L’Antro di Ulisse (Numero Zero): La Rockteca

Di Stefano Ricetti - 30 Novembre 2020 - 13:54
L’Antro di Ulisse (Numero Zero): La Rockteca

E’ con grande piacere che vi annuncio che da oggi collaborerà con noi di Truemetal Ulisse “UC” Carminati, vecchia triglia del giornalismo heavy metal italiano e ancor di più mio antico amico, nonostante parecchie divergenze di vedute sul Prog Metal, sul Prog in generale e molto molto molto altro. Ulisse avrà a disposizione un suo spazio che, nel solco della tradizione carminatesca, abbiamo battezzato come L’Antro di Ulisse. Egli tratterà, nel tempo, parecchie tematiche a lui care, spaccati di vita on the road, approfondimenti  e occasionalmente si occuperà anche di alcune recensioni. L’Antro Numero 0, qui di seguito, narra di quanto si possa perdere in termini monetari per una passione ma nello stesso modo essere ripagati per la vita intera. Parola ad Ulisse.

Buona lettura.

Steven Rich

Ulisse Carminati e Tony Iommi, qualche anno fa

Ulisse Carminati: mi presento, brevemente. Spero abbiate la pazienza di leggere quanto scriverò. Vengo subito al dunque: conobbi Klaus Byron nel 1993 e ne divenni prima cliente del suo negozio musicale e poi amico e fratello di latte negli anni seguenti. Da sempre lettore di Metal Shock e di Flash, mi trasformai in scribacchino nel 1994. Indelebili rimarranno nella mia memoria  le epiche discussioni con il boss riguardo a quanto scrivevo:

“è troppo lunga, sei troppo buono con i gruppi italiani, maremma maiala impara a  mandarmi il fax… è storto e ne manca un pezzo! Sbrigati che domani dobbiamo cominciare l’impaginazione e non posso perdere tempo per un’intervista del cazzo”.

Il bello è che spesso e volentieri tutto ciò accadeva alle due o tre di notte e ben mi ricordo un capodanno quando con le mogli incazzate come iene eravamo attaccati al fax per completare le ultime pagine del giornale. Poi Flash chiuse per ragioni economiche e smisi di scrivere nei primi anni del 2000. Non ricordo la data precisa e nemmeno ho la voglia di controllare i vecchi numeri della rivista che ho gelosamente conservato, troppa malinconia al pensiero di quanto era e quanto sia vuoto e superfluo considerando la troppo recente scomparsa del GRANDE KLAUS. In seguito venni contattato da Elena Mascaro che eroicamente aveva deciso di riesumare Flash: solo due numeri cartacei e poi il mio nuovo Boss decise di trasportare il tutto online. Anche in questo caso, constatata la mia testardaggine ho dato parecchie gatte da pelare alla grande ELENA che poi fu costretta comunque a chiudere il sito tre anni fa per mancanza di “personale”. Terminò così la mia “parabola di scribacchino”, ora ripresa, per “gentile concessione” di Steven Rich, che certo non immagina quante grane e lavoro extra questo gli causerà constatata la mia proverbiale idiosincrasia per le nuove tecnologie. Non per niente le mie donne, moglie e figlie, mi hanno regalato il telefono di Cappuccetto Rosso…

Strana Officina

 

L’ANTRO DI ULISSE NUMERO ZERO

“LA ROCKTECA”

“Se hai sangue nelle Vene e midollo nelle Ossa, con il Rock avrai la Scossa”

Questa era la scritta che troneggiava sull’entrata della Rockteca 2001, che nel ridente paesino di Urgnano, diventò il punto di ritrovo dei metallari di Bergamo e dintorni. Tutto iniziò sul finire del 1979, caratterizzato dalle avventurose trasferte dello scrivente nel varesotto, dove all’interno della discoteca “Nautilus”, era riservata una saletta angusta e maleodorante per l’ascolto di musica hard’n’heavy. Erano pomeriggi domenicali letteralmente di fuoco e se l’andata in treno non era certo un problema, il ritorno nella notte si trasformava spesso e volentieri in tumultuosi assalti all’ultimo convoglio da parte di uno sparuto gruppo di giovani virgulti, stremati da ore passate a “zompettare” come invasati suonando la gloriosa e mai più dimenticata “air guitar” ovviamente corroborati da spropositate quantità di birra. Nemmeno mi ricordo quante volte sbagliando treno, si riacquistava un barlume di consapevolezza al tonfo sulla zucca dei manganelli della polizia ferroviaria. Pur essendo corazzati, chiodo + ferramenta varie, vi assicuro che alla lunga la cosa risultava alquanto fastidiosa per cui, fra nonne, zie e genitori riuscimmo a motorizzarci: io con una scassatissima Fiat 126, Luca con una Citroen usata senz’altro dai partigiani francesi durante la seconda guerra mondiale e Flavio che scippando l’Ascona del fratello completava l’allegra carovana di 16  metallari in trasferta.

Vanexa: Roberto Merlone

Se il mezzo di trasporto era cambiato al meglio, i passeggeri non persero comunque le abitudini e infatti in una notte particolarmente tragica, usciti dal casello di Bergamo sbagliammo strada e ci ritrovammo immersi nella nebbia della bassa ma guidati da Odino e dalla poca luce di un parcheggio, approdammo davanti ad una pizzeria .Erano le due di notte ma Italo, il proprietario evidentemente impietosito dall’allegra brigata ci accolse e ci sfamò. Vi assicuro che non ho più mangiato una pizza così buona ragazzi e per farla breve fra una birra e l’altra, scoprimmo che nello scantinato Italo aveva ricavato una piccola discoteca. Vi sembrerà strano ma ebbi un colpo di genio: ”in birra docet” diceva Cicerone e proposi a Italo di gestire il pomeriggio della domenica per proporre  musica hard’n’heavy. Era ormai l’alba quando Italo stesso, conquistato dalla mia sicumera e circuito a dovere dalle donzelle della nostra compagnia, le metallare di allora erano poche ma decisamente “assai carine” e dall’animo “gentile”, accettò la mia proposta. Erano i primi mesi del 1980 e cominciò un’epopea storico/musicale che durò per i successivi cinque anni, permettendomi pure di organizzare concerti per gli allora numerosi gruppi italiani che si affacciavano sulla scena. Il mio grande amico e mentore di allora Beppe Riva mi procurava i recapiti telefonici dei gruppi che lui già conosceva e vi assicuro li conosceva proprio tutti e io, con una vergognosa faccia di bronzo, anzi di metallo, li  contattavo durante la settimana. Garantivo un service di prima qualità, fornitomi dal più grande musicista partorito da Bergamo e vitto, alloggio and “many more” per l’intero weekend (dal venerdì sera al lunedì mattina). Altresì offrivo al gruppo l’intero o quasi incasso del concerto, spese di gestione ovviamente escluse, che comunque si riduceva a Lire 200.000. Si era comunque nel 1980 e il locale conteneva poco più di cento persone.

 

Uno scatto particolare all’interno della Rockteca

 

Ebbi così modo di godermi ottimi concerti e conoscere grandi musicisti poi rimasti miei amici. Andando in ordine sparso mi ricordo con affetto gli Steel Crown del grande Yako De Bonis ,a dispetto delle dicerie di allora assai simpatico e disponibile e del suo funambolico drummer Kid “Silver” Bassi, gli Extrema di Tommy Massara allora agli esordi, i coloratissimi Halloween di Ronnie “Sex” Angel, i Vanexa di Roberto Merlone quando ancora cantavano in italiano e della loro stupenda “Brucia La Città”, scippata in seguito da un celebre gruppo inglese. Poi Danilo “The Kat” e i suoi Bloody Skizz, i Dark Lord del funambolico axeman Alex Masi e gli Hocculta del bassista Tony Chiarito e Luca Trabanelli alla chitarra. Ce ne sarebbero tanti altri da menzionare ma alla mia età la memoria vacilla e la demenza senile galoppa, per cui mi limito a menzionare i più importanti a partire dai grandiosi Unreal Terror di Enio Nicolini, Mario Di Donato  e dal selvaggio drummer Silvio “Spaccalegna” Canzano introdotti sul palco da un  gigantesco frate con annessa maschera dorata sul volto. Per non parlare dei Crying Steel di Alberto Simonini , Franco “Penna Bianca” Nipoti e Luca Bonzagni che con un grandioso concerto presentarono il primo rutilante Ep omonimo. Da menzionare pure quel pazzo scatenato di AC Wild, che mi si presentò al venerdì sera accompagnato da tre loschi figuri: “Ciao Ulisse, questo è Algy Ward!!!”. Praticamente oltre ai Bulldozer  che presentarono in anteprima il 45 giri “Fallen Angel”, si era portato i Tank al gran completo per un doppio show da infarto. Per fortuna pure questi si accontentarono della triade vitto, alloggio and many more, approfittando direi con “impegno” soprattutto del “many more”, assistiti da AC Wild e… dal sottoscritto! Come sopravvissi a tutto ciò resta ancora un mistero, anche perché il successivo weekend mi trovai al cospetto di Fabio e Roberto Cappanera: solo la signorilità e l’innata simpatia dei suddetti nonché gli abbracci soffocanti di Bud, mi impedirono di svenire, anche perché per lo scrivente “Viaggio in Inghilterra”, “Luna Nera” e “Piccolo Uccello Bianco” erano e sono tuttora i testi sacri dell’heavy tricolore.

 

Ulisse Carminati e Paul Chain 

 

Per concludere devo per forza di cosa parlare dello show tenuto da Paul Chain ,che accompagnato da Sanctis Ghoram alla voce, Claud Galley al basso e Thomas Hand Chaste on drums, presentava per la prima volta on stage la nuova incarnazione dei Death SS, ovvero il Violet Theatre e il nuovissimo Ep “Detaching from Satan”. Inutile sottolineare il superbo concerto tenuto, culminato con la dedica finale al “fedele chierichetto” che adorante si godette dopo “Terror” una micidiale versione di “Paranoid”. Da panico furono però gli antefatti del suddetto concerto: al venerdì sera Italo trafelato mi chiama per dirmi che all’entrata del locale c’erano un prete, un gigante intabarrato e un piccoletto con tanto di tuba in testa! Non è difficile capire chi  fossero e per decenza dirò solo che fra  libagioni, ”many more” e  gite turistiche nei cimiteri della zona, iniziammo a fare un primo sound check solo al pomeriggio del sabato. Il giorno successivo due ore prima del concerto Sanctis  mi dice preoccupato che non c’è corrente nell’impianto: il bello era che nel resto del locale tutto era perfetto! Contatto l’elettricista del paese che, adocchiata la scenografia del gruppo batte precipitosamente in ritirata, consigliandomi di chiamare il prete. Ero ovviamente sull’orlo del collasso, c’erano quasi duecento persone in attesa, quando Paul entra serafico in sala e saputo del problema, mi  chiede di sgombrare la gente e di prepararmi a fargli da chierichetto per una “funzione propiziatoria”. Morale della favola: l’impianto riprende a funzionare con sommo gaudio da parte di tutti e sgomento da parte del prete del paese che, con forze dell’ordine annesse, era accorso sul luogo del misfatto. Ma la moltitudine di gente accorsa per la prima uscita dei “nuovi” Death SS era talmente tanta che per accontentare la gente rimasta fuori Paul replicò il concerto, con annesse “funzioncine”, in notturna e il tutto finì alle prime luci dell’alba. A fine show, presi da una sorta di estasi mistica, una massa di pazzoidi, fra cui ovviamente lo scrivente, simularono un sabba, con annesso falò e quant’altro di contorno, nel cortile del locale. Potete immaginare come la faccenda urtò parecchio i poveri paesani, che fecero di tutto affinché il sindaco ordinasse la chiusura del locale.

 

Sanctis Ghoram e Paul Chain

 

Ho perso il conto ma non esagero se vi dico che in cinque anni di Rockteca, a livello gestionale, ci ho rimesso quasi quattro milioni di lire, ma sadomasochisticamente ho goduto. Qualche aneddoto: contattai i Vanadium e rimasi scioccato dalla loro richiesta di due milioni di lire! Allora andavano per la maggiore, per loro era il  cachet normale ma mio malgrado fui costretto a lasciare perdere. In un altro caso la faccenda è più complicata perché il suddetto gruppo si comportò nei miei confronti con una spocchia esagerata. Li incontrai in quel di Brescia, erano di spalla ai Deep Purple nel tour di “Perfect Strangers”, di certo non ero un angioletto nemmeno io e mal sopportavo atteggiamenti da star, o supposti tali, per cui il tutto nacque male e finì peggio. Per anni ebbero nel sottoscritto un acerrimo nemico, ma nel 2001, in un locale della Val di Sole, venne stipulata la pace, fra di noi. L’astio si trasformò in una salda e stupenda amicizia, fondata su una grande stima reciproca.

Per chiudere questo primo Antro, cosa volete che vi dica? Ne è valsa la pena di sbattersi e portare avanti quel sogno chiamato Rockteca, nonostante le perdite economiche e i mille casini, rifarei esattamente tutto!

AMEN

Ulisse “UC” Carminati