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Recensione libro: Marilyn Manson, Il Rock è Morto

Di Stefano Ricetti - 7 Luglio 2022 - 7:54
Recensione libro: Marilyn Manson, Il Rock è Morto

Marilyn Manson

Il Rock è Morto

di Giovanni Rossi

I Cicloni 44

368 pagine

16×23

ISBN 978-88-94859-58-4

22 Euro

Tsunami Edizioni

 

Marilyn Manson: fenomeno assoluto e vera rockstar dello show biz mondiale oppure abilissimo riciclatore di film horror di serie B, copiatore spudorato di soluzioni inventate da altre band e falso fustigatore?

Se non siete fan del soggetto, e quindi consapevolmente o inconsapevolmente di parte, la risposta alla domanda di cui sopra la potete probabilmente trovare dentro il libro Marilyn Manson, Il Rock è Morto, griffato Tsunami Edizioni.

Trattasi di un bestione di 368 pagine, scritte fitte fitte, prive di foto particolari. Le poche presenti sono in bianco e nero e dalla caratterizzazione generica, spesso nemmeno attinenti a Manson o alla sua band ma riferite all’argomentazione del momento. Immagino per i sempiterni problemi di pubblicazione, diritti e copyright vari, tipici dei lavori unofficial. Particolarità che però non deve per nessun motivo scoraggiare a interessarsi a codesto libro, realizzato con estrema perizia da Giovanni Rossi, il quale si deve essere fatto un mazzo tanto per raccogliere e poi verificare di fino tutto il materiale riversato dentro il tomo Tsunami.

Il Rock è Morto è la storia di un personaggio divisivo come Brian Hugh Warner, della sua band, dei sui dischi e di tutto il corollario di persone, avvenimenti e cose che negli anni hanno fatto scalpore, creato scandalo, irritazione e disgusto. Quello che è certo è che non hanno lasciato indifferente l’opinione pubblica. Sin dagli inizi, quando scelse ad arte il proprio nomignolo, un vero colpo da maestro perché in grado di far collidere grazia e violenza, bellezza e morte, richiamando palesemente due dei personaggi cardine della cultura popolare Usa.

Qui sulla Terra, lontano dall’ Inferno, anche il mondo del rock aveva guadagnato un nuovo oscuro, discusso, sudicio, irriverente e provocatorio leader. Marilyn Manson era divenuto forse l’ultima vera rockstar degna di questo nome. Perché solo le vere rockstar sono talmente importanti da riuscire al tempo stesso a riunire tanti sostenitori quanti detrattori, a prendersi le prime pagine dei giornali alla moda e le denunce davanti ai tribunali, a spaventare genitori e ammaliare i figli, a vedere il proprio nome anche sulle bocche di coloro che non sanno nulla della persona di cui si parli. In America, quella degli anni Novanta, bastava dire «il Reverendo» per sapere subito di chi si stesse parlando. E non era qualcuno di piacevole.

Questo era Marilyn Manson, come riportato a pagina 100 del libro. Un uomo discusso, ambiguo, sinistro, in preda a svariati demoni personali che ne determineranno poi gli eccessi all’interno della sfera privata ma allo stesso modo carismatico, magnetico, in grado di accalappiare il consenso e conquistarsi un successo planetario che per un po’ si è anche goduto. Finché il giochino ha funzionato, quantomeno, fra svariati amori veri o presunti e dischi che si  vendevano come il pane. Poi il meccanismo si è rotto, inevitabilmente, nel momento in cui ci si spinge sempre più in là, oltre i limiti, sia nei comportamenti che nella vita in generale. L’epilogo e l’epitaffio artistico di Marilyn Manson (sarà solo il futuro a deciderlo), si consuma nelle ultime pagine del libro, nelle quali, come citato dall’autore, Warner è stato  trascinato in una oscura spirale giudiziaria di cui ancora non si vede la fine.

Nel mezzo storiacce legate a sesso, droga, alcool, violenza, arresti, soprusi, manipolazioni, divorzi, scazzi, prevaricazioni, insomma tutto quanto fa rock’N’roll, come in tanti altri casi. La differenza risiede però nella modalità d’azione, se molte altre rockstar i vari eccessi li hanno condotti con la spensieratezza, l’incoscienza e il sorriso sulle labbra, Manson no. Da persona tormentata qual è ogni suo gesto è stato in qualche modo viziato da quel torbido malessere di fondo proveniente dai meandri più oscuri dell’anima. Nera, ovviamente.

Oltre alla profanazione di cimiteri, “numeri” con carne cruda e con ossa umane, bibbie strappate e gettate in pasto al pubblico, Il Rock è Morto propone pillole di questo tenore, solo per citarne qualcuna:

La mia filosofia sul sesso è questa: non c’è nulla che mi crei problemi. Chiedo soltanto che le regole siano chiare. Ho succhiato i cazzi di diversi uomini, cosa che molti eterosessuali non ammetterebbero mai di aver fatto o di voler fare. Ma esattamente come baciare una ragazza non la mette incinta, così succhiare il cazzo di un uomo non ti rende gay

Alyssa un giorno tornò in studio, aveva voglia di fare sesso e noi ne approfittammo. Volevamo vedere se sarebbe stata in grado di succhiare due cazzi allo stesso tempo, cosi Twiggy e Pogo cercarono di legarseli con dello scotch, ma la cosa si rivelò impossibile, non riuscivano a stare uno di fianco all’altro con gli uccelli uniti. Allora pensarono a una soluzione alternativa e li unirono dal davanti, mettendosi uno di fronte all’altro. Alla fine lei prese in bocca quella che sembrava una fisarmonica di cazzi, un’immagine davvero buffa!

Mi sono messo il flaccido pene salato di Robin Finck dei Nine Inch Nails in bocca e l’ho mordicchiato per alcuni secondi, ma non così a lungo da poter dire di avergli fatto un pompino.

 

Tornando al quesito posto a inizio recensione, Marilyn Manson, ufficialmente ministro della Church of Satan è (o è stato) uno scaltrissimo buffone costruito a tavolino per far soldi a palate o semplicemente un artista autentico sebbene molto controverso con due colleoni così?

 

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti