Recensione: Enigma

Di Daniele D'Adamo - 2 Novembre 2025 - 12:00
Enigma
Band: Absence
Genere: Black 
Anno: 2025
Nazione:
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70

E così, per gli Absence, arriva il momento del debutto discografico con “Enigma“. La band è attiva dal 2021 per cui è lecito immaginare che ci siano voluti tre anni per affinare uno stile che rimandi alla band medesima.

Stile che fondamentalmente è black metal sinfonico, con sfumature di gothic, tale da avvicinarlo a quello dei connazionali Cradle Of Filth. Tant’è che il cantante Mordred, spesso e volentieri, prende a esempio il modo di vocalizzare di Dani Filth (“Under Moon’s Glance“). Malgrado ciò, la formazione britannica vive di vita propria, producendo un sound piuttosto complesso e articolato che rappresenta il suo modo di interpretare i generi anzidetti.

L’impatto del black è deciso, compatto, più travolgente che annichilente, nel senso che, all’interno del disco, si trovano in maggioranza momenti in cui la furia degli elementi si placa, per lasciar posto a intermezzi ove prevale la voglia di approfondire ciò che alberga nell’animo umano (“Eternal Vows of Midnight“). Anche se non ci si trova davanti a una rivoluzione copernicana, il risultato finale è più che discreto, poiché “Enigma” è un LP costruito con cognizione di causa. I cui attori, accoccolati su un livello professionale di tutto rispetto, non certo dilettantesco, si propongono come musicisti capaci sia di creare un deciso carattere distintivo alla loro creatura, sia di proporsi come elementi dal buon talento compositivo.

A tal proposito, la responsabilità di ideare i brani è in capo al tastierista Gawain, il quale riesce a creare un’atmosfera piuttosto spessa, le cui molecole declinano verso stati d’animo ammantati di delicata malinconia (“Secrets Confide“). Merito senz’altro delle orchestrazioni che permeano l’atmosfera suddetta, ma anche dei delicati e tristi orpelli della chitarra solista di Balor. E, nondimeno, dallo strazio che la voce di Mordred riesce dar vita con il suo riarso screaming.

A tutto quanto sopra descritto occorre aggiungere, ed è qui che gli Absence mostrano di essere un act maturo sia dal punto di vita tecnico, sia da quello artistico, la splendida, esplosiva voce pulita della bassista Morrigan (“Eternal Vows of Midnight“); un po’ meno efficace, però, quando si addentra nelle harsh vocals (“Whispers of Eternity“). Oltre a manovrare alla perfezione il proprio strumento, che propone continuamente giri che ruotano di vita propria, non limitandosi cioè solamente a rombare in sottofondo, essa rappresenta un valore aggiunto, per il combo dello Yorkshire.

Difatti, l’aver in formazione la possibilità di coordinare due linee vocali che s’intrecciano, fa sì che si queste ultime riescano a evitare il rischio di risultare monotone. Rischio che resta basso anche per ciò che concerne l’insieme delle canzoni. Entrando in questo gruppo, si può notare che la melodia non sia una delle caratteristiche principali della foggia musicale inventata da Gawain. Certo, c’è, si rinviene parecchie volte, sparsa qua e là nel platter, tuttavia si tratta di un qualcosa che non sia stato elaborato per avere un taglio commerciale.

Lo dimostra, per esempio, “Under Cloak of Mind“, traccia che funge da pietra miliare atta a bloccare il tempo per tracciare, in maniera univoca e invariabile, i connotati che si manifestano nell’anima nel combo inglese. In tale episodio, difatti, si può recepire un’armonia che risulta piacevole all’orecchio ma che non vuole essere catchy nel modo più assoluto. Malgrado i furibondi assoli al fulmicotone di Balor, che aiutano, e non poco, a supportare la parte più accessibile della tipologia artistica in esame, quello che emerge con maggior forza è, al contrario, quella specificamente dedicata al metal estremo.

Enigma” è un full-length che non lascia indifferenti per via di interessanti soluzioni legate al songwriting. Il suo cuore pulsa con decisione ma non appare si sia ancora formato del tutto. Gli Absence sono dotati di tutto quanto è necessario per farsi notare nelle sperdute lande del metallo oltranzista ma, per questo, devono ancora compiere alcuni passi nel loro personale percorso creativo.

Daniele “dani66” D’Adamo

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