Recensione libro: Motörhead – Live to Win

Di Stefano Ricetti - 13 Agosto 2014 - 10:30
Recensione libro: Motörhead – Live to Win

Motörhead

Live to Win  

La biografia ufficiale

di Alan Burridge

256 Pagine

Formato 17.8 x 22.9

ISBN: 9788866347699

28 Euro

Edizioni BD

 

Già uscito nel 2012 in lingua originale per Cleopatra Records, Live to Win è la versione italiana della bibbia sui Motörhead realizzata da Alan Burridge, non di certo l’ultimo dei cudeghìn sulla piazza, essendo fan del combo dal 1977 nonché scrivente riguardo le gesta di Lem&Co. sin dal 1979. Il Nostro ha collaborato con oltre novanta fanzine e scritto tre libri, tutti incentrati sul culto legato allo Snaggletooth, il simbolo iconico del gruppo. È presidente del Motörheadbangers Fan Club ed è stato investito dalla band del ruolo di biografo ufficiale. Basti sapere che gli ultras duri e puri dei M’head l’hanno soprannominato Professor Motörhead. Probabilmente ne ricorda più lui dello stesso leader Ian Fraser Kilmister detto Lemmy, anche solo per il fatto che Burridge delle migliaia di cose accadute al gruppo ha preso finemente nota sin dagli inizi.

Live to Win in lingua tricolore vede la luce per Edizioni BD, casa editrice che pubblica in ambito Hard’N’Heavy solo materiale selezionato, caratteristica che si evidenzia anche nell’enumerazione finale dei refusi presenti nel libro: all’appello i soli fisiologici. L’opera di traduzione è stata effettuata da Andrea Costarelli. Se il racconto riguardante la storia dei Motörhead scorre piacevolmente, il livello di adrenalina s’impenna letteralmente per quanto attiene le foto contenute all’interno delle 256 pagine costituenti il volume. Godendo dell’appoggio incondizionato dei Motörheadbanger e del Loro archivio l’autore ha piazzato scatti da urlo uno dopo l’altro in, esagerando un po’, un crescendo Rossiniano di inediti e non. Fra le più clamorose, benché già nota, quella di Lemmy con Sid Vicious e Nancy Spungen, che occupa due intere pagine, poi Pete Gill con sigaretta in bocca durante un tour in Australia, accattivanti quelle afferenti il Bomber tour nella classic line-up comprendente Fast Eddie Clarke e strepitosa la cornice naturale che attornia la formazione a quattro Kilmister, Wurzel, Campbell, Taylor, ovviamente a “schermo pieno”. Quello che salta più all’occhio è la naturalezza di alcuni scatti, colti durante momenti di vita vissuta, senza posa o preparazione alcuna, in pieno stile Motörhead.

L’epopea Motörhead contenuta in Live to Win abbraccia il periodo dalla metà degli anni Settanta al 2012 e inizia dal maggio del 1975, ossia dal ritorno a orecchie basse di Lemmy dal Canada dopo il licenziamento subito da parte degli Hawkwind. Tanti gli aneddoti snocciolati da Burridge, senza però mai calcare la mano, mettendo i fatti sopra tutto il resto. Le chicche sono presenti e vengono riportate, però allo stesso livello delle altre notizie di cronaca. Non viene insomma costruito un castello sui vizi e gli stravizi di Lemmy, tanto per arrivare subito al sodo. Esiste poco spazio per il gossip, quindi, particolare che si evidenzia chiaramente nel momento in cui vengono narrate le entrate e le uscite dalla line-up dei vari musicisti nel tempo. La notizia che la band nel 1975 iniziasse il proprio set live con una marcia scandita da un discorso di Adolf Hitler viene riportata per quello che è, senza ricamo alcuno, ad esempio. Qualche piccolo grande segreto finalmente viene rivelato, accanto a situazioni note e acclarate, tipo No Sleep ‘Till Hammersmith che NON è stato registrato su disco mentre suonavano all’Hammersmith oppure nel momento in cui si addentra nella genesi dei vari infortuni occorsi a “Philty Animal” Taylor, legati più a risse e comportamenti oltre il limite che non al classico scivolone dalle scale di casa.

Alan Burridge narra i Motörhead sin dalla fame e il freddo patito da qualche parte dell’Inghilterra in qualche lurido squat fino ad arrivare allo status di icone della musica attuale, in maniera uniforme, appassionata ma lasciando da parte l’enfasi del fan, cosa non proprio così scontata per quanto attiene pubblicazioni come questa, che godono dell’imprimatur di ufficialità conferito dalla stessa band.      

Mitica, roba da imparare a memoria, la frase contenuta a pagina 19, nel momento in cui il produttore Dave Edmunds avrebbe conferito ai Motorhead “La potenza di una locomotiva a vapore che sfreccia in galleria”. Frase profetica, soprattutto per quanto poi accaduto su Orgasmatron, pietra miliare marchiata con l’immancabile Snaggletooth risalente al 1986.  

Doverose le pagine finali dedicate al chitarrista Wurzel, mancato nel 2011 per infarto, laddove Burridge traccia un suo toccante profilo con racconti di prima mano, a partire dall’incontro fra lo stesso Alan e la band, a Londra, nel marzo 1984.     

Dopo essersi sciroppati le 256 pagine di Live to Win viene spontaneo porsi la domanda su come abbiano fatto i Motörhead  a diventare quello che sono, pensando che nel 1976, le teste d’uovo che scrivevano su  Melody Maker e Sounds li bollarono frettolosamente come la peggiore band del mondo… La miglior risposta? Probabilmente la cocciutaggine e la fuck you attitude racchiusa nella frase “We’re Motörhead and we play Rock’N’Roll” pronunciata da parte della leggenda vivente dell’Hard’N’Heavy Lemmy Kilmister, come peraltro scritto a chiare lettere sul retrocopertina del libro griffato Edizioni DB.   

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti