Recensione libro: 19 – Un Tram Chiamato Nostalgia
19 – UN TRAM CHIAMATO NOSTALGIA
di Federico “Fed” Venditti
Edizioni Albatros
Euro 16,90
Claudio, detto da tutti Polvere, è un liceale che frequenta la scuola nei primi anni Novanta, e che vive alcune situazioni esistenziali non facili, come tanti suoi coetanei di ogni tempo: il padre è morto, mentre la madre è una donna algida e totalmente assorbita da tormentate vicende sentimentali con compagni complicati e, in qualche caso, anche violenti.
Claudio, inoltre, è timido, ed ha rapporti insoddisfacenti con le ragazze e con i compagni di scuola, che vive come più superficiali e tanto diversi da lui per gusti e aspirazioni.
L’unica vera ancora di salvezza, per Polvere, è la passione per il rock e per il metal (oltre a quella per libri e film) che, comunque, lo rende ancora più diverso e strano agli occhi della maggior parte dei suoi coetanei.
Per conoscersi – e riconoscersi – con ragazzi più affini a lui la domanda di rito è “quali sono i tuoi gruppi preferiti?” e la pratica più diffusa è scambiarsi compilation su cassetta registrate.
E, naturalmente, la ragazza che consentirà a Claudio di fare lo sforzo immane di superare la propria timidezza non potrà che essere una rocker.
Da questi presupposti parte la storia che, nel suo romanzo “19 – Un Tram Chiamato Nostalgia”, ci racconta il “nostro” Federico “Fed” Venditti, critico musicale e chitarrista dei Witches Of Doom.
Il “19” del titolo, in particolare, è il tram che porta Polvere al suo negozio di dischi preferito, dove può incontrare finalmente altri come lui. Ma è qui che, soprattutto, conosce Santiago, ragazzo più grande e commesso del negozio, che diventa il suo mentore in materia di musica ma anche su questioni di vita e d’amore.
La storia narrata nel libro è, tra l’altro, un modo per descrivere la Roma di allora (ma anche di qualche anno prima, nei flashback nel passato di bambino del protagonista), i suoi luoghi, i suoi percorsi e le sue incomparabili passeggiate per ogni dove, dal quartiere Prati a Trastevere, da Roma Nord fino all’ Eur.
Ma la vicenda di Claudio è anche un modo per descrivere libri e film amati dal protagonista, e soprattutto la sua amata musica, che, naturalmente, trasuda da ogni pagina e da ogni riga.
Parliamo di una sorta di colonna sonora ideale della pagina scritta, ascoltata spesso col walkman (sì, non esistevano Ipod e smartphone, all’epoca!) in cui Claudio predilige l’approccio crossover e senza steccati delle band che emergevano in quel periodo, nonché i protagonisti del grunge che s’andava a quei tempi consolidando. Ma la soundtrack dettata dai gusti del protagonista va anche indietro nel tempo, agli anni dei classici del rock (soprattutto hard) e del metal, spaziando anche verso il dark e la new wave degli anni Ottanta ed il rock italiano di Litfiba e dintorni.
Sullo sfondo, non mancano gli accenni alla storia dell’Italia dell’epoca (erano i tempi di Di Pietro e di “mani pulite”) e, tra gli incontri di Polvere sulle strade del rock’n’roll ecco apparire personaggi del metal romano (dalle comitive metallare in Piazza di Spagna ai componenti di band come Necrodeath e Death SS, fino a giornalisti musicali come Vincenzo “Vinz” Barone).
19 – Un Tram Chiamato Nostalgia è un bel libro, da leggere assolutamente per tutti noi che abbiamo vissuto quell’età identificandoci e distinguendoci con certa musica, certi libri e certi film (qualcuno, in altri tempi, chiamava tutto questo “cultura rock”).
Perché quella che Venditti racconta qui, è certamente una storia della Roma rock dei primi anni Novanta, in cui molti che l’hanno vissuta si riconosceranno, ma è anche una narrazione universale, nella quale possono identificarsi tutti coloro, anche di altre generazioni, che, in quegli anni come negli altri decenni. a Roma come a Taranto o a Bologna o a Firenze, hanno vissuto le stesse passioni.
Si tratta, insomma, di una narrazione in cui si ritroveranno coloro per i quali, pur avendo da tanto tanto tempo superato i diciotto anni, la musica rock e metal ed altre suggestioni culturali affini, restano passioni insopprimibili. Passioni che non sono state abbandonate o surrettiziamente sostituite da altre che si ritengono ipocritamente più consone al ruolo sociale dell’età adulta (la classica o il Rolex, per dire), ma restano ancor oggi argomento di scambio intellettuale, riconoscimento ed identificazione reciproca.
Francesco Maraglino