Judas Priest: Halford, “L’America è ancora incredibilmente omofoba”

Invitato al podcast Queer The Music condotto da Jake Shears, il frontman dei Judas Priest, Rob Halford, ha espresso con durezza la sua opinione sulle tensioni che persistono nel panorama americano riguardo l’orientamento sessuale delle persone come forma di discriminazione. Quando gli è stato chiesto se pensa che siano stati fatti passi avanti rispetto a quando fece “coming out” oltre 25 anni fa, Halford ha risposto:
Assolutamente, anche se dipende da dove ti trovi. L’America è ancora incredibilmente omofoba. Vivo qui da molto tempo e ho visto succedere molte cose dagli anni ’80. Mi fa davvero arrabbiare e mi sconvolge. Ma quando salgo sul palco e mi esibisco con i Priest, alcuni fan dicono: “Adoro i Judas Priest, ma non sono gay”. [Ride] Sai cose del tipo “Sono un grande fan dei Priest, però non sono gay, eh” che in qualche modo mi accompagna ancora oggi. Forse è solo una minoranza che la pensa così. Ma quando salgo sul palco, quando i Priest sono in tour e so che tutti sono venuti lì per vedere questa band, ascoltare le canzoni che abbiamo scritto e guardarci esibire, sono sicuro che sono lì con totale accettazione nei loro cuori. Tutti in quella sala pensano: “Beh, non ci interessa”, come è giusto che sia. Non dovrebbe interessargli. Questa etichettatura non dovrebbe far parte di nulla. [La mia sessualità] non dovrebbe interessargli. Ciò che conta è quello che fai. Conta la tua arte, il tuo mestiere e il tuo lavoro. È tutto ciò che conta. Quindi, poter fare questo in questo momento della mia vita e guardare indietro e vedere come ho superato tutte [le discriminazioni], è un vero miracolo. C’è chi mi ha guardato dall’alto verso il basso per così tanto tempo. E ora ne sono consapevole, perché sento di avere una comprensione leggermente migliore della vita grazie alla saggezza [guadagnata con l’età].
Il cantante ha poi ricordato il momento in cui rivelò la propria omosessualità al pubblico:
Facevo parte di una band chiamata 2WO. Era un progetto che durò poco di cui facevano parte Trent Reznor, John 5 e io. Ero a New York per una conferenza stampa per i 2WO, avevo l’eyeliner nero e un cappotto di pelliccia. Ero su MTV, con la testa rasata e tutto il resto. Parliamo di questo, quello, di quello. Mi chiedono della band e io dico: “Beh, parlando da uomo gay, questo è…” bla, bla, bla, bla, bla. E poi ho sentito cadere a terra il blocco appunti di qualcuno, perché avevo letteralmente annunciato al mondo che ero gay. Così ho concluso la conferenza stampa, sono tornato in hotel, mi sono seduto nella stanza e ho pensato: “Cosa ho fatto? Cosa ho fatto?”. E poi ho pensato: “Chi se ne frega”.
Mi è sembrato molto naturale perché non era premeditato. Non mi ero svegliato quella mattina dicendomi: “Oggi faccio coming out”. Era semplicemente il modo in cui sto parlando con te adesso. Era solo un puro flusso di coscienza, stavo parlando e quella frase mi è uscita fuori naturalmente”.
Internet esisteva già nel 1998? Probabilmente era agli albori, ma la notizia ha fatto il giro del mondo, molto in fretta. “Rob Halford fa coming out”. Nel giro di pochi giorni la mia casella di posta si è riempita di messaggi da persone di tutto il mondo che dicevano: ‘Non posso credere a quello che hai fatto. È una cosa così bella e potente, e grazie a te ho avuto la forza di dire a mia madre e mio padre che sono gay’.