mio, de L’IDO appunto, cosa che poi è successa nel 2003. Loro hanno creduto in noi e non finirò mai di ringraziarli, è un onore ed un orgoglio fare parte del loro roster, trovare i propri dischi distribuiti in Inghilterra, penisola Scandinava o in Sud America è una bella soddisfazione, sono ormai un’istituzione a livello mondiale per i suoni oscuri!

 

Riteniamo che il Doom sia l’unico ambito all’interno dell’universo heavy metal a livello mondiale ove l’Italia abbia realmente inciso nel profondo, dettando alcune regole poi “prese in prestito” da molti altri oltreconfine. Ovviamente senza disconoscere quanto di enorme e insuperabile fatto da Black Sabbath, Black Widow, High Tide e Atomic Rooster oltre ovviamente ai vari Pentagram, Saint Vitus, Candlemass, Trouble, Cathedral e compagnia cantante… Estremo a parte, teniamo a chiarificare che nonostante il nostro Paese abbia partorito ottime band e ottimi dischi hard rock, heavy metal e thrash è allo stesso tempo innegabile che le vere radici, quelle più nel profondo, di questi tre generi provenissero da fuori. Per il Doom no, siamo noi che abbiamo seminato una determinata modalità di azione, un filone, per semplificare, all’italiana.     

J.G. Beh è lusinghiero come minimo! Concordo appieno! Permettetemi però una digressione al di fuori del mondo hard and heavy: successe così pure per qualche breve stagione con un certo progressive italiano, chiaramente non quello più smaccatamente anglosassone come i(seppur meravigliosi) Acqua Fragile, ma un prog autoctono con sfumature a volte mediterranee. Lo abbiamo avuto coi Cervello, Napoli Centrale, Saint Just, Osanna, Aktuala… Poi il Barocco come con il Banco, Garybaldi, la poliedrica PFM, gli avanguardistici AREA, gli oscuri Pholas Dactylus, Jacula/Antonius Rex, i più hard Biglietto per l’inferno, Panna Fredda, Metamorfosi, i sorprendenti Balletto di Bronzo e ve ne potrei citare centinaia.

Riprendendo però il discorso da voi espresso nella domanda immagino vi riferiate ai primi Death SS/Paul Chain Violet Theatre, Black Hole, Rex Inferi, Run After To, Requiem/The Black, gruppi e artisti che all’estero se li sognavano! All’epoca e pure ora!

 

Elencaci tre canzoni di altre band che avresti voluto scrivere come Impero delle Ombre.

J.G. Questa è la domanda più bastarda che poteste farci!!! Ah,ah,ah,ah, boooohhhh… sparo: “BLACK AND VIOLET” DEATH SS, ”LUNA NERA” STRANA OFFICINA, ”KILLING YOURSELF TO LIVE” BLACK SABBATH (Andrea)e qualche altro milione di pezzi!

 

L’Impero delle Ombre – Live  

 

Pensieri, parole e aneddoti per le seguenti band italiane, una ad una.  

 

Death SS; Paul Chain/Paul Chain Violet Theatre

J.G. Eh! La leggenda, il mito ineguagliabile tutto Italiano! Ai tempi d’oro sarebbero potuti essere davvero accanto ai grandi a livello internazionale (se non fossero nati in Italia, vaffanculo pare un luogo comune ma io ne sono convinto)! Qua avrei un libro da scrivere e non mi voglio sbilanciare, onestamente, molte cose rientrano nella mia sfera privata, ti dico solo che erano la mia ossessione da ragazzo nei primi anni 90 quando erano al top; del ritorno sulle scene nell’epoca Fiorentina dopo quella primigenia pesarese di fine anni 70…

Quindi facile capire che sono un’entità dalle mille facce, incarnazioni e sfaccettature e vicende anche umane a volte contorte, difficili da riassumere in due righe perché il fulcro centrale primordiale era costituito dall’asse Steve Sylvester e Paul Chain, che io ho volute a tutti i costi conoscere ed in parte collaborare, e ci sono riuscito.

 

Giovanni Cardellino e Paul Chain 

 

Steve sempre professionale, algido, nel personaggio ma sempre presente alle comparsate nei miei dischi e lo ringrazio; Paul il genio/folle/amico/distruttore/paranoico addirittura con una frequentazione durata anni nella sua casa studio, il Day Records a Pesaro tra jam sessions, visite ai cimiteri e di corsa in pizzeria alle 20 precise con impermeabile ed ombrello in piena estate!

Con Chain ho approfondito pure l’aspetto umano, quindi questa risposta e ambivalente sia per i Death SS che i Violet Theatre ed il Paul Chain solista, all’inizio questi loro progetti hanno dato il massimo a livello artistico per quello che mi riguarda, obbiettivamente, poi col passare del tempo tutti e due hanno fatto scelte che non incontrano il mio gusto, ma ti posso assicurare che sia Death SS che Paul Chain solista hanno quel qualcosa in più rispetto al solo fatto di aver fondato delle realtà musicali e di costume in questa Italia bigotta e impreparata (..ed anche all’estero!) che hanno influenzato generazioni di metaller con leggende metropolitane, sense of wonder e dischi epocali!

 

 

Jacula/Antonius Rex

J.G. Erano i primi anni 90 che trovai in una lista di cd usati le prime opere di Antonius Rex/Jacula, delle ristampe scarne della Mellow rec., inutile dirti che me ne innamorai follemente con quei messaggi elitari ed un po’ deliranti scritti nel booklet e poi quella musica, pura magia, esoterismo, il Buon Bartoccetti era davvero avanti (anche lui!) in quell’epoca di fricchettoni per parlare di occultismo ed avere un medium in formazione!

 

Marius Donati e Giovanni Cardellino 

 

Marius Donati (Mario “The Black” Di Donato)

J.G. Mancato purtroppo da poco il grande Mario Di Donato (musicista e pittore) eravamo buoni amici, ho sempre amato il suo modo di esprimere il suo Dark Sound unico ed inimitabile con l’uso del latino e corredato dalle sue opere pittoriche per le copertine, è stato un prime mover prima negli anni del post beat, proto hard, poi subito agganciatosi alla nascita del metal europeo con Unreal Terror col sodale Enio Nicolini al basso(grande amico anche lui) poi evolvendo e “scurendo” la proposta musicale coi Requiem ed infine coi suoi THE BLACK ,attitudine intramontabile, dischi ispirati, una personalità artistica che ha lasciato un enorme vuoto con la sua perdita! RIP

 

Abysmal Grief

J.G. Mi ricordo ci si scriveva diversi anni fa per le influenze comuni e filosofie sulla… morte! Mi ricordo aprirono per noi in una data memorabile a Genova nel 2005 e noi abbiamo aperto poi per loro qualche anno fa a Carpi. All’inizio musicalmente mi piacevano, poi sono diventati sempre più estremi ed asfittici, ma devo dire che non hanno mai mollato ed anzi sono un’istituzione nel loro campo in Europa. Professionali, Chapeau!

 

Tony Tears

J.G. Mi ricordo di quel pezzo ad inizio 2000 che girava “Statua di Cimitero” interessante, avevamo qualche idea in comune, mi piaceva, non eravamo soli, ero contento! Poi negli anni musicalmente è cresciuto molto, avendo io a casa diversi suoi dischi ed assistendo alcuni anni fa ad un concerto della sua band a Parma con l’eterna Sandra Silver (gli appassionati sanno chi è!) come corista e performer. Un aggettivo: determinato, appassionato, costante!

 

Mortuary Drape

J.G. Grande realtà del Black Metal occulto italiano, band che so essere osannata nel mondo, genere che io personalmente non seguo, “is not my cup of tea, sorry”. Il debutto “All witches dance” ha un fascino antico che sa di ossari abbandonati e vecchi Death SS lontano un Miglio!

 

Opera IX

J.G. Altra band storica che rispetto ma che non faceva parte dei miei ascolti abituali, anche qui notevole il debutto nei ’90 “The Call of the Wood” me lo ricordo molto bene quando uscì, mi piace la loro ricerca pagana, Ossian è un grande personaggio della scena estrema italiana e conoscendolo anche un brava persona!

 

Black Hole

J.G. Culto vero, culto totale i Black Hole! Quando ascoltai per la prima volta “Land of Mystery” venni assalito da un senso di angoscia, musica primordiale, elementare, scarna, con quella pronuncia dell’inglese barcollante… Eppure le melodie sinistre ed inquietanti si insinuano nella mente per non abbandonarla più, per non parlare della ricercatezza delle liriche: esoterismo puro! Unici!

 

Epitaph

J.G. Beh sono la continuazione naturale ed il perfezionamento dei Veronesi Black Hole ma proprio letteralmente, essendo 2/3 dei B.H.  confluiti negli Epitaph, miei grandi amici, che considero assolutamente tra i migliori gruppi del genere in Europa. Portano alta la bandiera del Dark Sound Italiano, una manciata di album strepitosi! Curiosità: quando all’uscita di Emiliano, il cantante del gruppo, fecero diverse audizioni per trovarne uno, feci anche io il provino, fortunatamente per loro presero uno meglio di me (Ricky Dal Pane, grande amico). Ora come ora non riesco a vedermi in altre band già con una storia così importante, ad interpretare pezzi scritti da altri e contesti che non siano L’IMPERO.

 

Messa

J.G. L’ultima grande band italiana che sta scalando meritatamente la vetta, notevoli Messa! Sapevo che sarebbero emersi, me li ricordo nei clubs da 100 persone in Emilia all’epoca del primo disco “Belfry”… e già gridavo al miracolo per il loro “Scarlet Doom”, poi hanno realizzato quello che per me è il loro apice e cioè “Feast for Water”. Ora sono al quarto disco in studio, un disco live ed un contratto con Metal Blade Rec. ma è tutto meritato, hanno un chitarrista dai forti connotati blues che si inserisce su un contesto di Doom atmosferico dove trova agile collocamento la bella ed evocativa voce di Sara, tutto perfettamente equilibrato ed al servizio di una scrittura snella e calibrata. Grandi!

 

Andrea e Giovanni Cardellino

 

Chiudi l’intervista a piacere, Giovanni, spazio a disposizione.

J.G. Che dire, è stato un tour de force ah,ah,ah… ma è stato anche piacevole poter fare quattro chiacchiere con voi e quelli che poi leggeranno. Vi ringrazio e… LONG LIVE CEMETERY ROCK!

 

 

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti & Ulisse “UC” Carminati