Recensione: It Must Be Done
Aaraashi Kumaran. È lui dietro al progetto singaporiano Deceiver, neonata realtà melodic black metal che ha da poco dato in pasto alla grande rete il debutto It Must Be Done. Il lavoro si pone come un concept diretto e che non va affatto per il sottile, esattamente come ci si dovrebbe aspettare. La realtà dei fatti è che i prossimi trenta minuti saranno ben più sorprendenti di quanto avremmo mai immaginato. La storia ruota attorno ad una folkloristica leggenda tramandata da generazioni e incentrata su un gufo ed un lupo.
È un antico racconto che parla di due esseri provenienti da universi quasi identici. Pur avendo vissuto secondo il bene, la vita li ha puniti, spingendoli all’isolamento. Dopo millenni di sonno vengono richiamati da una versione più giovane di sé stessi che chiede aiuto per vendicare le ingiustizie subite da un giovane ragazzo, le stesse che avevano segnato anche le loro vite. Ma la sola esistenza del Gufo e del Lupo corrompe il giovane, destinandolo a diventare un mostro. L’unico modo per salvarlo e preservare l’equilibrio è ucciderlo, impedendo che la corruzione si diffonda.
L’opener ha l’ostico compito di presentare quanto Aaraashi sarà in grado di inserire in un progetto che va dannatamente preso sul serio. Il sound non è cristallino, non c’è alcuna etichetta dietro e laddove anche ci fosse chi mai ne avrebbe bisogno. Black Metal a tratti malinconico, altre volte perfettamente a suo agio nelle sfrenate corse in blast beat. C’è consapevolezza, violenza (quanto basta), ma abbiamo soprattutto un senso di coerenza che viene articolata un brano dopo l’altro. Con ordine e una maturità che giunto a fine ascolto mi fanno apprezzare ancora di più il fatto che It Must Be Done sia stato realizzato da un’unica mente. Piacerà a chi cerca un buon old school fatto con criterio, ma anche a coloro che nella propria collezione non si fanno mancare Drudkh o Mgla.
