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Recensione libro: Dipinto Sull’Acciaio

Di Stefano Ricetti - 19 Aprile 2021 - 14:12
Recensione libro: Dipinto Sull’Acciaio

Dipinto Sull’Acciaio: del Rapporto tra Heavy Metal e Pittura

di Francesco Gallina

Arcana Edizioni

496 Pagine

24,00 €

 

Quante volte abbiamo comprato un album perché attratti dalla copertina?

Ambizioso, mooooolto ambizioso quanto messo nero su bianco da Francesco “Raven” Gallina con la sua ultima fatica letteraria. Già dal titolo, Dipinto sull’Acciaio, si può intuire la materia trattata dall’autore dei precedenti Donne Rocciose e Adepti della Chiesa del Metallo.

Il libro, oggetto della recensione, vede la luce per Arcana e consta di poco meno di cinquecento pagine. Sfoderando per intero quanto riportato in copertina, appena sotto il dipinto di Paolo Girardi, si capisce, eccome, del perché di cotanta abbondanza in termini di cellulosa: Dipinto sull’Acciaio, con come sottotitolo del Rapporto tra Heavy Metal e Pittura.

Già, proprio così, siorre e siorri, “Raven” s’è preso la briga di immergersi in uno fra i connubi più vincenti sprigionati dalla nostra musica preferita, invincibile pure lei! Spesso, invero, non sempre…

Il libro, impreziosito dalle prefazioni di Eliran Kantor (illustratore israeliano di base a Berlino già alle prese con le copertine di band del calibro di Testament, Satan, Helloween, Soulfy) e del nostro Marius Donati (Mario “The Black” Di Donato), eroe del Metallo Nazionale, che non ha di certo bisogno di presentazioni, si snoda lungo sette pilastri portanti: Immagini Metalliche – I Totem d’Acciaio, Il Viaggio dell’Uomo, Neromantico Sentimento, Preraffaelliti, La Lunga Corsa del Colore, Danzando con la Morte, La Cultura dell’Immagine.

Sette mega capitoli che a loro volta si declinano attraverso numerose tematiche e artisti. Si passa da Raffaello, Caravaggio e Rembrandt a Giger, Frazetta, Petagno, Riggs, Repka con interventi ad hoc sfornati appositamente per il libro da parte di Enzo Rizzi, il creatore di Heavy Bone, lo zombie serial killer di rockstar e Paolo Girardi, famoso per il suo lavoro con Bewitcher, Manilla Road e Dark Quarterer.

Un’opera monumentale, per evidenti ragioni non esaustiva, perché nessuno al mondo potrebbe farlo, che si dimena fra il cordone ombelicale che collega l’HM nella sua definizione e stratificazione più ampia a immagini fantasy, horror e altre di semplici paesaggi, quadri famosi e non e una miriade di altre soluzioni, ove però il fil rouge che tiene assieme il tutto è costituito dalla passione e dalla determinazione dello stesso autore, che ha avuto l’ardire e il coraggio di immergersi in un territorio tanto sterminato quanto minato.

Dipinto sull’Acciaio, per poter essere assimilato nella sua interezza, necessita di tempi di lettura ragionati ed oculati. Per evidenti motivazioni legate alle tematiche trattate non è foriero del ritmo di fruizione che, ad esempio, viene espresso da un romanzo, sebbene la seconda parte, quella riferita agli illustratori, scorra via piuttosto bene.

Il lavoro pecca dal punto di vista delle immagini contenute. L’autore ha privilegiato obtorto collo la parte testuale. Nella stragrande maggioranza di opere di questa natura è infatti impensabile dover corrispondere dei ritorni economici a chicchessia per i diritti legati all’utilizzo di immagini. I costi crescerebbero a dismisura e bisogna sempre tenere conto delle dimensioni reali del mercato letterario legato all’heavy metal nel nostro Paese. Va poi considerato che, essendo il numero di pagine già corposo di suo, aggiungere ulteriori tavole avrebbe reso il progetto ingestibile, sia per problemi di costi che di volume fisico. Va però doverosamente sottolineato che vari protagonisti e artisti, di chiara fama internazionale, per premiare lo sforzo e il lavorone messo “a terra” da Gallina, hanno concesso a titolo gratuito immagini esclusive e addirittura due inediti assoluti, realizzati appositamente per il libro.

Data la platea infinita facente parte della materia trattata, Dipinto sull’Acciaio è pure dispensatore di chicche e curiosità, in grado di interessare e stupire pure chi si abbevera alla sacra fonte dell’heavy metal da decenni e decenni. Un esempio su tutti, riportato a pagina 360 riguardo la copertina di Long Live The Loud degli Exciter, disegnata da Alan Craddock:

Molto singolare il fatto che quest’ultima sia stata usata quasi tal quale (la ragazza viene solo vestita e voltata con lo sguardo da destra vero sinistra) per una compilation italiana di disco dance degli anni Novanta destinata al mercato cinese intitolata Master Mix Golden Collection.

La postfazione, tanto per non farsi mancare nulla, è affidata alle cure di Steve Joester, artista e fotografo che ha collaborato con The Rods, Ac/Dc, Triumph, Krokus ma soprattutto Judas Priest. Suo, infatti, il mitico scatto sgranato in bianco e nero che ritrae, nella custodia interna dell’Lp Screaming For Vengeance, KK Downing, Glenn Tipton, Rob Halford, Dave Holland e Ian Hill di fronte a un muro di set luci.

 

Dipinto sull’Acciaio, utilizzando una frase sferzante di Gallina riferita ad altri contesti, che sottoscrivo in pieno, è l’esempio vivente di un’opera “in opposizione ai nuovi barbari, che vogliono elevare l’ignoranza al rango di valore”.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti