Recensione libro: Dentro Un Viaggio Senza Vento
DENTRO UN VIAGGIO SENZA VENTO
di Federico Scarioni e Omar Pedrini
Pagine: 118
Formato: 25 x 25 cm
Copertina rigida e interni a colori
Prezzo: € 20,00
Codice ISBN: 9788827602836
Collana Chinaski
Milano, Via Gaudenzio Fantoli 9, lunedì 2 dicembre 2019.
All’interno del Fabrique, in zona Forlanini, si celebrò, a 26 anni dalla sua uscita, Viaggio Senza Vento, a tutti gli effetti ancora oggi “l’album” per antonomasia dei Timoria di Omar Pedrini (chitarra, voce), Francesco Renga (voce), Carlo Alberto “Illorca” Pellegrini (basso, voce), Enrico Ghedi (tastiere, voce) e Diego Galeri (batteria).
Anche i più oltranzisti non potranno negare l’importanza di Viaggio Senza Vento, per quanto afferente le sorti e l’evoluzione di certo rock di matrice italiana cantato in lingua madre. Pezzi quali “Sangue Impazzito” e “Senza Vento” sono divenuti dei classici e, in quel momento, i Timoria insieme con altri gruppi diedero una notevole spinta all’insù a tutto il movimento tanto che, per un po’, ci si illuse che nel nostro Paese, la patria riconosciuta del neomelodico e del liscio, anche la componente rock potesse ritagliarsi definitivamente una fetta consistente della torta. La storia poi prese una piega diversa ma in quegli anni venne gettato un ulteriore seme che, tra alti e bassi, non è mai morto e le cronache recenti sono lì a testimoniarlo. Si badi bene: l’heavy metal e l’hard rock tricolore vissero quel periodo su binari paralleli anche se non mancarono incursioni nel territorio del solo rock da parte di mostri sacri dei due generi sopraccitati, come i Vanadium di “Nel Cuore Del Caos”.
Altro particolare da non dimenticare il fatto che i Timoria, insieme con Marlene Kuntz, Afterhours, CSI, Ustmamò, Prozac+, Elettrojoyce, Bluvertigo, Subsonica, Almamegretta, solo per citarne un manipolo, aprirono le menti dei teenager italiani dell’epoca, di fatto allargando il bacino delle persone appassionate di rock, con inevitabili e benefiche tracimazioni nell’ala hard di cui sopra.
Tornando al Fabrique, quella notte avvenne la santificazione pagana di Viaggio Senza Vento, non solo un concerto ma un vero e proprio “art rock party”, come lo stesso Omar Pedrini lo definì: un incontro tra musica, letteratura, cinema per una giornata all’insegna dell’arte e della cultura. Sul palco, oltre a Pedrini e la sua band (Carlo Poddighe, tastiere e vari strumenti, Stefano Malchiodi, batteria, Larry Mancini, basso, Simone Zoni, chitarra, Davide Apollo, special guest alla voce), presero posto Nicolai Lilin (scrittore e tatuatore siberiano), Matteo Guarnaccia (artista e scrittore), Eugenio Finardi, Mauro Pagani e venne proiettato il docufilm “Lawrence. A Life in Poetry” su Lawrence Ferlinghetti, monumento della Beat Generation.
Dal qualche settimana è disponibile Dentro Un Viaggio Senza Vento, un libro di 118 pagine licenziato dal Castello Editore all’interno della collana Chinaski di Federico Traversa. Trattasi di un concert book che, oltre a raccontare quella notte al Fabrique, narra vizi, virtù e aneddoti dell’album Viaggio Senza Vento, con la consapevolezza di oggi e i rigurgiti amarcord del tempo che fu. Autori di questo excursus Omar Pedrini dei Timoria e Federico Scarioni, la stessa accoppiata vincente che diede vita a Cane Sciolto (qui recensione) del 2017.
Dentro Un Viaggio Senza Vento è lavoro in grado di toccare molteplici corde emozionali, la sensibilità dei due autori sa arrivare colà dove la musica vibra per davvero, cioè al cuore. La riproposizione delle emozioni e dei dubbi che hanno dato vita alle canzoni del quarto full length dei Timoria uscito nel 1993 e ristampato poi venticinque anni dopo dalla Universal sia in Cd che in vinile rende automatica la ricerca nella rastrelliera del disco ottico originale, per poi immergersi nell’ascolto dei vari pezzi. Affascinante leggere i retroscena che hanno accompagnato la stesura di “Lombardia”, “Guerriero”, “Freiheit”, solo per citarne tre, con la musica in sottofondo e l’immaginario grafico realizzato da Davide Sampieri e Andrea Manfredini a corollario.
Spietata ma nello stesso tempo intrigante la disamina di Pedrini sulla Generazione X operata nelle prime pagine del libro, quella che ha vissuto in pieno gli anni Ottanta, sebbene Omar, per attitudine personale e diversa inclinazione abbia sorvolato sul fatto che in quel formidabile decennio, irripetibile, l’heavy metal nella sua accezione più identitaria abbia espresso il massimo della propria storia, fra album epocali, concerti incredibili e band divenute poi leggendarie.
Pedrini, colui il quale “Poteva essere un Cristo, ora è solo un San Giuseppe”, come venne definito da un suo prezioso amico all’interno del libro, riguardo l’album Viaggio Senza Vento, in passato asserì:
“E’ un concept album che racconta una storia unica. Non è fatto da 21 canzoni singole, ma come un’opera lirica. I testi parlano della stessa persona dalla prima canzone alla ventunesima, un po’ come se fosse un film o un’opera teatrale. Racconta la storia di Joe, che era il mio alter ego, un ragazzo con problemi ovviamente di droga che finisce in carcere. Poi però reagisce, fugge dal carcere, va in oriente dove trova l’amore, la spiritualità che gli mancava e quindi torna in Italia sotto forma di guerriero; è un po’ la trasformazione di un ragazzo perdente che rinasce guerriero dopo un viaggio, un lavoro su sé stesso.”
Ed è proprio questa l’essenza di Dentro Un Viaggio Senza Vento, un excursus anche personale su di un periodo e un disco con le stimmate del precursore di un nuovo sogno rock dalla pigmentazione verde-bianco-rossa.
Stefano “Steven Rich” Ricetti