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Recensione libro: Il Bafometto

Di Stefano Ricetti - 29 Settembre 2019 - 11:42
Recensione libro: Il Bafometto

Il Bafometto

di Spartakus FreeMann e Soror D.S.

Edizioni Arkeios

Pagine 247

22.90 Euro

 

La storia dell’heavy metal è costellata di associazioni fra la musica e l’immaginario collettivo. Sebbene esistano band che tramite i loro testi tentino di veicolare degli importanti messaggi di carattere sociale la siderurgia applicata alle sette, stentoree e superamplificate note, sin dagli albori è si è rivelata portatrice sana di una cultura legata prevalentemente all’intrattenimento. Come è giusto che sia, probabilmente. L’HM è fondamentalmente un’emozione, un fremito, un pugno benigno nello stomaco, portato con tutta la forza disponibile da tonnellate di Marshall, chitarre ululanti e urla disumane, quantomeno nella sua accezione più splendidamente tamarra. Certo è che anche l’immagine, machista e possente, abbia contribuito alla causa. Le tematiche passate al setaccio dal genere spaziano dalla vita on the road ai castelli infestati da elfi maligni, dragoni e cavalieri immacolati pronti alla pugna senza macchia e senza paura passando poi per sbronze, groupie, alcool, sesso sfrenato, corse in moto, sci-fi e in generale divertimento tout court. Leggerezza, quindi, ma anche impegno: esistono dei filoni e dei dischi incentrati sulla Storia, i sentimenti, la morte, i fatti sociali e personali della vita e poi… e poi… l’esoterico! Già, perché quello che è oscuro e indimostrabile attira, smuove le coscienze, divide, crea polemica, genera rappresaglie e, fondamentalmente fa parlare di sé. Il ruolo del Maligno e dell’ignoto all’interno della controcultura heavy metal è innegabile, sebbene vada declinato ben bene caso per caso, scindendo la semplice rappresentazione a scopo di shock fine a se stesso – sempre che di shock si possa parlare nel 2019 nel momento in cui anche le croci rovesciate compaiono in bella vista disegnate sulle mutandine di pizzo delle modelle – e casistiche più torbide, ove è il male e la follia a farla da padrone e la musica spesso non c’entra per niente, nonostante la stampa di regime appena ne abbia la possibilità non perda occasione per cacciarcela in mezzo…

La rappresentazione del Demonio, dell’inferno, dei vari demoni in un po’ tutte le loro forme, anche le più bizzarre, hanno trovato posto all’interno di una sterminata serie di copertine, T-Shirt, poster, backdrop, moniker, fondali e immagini legate ai vari profili delle band. La figura del Bafometto fa parte integrante della storia del Metallo, partendo dalla sua rappresentazione classica, quella disegnata nel 1885-56 da Eliphas Lévi e da tutti i suoi successivi derivati grafici.  

Quante volte l’abbiamo incrociato su riviste, booklet, testi di canzoni e videoclip? Sterminate…  

Un idolo dalle svariate sfaccettature, senza dubbio. Addirittura una bella scultura del Bafometto troneggia al di sopra dell’arcata principale di una chiesa, l’unica di tutta la Francia a godere di un tale privilegio, come raffigurato a pagina 178 del libro.

Sì, abbiamo qui il fantasma di tutti gli spaventi, il drago di tutte le teogonie, l’Arimano dei Persiani, il Tifone degli Egizi, il Pitone dei Greci, l’antico serpente degli Ebrei, il biscione, il demone, il mostro scolpito, la Grande Bestia del Medioevo e, peggio di tutto questo, il Baphomet dei Templari, l’idolo barbuto degli alchimisti, il Dio osceno di Mendes, il capro del sabba.

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Ma cosa c’è, davvero, dietro al Baphomet?

Da qualche mese le Edizioni Mediterranee, per mano della casa editrice Arkeios, hanno fatto uscire un libro che senza dubbio susciterà l’interesse di chi è attirato dalla Storia e dal pensiero occulto: Il Bafometto di Spartakus Freeman e Soror D.S. , traduzione in lingua italiana a cura di Milvia Faccia di Le Baphomet: Figure de l’ésotérisme templier et de la Franc-maçonnerie.  

Sebbene la musica, per la precisione il Black Metal venga tirato in ballo in maniera esplicita in una sola occasione, all’interno delle 247 pagine del tomo – con 40 illustrazioni in bianco e nero – attraverso la sua fruizione si incappa in terminologie, nomi e situazioni che rimandano a dischi, fatti e personaggi del Metallo. Per potersi gustare appieno Il Bafometto va sottolineato che ci si debba armare del tempo necessario e della capacità di tornare indietro lungo la lettura per meglio afferrare certuni concetti. Il testo è impegnato e impegnativo e non guasta di certo essere dotati di una buona dose di curiosità per i fatti storici, soprattutto se legati all’Ordine dei Templari, indiscussi protagonisti del lavoro griffato Arktos.          

Per meglio inquadrare l’opera, qui di seguito viene riportato quanto scritto in sede di presentazione Arkeios. 

Pronti a svelare i misteri del Bafometto un secolo dopo l’altro? Lo farete grazie al libro di Spartakus FreeMann e Soror D. S. L’idolo pagano Baphomet troneggia al centro di molti enigmi. Fin dalla loro tragica scomparsa nel XIV secolo, i Templari hanno alimentato una storia misteriosa, un insieme di enigmi che si insinua nelle pieghe della Storia ufficiale e nel quale è difficile distinguere il vero dal falso. Ai Templari è stato attribuito tutto: il possesso della Sindone e del Graal, la scoperta dell’America, la disponibilità di un favoloso tesoro (materiale o spirituale), la conoscenza dei segreti alchemici, la perpetuazione dell’Ordine nelle confraternite occulte, fino all’adorazione del diavolo.

Mistero dei misteri, il Bafometto troneggia al vertice di questo labirinto di congetture. In origine, da semplice elemento tra tanti altri all’interno del processo, l’idolo guadagna il centro della scena con la nascita del templarismo massonico, verso la metà del XVIII secolo. Tuttavia, spetterà a Eliphas Lévi l’onore di attribuirgli il profilo, piuttosto inquietante, di un androgine dalla testa di capro, con una torcia tra le corna e la fronte ornata da un pentagramma.

A volte demonizzato, a volte riabilitato a seconda delle interpretazioni, alla fine Baphomet indosserà tutti i colori del variopinto mantello che i biografi tra esoterismo e massoneria gli hanno confezionato un secolo dopo l’altro, conservando sempre l’odore di bruciato dei roghi templari.

Sforzandosi di tener conto sia del mito che della realtà, la presente opera ripercorre il lento emergere del mito. Mirabilmente documentata, affascinerà non solo gli amanti del mistero, ma anche tutti coloro che si appassionano alle leggende che costellano l’avventura umana.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

 

IL BAFOMETTO   ARKEIOS