Recensione: Create Or Die

Di Valeria Campagnale - 15 Dicembre 2025 - 10:30
Create or Die
75

Scott “Wino” Weinrich, venerato come il Maestro del Doom e figura emblematica del metal heavy underground, cofondatore di The Obsessed e membro chiave dei Saint Vitus, pubblica il suo quarto album solista “Create or Die”. La sua vena compositiva è un atto di sincera e tagliente onestà, che trae origine dalla sua esperienza personale per sfiorare verità universali su smarrimento, tenacia e bellezza in un’esistenza ardua. La sua perseveranza è evidente: le tracce, alcune custodite per anni prima di essere dichiarate complete, sottolineano una rara eccellenza compositiva. “Create or Die” si distingue per la sua abilità nel fondere universi sonori in apparente contrasto. Pur mitigando in parte i riff massicci per cui è noto, l’album è un amalgama di rock settantiano, folk, country e blues. L’atmosfera sonora si destreggia con una sobria e ruvida raffinatezza tra l’introspezione acustica e il vigore elettrico, come testimonia l’equilibrio della produzione avvolgente e analogica curata da Franck Marchand e Wino medesimo. L’album spazia tra stati d’animo che vanno dalla vulnerabilità alla sfida risoluta.
L’apertura con la blueseggiante “Anhedonia” stabilisce immediatamente un tono sommesso e denso, mentre il folk storytelling di “New Terms” introduce influenze Appalachiane con l’uso di banjo e bodhrán. Tra i momenti più sentiti spicca la toccante “Never Say Goodbye”, che incarna l’umanità semplice e il dolore della perdita. Quando la chitarra elettrica irrompe, come in “Hopeful Defiance”, il suono si fa urgente, risuonando come una variante affilata dei The Obsessed, con Wino che si scaglia contro l’establishment. La seconda metà dell’album contiene alcuni dei picchi emotivi e sonori, in particolare l’eccezionale “Us or Them”, tracciando una linea netta di sfida. Il brano più contemplativo, “Lost Souls Fly”, si estende per oltre sette minuti, mantenendo un minimalismo malinconico e suggestivo. L’album si chiude idealmente con “Bury Me in Texas”, che fonde le radici Americana con una spina dorsale metal. Al di là dell’abilità chitarristica, sempre impeccabile, è la voce di Wino a dominare. Ruvida, vissuta e, cosa più importante, piena di soul, l’elemento unificante che rende questo lavoro omogeneo e potente. Sia che sussurri, storie intime o ruggisca versi di tenacia, la sua voce porta con sé il peso di decenni di vita on the road.
“Create or Die” è un’opera essenziale che non è destinata solo ai fan del doom, ma a chiunque cerchi un’onesta narrazione musicale. È il suono di un maestro che, invecchiando, trasmette la sua saggezza con un’urgenza creativa inesauribile. Un vero tesoro da custodire. Hats off!

 

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